c a p i t o l o  xiv

 

EDUCATORE DEI GIOVANI

 

 

DOCUMENTI

 

 

                                                                           1

 

            Lettera di Ivan Merz a Marica Stanković, Jesenice (Slovenia), Sv. Križ, 31 agosto 1927. - Copia  in Arch. Merz (pubblicata, con qualche ommissione, in "Život" XIX/5, 1938, pp. 294-296).

 

            Marica Stanković (Zagreb, 31.XII.1900 - ivi, 8.X.1957), insegnate, con il diploma della Scuola Superiore di Pedagogia (Magistero), è stata la prima presidentessa del ramo femminile delle Aquile (Orlice), poi, dal 1930 al 1945, del "Veliko Križarsko Sestrinstvo" - ramo femminile dei Crociati. Redattrice del periodico "Za Vjeru i Dom", scrisse numerosissimi articoli. Realizzando un'idea di Merz, nel 1938 elaborò le Costituzioni dell'istituto secolare "Suradnice Krista Kralja" (Collaboratrici di Cristo Re), che venne poi definitivamente eretto il 18 ottobre 1953. Nel frattempo dovette subire ogni sorta di umiliazioni nel carcere femminile di Požega, essendo stata condannata (nel 1948) dal tribunale comunista a cinque anni di lavori forzati. E' stata definita la più grande donna della Croazia cattolica del XX secolo.[1] Ella era riconoscente a Ivan Merz per averla aiutata a consacrarsi totalmente al Signore (cf. infra, 5).

            In questa lettera Merz affronta alcune questioni di attualità: 1) la posizione delle Aquile riguardo ai balli moderni; 2) la questione di un'Opera che, sull'esempio dell'Opera Cardinal Ferrari di Milano, Merz aveva in animo di costituire e che egli immaginava come "scheletro dell'Azione Cattolica" in Croazia; Marica Stanković sarebbe stata la prima pietra del ramo femminile dell'Opera; 3) l'organizzazione di un raduno culturale che avrebbe per tema centrale l'Eucaristia e il suo influsso sulla vita; 4) la questione del diritto di voto delle donne, di cui allora si discuteva.             

 

            Gentile Signorina,

            (1) Avendo terminato la corrispondenza dello HOS, rispondo alla Sua cortese lettera del 24 c.m. Le sono grato perché mi scrive proprio quello che mi interessa e che si legge nelle corrispondenze, e che Protulipac non mi ha comunicato: sulle impressioni negative in occasione dei raduni. Grazie a Dio che ci sono queste impressioni, perché così si può facilmente pensare a un miglioramento. Può tranquillamente prendere atto che le Aquile-ra­gaz­ze dal punto di vista morale saranno sempre più coerenti delle Aquile-ragazzi (balli moderni ecc.) e sotto questo aspetto può ricordare il pensiero di s. Paolo: La donna fedele santifica il marito infedele. Anche se qui non si può parlare dell'incredulità in senso stretto, tuttavia le Aquile-ragazze devono esercitare un influsso etico sulle Aquile-ragazzi. Perché le Aquile-ragazze dovrebbero camminare a mala pena dietro ai ragazzi; perché non educare in esse il senso di orgoglio e la consapevolezza che in questo campo devono essere migliori delle Aquile-ragazzi; che nei contatti esse devono essere un fattore attivo di elevazione, e non di stentata imitazione dei maschi. Se l'esperienza Le ha insegnato che le Aquile-ragazzi non sono così radicali nelle questioni riguardanti il ballo e sim., bisogna tener conto di questa realtà e tanto più educare nelle Aquile-ragazze la coscienza che esse devono essere portatrici di questo radicalismo rispetto alle Aquile-ragazzi. Forse le Aquile-ragazzi rimarranno da principio un po' punti, però è sempre meglio che ci sia una lieve prudente opposizione tra le nostre due organizzazioni, piuttosto che una stretta amicizia. 

            L'esperienza ha mostrato infatti che le nostre maggiori manifestazioni finiscono male. Se i nostri raduni hanno un fine apostolico, essi non devono terminare con un divertimento popolare. Con questo viene annacquato tutto quel benefico effetto che perseguiamo. A mio modo di vedere, tutte queste pubbliche e maggiori manifestazioni dovrebbero terminare con qualche processione teoforica, o con una processione con candele e con il canto del Te Deum laudamus. Così a Roma è stato chiuso il Congresso internazionale della gioventù che ha lasciato in tutti le migliori impressioni. Di questo parli al p. Foretić, al p. Ambroz (Vlahov); a Protulipac ho già scritto io.

 

            (2) Mi rallegro molto che Lei abbia cominciato a prepararsi con la preghiera alla nostra Opera. Questo è il più naturale inizio e in tal modo Lei otterrà lo sposo provvidenziale che ne prenderà in mano l'attuazione. Se è possibile, faccia un elenco delle giovani che si interessano (al progetto), specialmente se ci sono di quelle che hanno il voto di castità perpetua. Per tutte queste il p. Foretić componga un elenco di devozioni quotidiane; ogni mese si mandi loro una piccola istruzione litografata. Nessuno lo deve sapere; la cura (perché l'istruzione arrivi in tempo giusto...) la può prendere Marija Marošević o B... Lei comunque scriva in "Za Vjeru i Dom" in questo spirito, come oltre alla grande vocazione che la donna ha come sposa e madre, oggi abbiamo bisogno delle vergini, che nel mondo a guisa delle religiose collaborino nella missione conquistatrice, salvatrice e santificatrice della Chiesa. In tal modo nelle anime delle Aquile-ragazze che si sentono chiamate a ciò comincerà a destarsi il desiderio di dedicarsi a questo genere di apostolato nel mondo, che oltre sulla carità è basato sulla castità perpetua.

            Tra i manoscritti di "Orlovska Straža" si trovano, penso, alcune lettere (già tradotte) che mi hanno scritto alcuni membri dell'Opera (Cardinal Ferrari). Se può usarle come esempi di questa moderna vita religiosa, le prenda.

            Pare che l'attuazione dell'Opera maschile sia altrettanto lontana come la Vostra. Gli aspiranti dovevano prima di tutto fare gli esercizi spirituali di 8 giornio...dopo (il raduno di) Sarajevo. P. Perica li ha rimandati a causa della mia malattia. Intanto noi preghiamo il SS.mo Cuore di indicarci la via nel momento giusto. Non dubito che il SS.mo Cuore lo farà: la storia della fondazione di molti ordini fa vedere come essi si son fatti strada quasi spontaneamente, nonostante gli ostacoli da parte dei più competenti fattori - compresi i Papi. E' una prova che sono l'opera di Dio.

 

            (3) A Protulipac ho già esposto il piano del raduno culturale del prossimo anno, come lo hanno avuto i Belgi quest'anno. Le conferenze sarebbero tenute separatamente per i singoli gruppi: per i giovanissimi, per i membri, per i seniori, per gli assistenti spirituali; poi 2-3 conferenze per tutti i membri insieme, quindi 2 conferenze per tutto il pubblico. La messa pontificale con omelia, e se è tecnicamente possibile, una conferenza sul campo del raduno con gli esami culturali, in modo che per mezzo degli altoparlanti tutti possano sentire le risposte. Possibilmente si farebbero le produzioni ginniche-ritmiche che in forma ritmica esprimerebbero il contenuto delle conferenze.

            Ma la cosa più importante è che tutte le conferenze sarebbero concentrate su un tema: i Belgi hanno trattato della "Famiglia" sotto tutti gli aspetti. Le Settimane Sociali in Italia hanno trattato della "Questione sociale", "Questione economica", "Questione femminile", della "Scuola", dell'"Attività caritativa" e sim. Penso che noi dovremmo prendere per tema l'Eucaristia e illustrare il suo influsso su tutta la vita. Poiché noi costruiamo le prime fondamenta, occorre cominciare con il centro di tutto il cattolicesimo. Le conferenze potrebbero essere ad es.: L'Eucaristia e la giovane generazione; l'E. e l'Aquila; l'E. e la famiglia; l'E. e la scuola; l'E. e la stampa; l'E. e la politica; l'E. e la vita economica; l'E. e il popolo croato ecc. ecc.

            Che cosa ne pensa Lei? Chieda al p. Foretić e a Protulipac! Soltanto non indisporre quest'ultimo, ma lo prenda quando non è troppo occupato. Dal punto di vista tecnico sarebbe possibile attuarlo, almeno altrettanto facilmente come un raduno. Non sarebbe opportuno farlo a Osijek?

 

            (4) Quanto al diritto di voto delle donne, penso che stando all'ultima lettera del card. Gasparri la posizione della Chiesa sia la seguente: I cattolici sono liberi di essere, in teoria,  pro o contro il diritto di voto delle donne. Ma se in uno Stato le donne hanno questo diritto, sono tenute in coscienza di servirsene per il bene comune, in particolare in favore della famiglia, dell'educazione e della morale pubblica.

            Inoltre la prassi ha dimostrato - conferenza alla Settimana Sociale a Nancy - che il diritto di voto delle donne giova più che nuocere al bene pubblico.

            Infine, poiché tutto il nostro sistema politico attuale è essenzialmente cattivo, in quanto fondato sull'eresia che ogni potere viene dal popolo e che il popolo è fonte di tutti i diritti e che ogni individuo è del tutto autonomo, e da tutte queste premesse viene dedotto il diritto di voto universale, i sociologi cattolici affermano il contrario, sottolineando soprattutto che lo Stato non consta di individui, bensì di unità organiche (non meccaniche) che hanno una vita propria e autonomia propria: famiglie, comuni, ceti ecc. Pertanto i sociologi cattolici considerano molto imperfetto l'attuale diritto di voto universale che ignora le unità naturali.

            Se dunque riteniamo che nell'attuale invertito ordinamento politico il diritto di voto delle donne sia un bene relativo, come cattolici non dobbiamo mai approvare le attuali condizioni politiche (così come dobbiamo condannare la tesi della separazione della Chiesa dallo Stato, che nell'ipotesi può significare la salvezza della Chiesa) e ritenere il diritto di voto delle donne come un bene assoluto. Dobbiamo cercare di trasformare le attuali cattive  situazioni conformemente al diritto naturale (tesi), e sono convinto che quando questa tesi, questo ordinamento cristiano ideale sarà realizzato, allora non ci sarà più il diritto di voto delle donne come da noi lo chiedono molti partiti, e ciò, perché la concezione atomistica dello Stato (composto da una massa di individui) dovrà cedere posto alla composizione organica, così che lo Stato non sarà influenzato solo dalla massa di individui, ma dalle unità naturali organiche (famiglia, comune ecc.) che sono anteriori allo Stato, che deve tutelare i loro diritti e promuovere i loro interessi.

            Mi comunichi subito il risultato della visita medica. Se ha bisogno di convalescenza per i polmoni, venga qua. Verso il 7.IX(?) parto per il mare. Se per la convalescenza ha bisogno di denaro, me lo faccia sapere - cercherò di procurarglielo da un’istituzione fondata per questo fine. […]

            Non ho mai chiesto di essere ricevuto dai Gesuiti e non sono mai stato respinto.[2] Del resto, la mia malattia (ai polmoni) è apparsa quest'anno e pare che quest'anno, con l'aiuto della Madre di Dio, scomparirà. Mi son fatto curare in tempo.

            Penso che ora dobbiamo pregare soprattutto per la nostra Opera, perché così la nostra vita che è già abbastanza religiosa (simile a quella dei religiosi) sia ordinata, e coordinata reciproca­mente, per formare un forte scheletro dell'Azione Cattolica. Questo ordine ha un largo campo di lavoro da noi: cucine popolari, scuole professionali, tipografie, il Quotidiano ecc. […]

 

 

                                                                           2

 

            Lettera di Ivan Merz a Marica Stanković, Zagreb, 21 febbraio 1928. - Copia in Arch. Merz (pubblicata, con qualche ommisione, in "Život" 5/1938, pp. 297-298).

 

            Merz ritorna sulla questione dei balli moderni e della moda femminile. Accenna anche all'Opera che aveva ideato, ma se questa non sarà realizzata, non resta che farsi "religioso nel mondo". 

 

            Gentile Signorina,

            (Merz accenna a uno scritto, la cui prima parte aveva mandato al vescovo Srebrnić, il quale probabilmente la proseguirà al "Katolički Tjednik").

            L'altra parte che riguarda le Aquile, penso che debba ancora aspettare perché la disposizione psicologica non è ancora matura. Specialmente adesso, dopo il divertimento del "Domagoj" dove - secondo l'informazione di Lehpamer e di Elza Nikšić - la gran parte del mondo femminile era senza le maniche, con le gonne sopra le ginocchia o fino alla metà, hanno ballato le danze moderne, a tutto ciò erano presenti il dr. Slamić e il dr. Bakšić. […]

            Questo prova che anche nei più alti circoli ecclesiastici (dr. Slamić) non è ancora maturato un giudizio in merito, quindi sarà necessario anzitutto che qui si crei una opinione uniforme. (Il piano già esiste; se Dio darà la salute e la grazia, già in questa stagione si farà un gran passo avanti). D'altra parte, ciò dimostra che tutta questa lotta ha avuto un gran senso perché da questa atmosfera del Seniorato (atmosfera che vuole che si faccia un compromesso con lo spirito del mondo; che si tenga in equilibrio sul confine, cioè che si rimanga nella Chiesa, ma senza fare alcunché di più di quello che è strettamente necessario per rimanere nella Chiesa) - dico - perché da questa atmosfera di minimalismo escano quelli che sono pronti, non per l'apostolato politico o social-economico o nazionale, ma proprio per l'apostolato della morale, che è il più necessario; poiché a causa dei balli immorali, dei libri, dei teatri, delle spiagge, del modo di vestirsi periscono molte anime. - Se il movimento del Domagoj continua a rimanere indifferente riguardo alla crociata per la moralità che l'Azione Cattolica deve condurre, il dissenso continuerà ad avere la sua ragion d'essere fino a quando tutta l'Azione Cattolica non sarà d'accordo su questo punto.

            Di due correnti nelle file dei cattolici (teoria del dr. Petlić) penso che non si debba nemmeno parlare quando perseguono i fini religiosi-morali. Quanto ai fini temporali, possono esserci tante correnti quanti sono gli uomini. Penso che la Santa Sede, condannando il modernismo, abbia risolto definitivamente la questione delle due correnti, e che la teoria del dr. Petlić sia un triste anacronismo che può far deviare gli spiriti non informati. Nell'Azione Cattolica non ci sono due correnti, essa è la base per l'unità di tutti i cattolici, perché è un'azione essenzialmente religiosa, e la religione cattolica non conosce due correnti. Nelle questioni di fede e di morale riceve (la dottrina), e nelle questioni disciplinari obbedisce al Papa e ai Vescovi. - Se non fosse sorto il dissidio nelle file dei cattolici, questo spirito d’indifferenti­smo di fronte al paganesimo attuale forse avrebbe infettato tutte le nostre organizzazioni, e con ciò le organizzazioni cattoliche non avrebbero raggiunto il proprio fine e sarebbero diventate incapaci per il "rinnovamento di tutte le cose in Cristo".

            Quello che Lei prevede che l'uniforme delle Aquile (ragazze) sia 10 cm sotto le ginocchia, mi sembra molto poco. Del resto chiederò all'ill.mo Srebrnić che cosa ne pensa lui. Penso che per le nostre circostanze questi 10 cm sia il minimo richiesto da ogni cristiana

(adulta) e quel che è di meno, è già scandalo. I Tedeschi da tutte le cristiane chiedono "ein gutes Stück", "beträchtlich" sotto il ginocchio. Questo è almeno 10 cm! L'uniforme delle Aquile-ragazze, se vuol essere al servizio dell'apostolato della morale, a mio modo di pensare dovrebbe essere più lunga del minimum che si richiede a tutte le cristiane. Se infatti l'Azione Cattolica femminile deve evocare alla società la visione delle vergini e donne sante, mi sembra che questa visione includa una gonna molto lunga. Si rappresenti l'immagine della Madonna e di una Santa (a meno che si tratti di bambini...) con la gonna 10 cm sotto il ginnocchio! Sarebbe un assurdo: perché la santità è la qualità dell'anima, e le caratteristiche sensibili del corpo distolgono lo sguardo dal volto quale espressione della santità dell'anima. La cristiana, non è forse sorella della Madonna? e in quale gonna si è fatta vedere la Madonna a Lourdes, Pontmoin e altrove? Perché non ascoltare il suo messaggio della modestia?! La sua benedizione non mancherà, sebbene molte Aquile-ragazze se ne andranno, e molti cattolici non capiranno questa severità! Cosa vogliamo, se tutto l'entusiasmo delle Aquile-ragazze, tutta la poesia dev'essere proprio in questo progredire, in mezzo al fango del paganesimo, verso le vette fulgide della santità! […]

            Per quanto riguarda il Regolamento, tutto è come prima; aspettiamo la lettera della Presidenza della Conferenza Episcopale, per vedere se accetta la proposta del Consiglio Federale.[3]

            Non deve preoccuparLa la fondazione delle associazioni della gioventù (Omladinska društva).[4] A me pare che ciò si faccia più per dispetto e che queste associazioni per lo più vivacchieranno. Se cominceranno a lavorare - Dio lo voglia - mi pare che la Chiesa non ne avrà molto vantaggio, perché se in esse dominerà lo spirito del movimento del Domagoj, il loro apostolato religioso-morale sarà ridotto al minimo. Non dobbiamo temere la loro concorrenza per le Aquile fino a quando in tutte le questioni manteremo la posizione della Chiesa, cercando di prevenire gli stessi desideri della s. Chiesa. Se diventiamo cedevoli, la nostra organizzazione defletterà dal fine per cui è stata creata, e allora inevitabilmente dovrebbe venire la decadenza e la fine. Speriamo nel Signore che ciò non avvenga.

            […] P. Perica non scrive niente.[5] Se non andrà diversamente, ci si dovrà fare nel mondo una regola da convento (monastica) e viverla. Non pensa forse agli esercizi spirituali di 8 giorno e a un corso filosofico-teologico da seguire personalmente?

            (Segue l'elenco di alcune opere sulla questione femminile e il ruolo della donna nella Chiesa).

           

                                                                           3

 

            Lettera di Ivan Merz a don Mate Blašković, Zagreb, 22 aprile 1928. - Da Kniewald, Ivan Merz, Zagreb 1964 (dattiloscitto), pp. 267-270.

 

            Don Mate Blašković era parroco a Sveta Nedilja, nell'isola di Hvar. Amava anche la letteratura e scriveva poesie. Merz, durante il soggiorno a Hvar, era diventato suo amico. Una volta gli scrisse: «Ho letto le Sue cose (poesie?)... In esse ci sono molte bombe, granate ed esplosivo, ed anche altri requisiti poetici», al che don Mate gli rispose scherzando: «Lasciatemi, Dottore, io sono un bohémien!». Più tardi don Mate scriverà che egli era un "l'art-pour-l'artista", mentre Merz era "l'art-pour-deista" (l'art pour Dieu). Merz credeva di poter essere di aiuto a don Mate, e solo due giorni prima di recarsi in clinica gli scrisse questa lettera, in cui dà la sua visione della lirica moderna francese e consigli pratici per lo studio della medesima. A un certo punto Ivan si lascia trasportare dall'entusia­smo per la liturgia e, alla fine, ricorda a don Mate che l'arte che supera tutte le altre sta nell'educare gli uomini per Gesù. Merz indirettamente dà una immagine di se stesso, facendo vedere i criteri che seguiva nell'insegnamento della letteratura francese. Nemmeno con una parola accenna alla propria salute.

 

           

            Mio caro Reverendo,

            Lei mi ha enumerato molti nomi di scrittori francesi. Le raccomando di procurarsi questa storia della letteratura francese: Parvillez-Moncarey, La Littérature française (Beauchesne). Questo libro è molto bene ordinato, inoltre esprime subito il punto di vista cattolico. Senza un tale manuale difficilmente potrà orientarsi oggettivamente, specialmente se forse ha contatto con qualcuno che non ha i criteri cattolici nella valutazione dell'arte. Temo che codesta professoressa della lingua francese a Lausanne non abbia le idee giuste sulla letteratura, ma neanche sulla vita, se non esita di raccomandare Les amants de Venise di Musset; come se la letteratura francese non avesse opere migliori! Penso che Lei possa leggere tutti i lirici francesi più noti (Hugo, Lamartine, Vigny, Musset), per conoscere l'indirizzo che rappresentavano e le loro qualità letterarie. A tal fine Le sarà sufficiente una antologia (Edit. Nelson: Anthologie de la Poésie française), mentre sarebbe un peccato se leggesse ad es. l'intero Sully Prudhomme o tutte le Contemplations, Légendes des siecles ecc. (di Hugo). In queste opere ci sono delle parti eccellenti, ma nell'insieme tutte le maggiori opere di Prudhomme e di Hugo sono mancate, perché uno era ateo, e l'altro un tronfio e vuoto filoso­fo. Non vedo una ragione per leggere Les fausses confidences e l'erotica comune per quanto innocente essa sia. In genere gli eroi e le eroine di questi drammi oggettivamente sono dei deboli, nei quali l'amore non è quel grande istinto che Dio ha impresso nella natura affinché nascano i futuri santi e che sia il simbolo dell'unione di Cristo con la Chiesa. Musset in particolare era un uomo debole e immorale (R.I.P.), pieno di talento, ma noi come cattolici solo in poche sue opere possiamo trovare un godimento estetico. Possiamo godere esteticamente solo quando un'idea viene espressa in una forma luminosa. E come il nostro intelletto può accontentarsi di godere in queste idee magre?  Perciò Le raccomanderei di leggere e studiare gli autori in cui l'idea domina l'esteriore, i quali hanno per tema delle loro opere d'arte il vasto mondo della natura e della rivelazione, e non il troppo limitato mondo dell'erotismo (come se al mondo non ci fosse nulla al di fuori dell'erotismo!). Dei lirici legga: Verlaine (tutte le opere), Peguy, Claudel, Cardonnel. Le raccomanderei caldamente le prediche di Bossuet (egli è un gran lirico) e Dante. Si procuri il Manuel illustré de la Littérature catholique en France de 1870 à nos jours, Calvet, Le Renouveau dans la littérature catholique (Bloud), e Vallery, Anthologie de la Poésie catholique. Soprattutto in quest'ultima opera troverà un cibo sostazioso: la grande poesia cristiana nella quale davvero potrà trovare il pieno godimento spirituale, il riposo dell'anima nello splendore dell'idea. La prego di leggere in "Hrvatska straža" tutti gli articoli sull'arte scritti da Califron e da Mahnić, e di procurarsi il libro di Maritain Art et scolastique. Questo libro Le piacerà perché La condurrà alle più alte vette dove la Bellezza eterna increata si rispecchia nella creata. Penso che questa conoscenza della dottrina cattolica sulla Bellezza, sul bello e le belle arti, dovrebbe essere presente al cristiano nella valutazione di tutte le specie di opere artistiche. Purtroppo oggi noi tutti siamo educati con idee liberali, così che ci riscaldiamo per le opere nelle quali il contenuto di idee è tanto povero. Legga Le pauvre sous l'escalier di Ghéon e lo paragoni con Fosses confidences; quanto (nell'opera di) Ghéon godiamo, come se la trama ci portasse al cielo, alla fonte di ogni virtù, quando vediamo come la principale eroina rinuncia al matrimonio lecito per rimanere fedele al proprio marito che ritiene morto! L'eroismo del sacrificio cristiano e soprannaturale che tra i due beni sceglie il più perfetto, entusiasma l'uomo, una grande luce invade l'intelletto, mentre la volontà e il sentimento si riempiono di questa virtù e vogliono assimilarla(!). Io sono profondamente convinto che per il cristiano non c'è una completa bellezza e arte fuori della Chiesa; la sola bellezza naturale, come ci viene data da Omero e da Sofocle, è vera arte, ma non può soddisfare noi che viviamo nello splendore delle virtù teologali e dei doni dello Spirito Santo, che siamo immersi nel Cuore dell'Eterna Bellezza e ci nutriamo del Sangue celeste dell'Agnello. Penso che le vette della bellezza naturale si trovino nel Messale e nel Breviario, nella messa pontificale e nelle melodie gregoriane. Qui il contenuto di idee è assoluto - si tratta delle parole stesse di Dio, rivestite nella più semplice e trasparente veste di movimenti ritmici e di melodie corali. Questa trasparenza è così fine che attraverso di essa stiamo in diretto contatto con le idee eterne, soprannaturali, che illuminano il nostro intelletto e fanno felice la volontà e il sentimento. Questa è una vera anticipazione dei godimenti estetici in cielo, anticipatio visionis beatificae.

            Sono convinto che Lei è entusiasta della grande arte cattolica e della liturgia, del canto gregoriano, di Palestrina, di Bossuet, di fra Angelico, Verlaine, Ghéon, Claudel (Annonce faite à Marie), della cattedrale di Chartres, di Dante. Nel campo dell'arte nessuno è uguale a noi cattolici: Hugo, Lamartine, Musset, tutti questi sono dei pigmei, la cui tragedia sta nel non essere stati cattolici, perché se fossero stati cattolici, forse avrebbero dato ancora qualcosa. Quando - se Dio lo vorrà - il secolo diventerà cristiano di nuovo, allora i loro nomi non saranno così ampiamente ricordati nelle storie della letteratura. Due tre righe dedicate a loro saranno sufficienti. Ho dimenticato di ricordare Baudelaire. Io penso che la sua poesia sia più sana di quella dei romantici, perché egli chiaramente distingue il bene e il male e sempre, per così dire, anche nel suo peccato è consapevole della presenza di Dio che questo peccato vede e condanna. Egli è sincero e in lui sentiamo i tocchi della Grazia che lo chiama sulla via giusta, e per mezzo di lui anche gli altri:

            «Soyez béni, Mon Dieu, qui donnes la souffrance

            Comme un divin remède à nos impuretés!»

            Ad ogni modo si procuri l'autobiografia di Santa Teresa Grande (Spagnola). Anch'essa è piena di esplosivo, come Lei.

            Ora, quasi mi dispiace di aver parlato tanto della letteratura, perché più importante dell'arte è educare e condurre gli uomini a Gesù, e in questo lavoro l'arte, come tutto ciò che è creato, deve solo aiutare l'uomo perché raggiunga Gesù. Pertanto so che Lei si dedicherà al libro e all'arte solo in quanto ciò sarà necessario per il Suo gregge, per essergli buon pastore e condurre un giorno, se stesso e il gregge, all'eterna Bellezza...

 

 

 

                                                                           4

 

            (Don Ante Radić), Dr. Ivan Merz, in "Narodna Straža", Šibenik, 16 maggio 1928.

 

            Questo articolo, non firmato, è stato scritto dal redattore di "Narodna Straža", don Ante Radić,[6] immediata­men­to dopo la morte di Ivan. Da buon conoscitore di Merz, l'autore ne delinea brevemente ma concreta­men­te la straordinaria attività nel campo della formazione della gioventù croata; perciò riportiamo questa testimonianza qui anziché nel Capitolo XVII, che tratta della fama post mortem.

 

            (Merz) Era un uomo pienamente cattolico e apostolico. Con la sua profonda religiosità ha affascinato tutti quelli che lo hanno consociuto. Tutta Zagabria cattolica, anche la gente semplice, lo paragona in santità con il def. vescovo Lang.[7]

            (Parla quindi della sua vità di pietà, dell'amore alla Chiesa e al Papa).

            In compagnia era sempre piacevole e fine. Tutti spontaneamente desideravano di parlare con lui e di essere in sua compagnia... La sua finezza era così naturale, per niente ricercata, che si vedeva subito che proveniva dall'anima di un vero e autentico cavaliere cristiano. Amava il prossimo come se stesso. Anche quelli che gli erano avversari; anche quelli con cui era in disaccordo sul piano delle idee; anche i più miserabili della società umana, i poveri. Tornavamo una volta da Granešina (alla periferia di Zagreb), dalla visita all'associazione delle Aquile. Nel tram abbiamo incontrato un mendicante sfigurato, dal quale tutti distoglievano lo sguardo perché nessuno poteva guardare il dolore e la disgrazia di quel povero uomo. Merz si è avvicinato subito a lui, gli ha dato abbondante elemosina e ha cominciato a conversare con lui. Si è rallegrato molto quando si è reso conto che quel mendicante era buon cattolico e che con l'elemosina ricevuta acquistava (il settimanale) "Katolički Tjednik". Paternamente gli ha suggerito di andare spesso alla Mensa del Signore e lo ha invitato a venire da lui a casa. Numerose persone nel tram strapieno dovevano rimanere ammirate di questo colloquio di due anime cristiane, pieno di carità del prossimo. Questo è solo un particolare, e di simili se ne potrebbero enumerare a centinaia.

            Grande è Merz nella sua anima cristiana. Ma altrettanto grande è nel suo instancabile lavoro per lo sviluppo del Regno di Cristo sulla terra. Merz ha creato una nuova epoca nello sviluppo del movimento cattolico in Croazia. Tutti lo devono riconoscere. Come Mahnić, Krek e Rogulja hanno dato delle direttive per il movimento cattolico croato organizzato, così Merz ha portato una nuova nota caratteristica, e questa è: l'Azione Cattolica. Egli è stato il primo a portarci le nuove direttive del Santo Padre Pio XI sull'Azione Cattolica. Avendo capito l'insegnamento di Mahnić e il senso del movimento cattolico, si è reso conto che il successo di questo movimento sta nella sua organizzazione su quelle fondamenta che la Chiesa desidera. Perciò studia le encicliche e i discorsi del Papa, dichiarazioni dei cardinali sull'Azione Cattolica nonché la vita di quell'Azione Cattolica che è sotto la direzione immediata del S. Padre - l'Azione Cattolica italiana. Nei suoi numerosi articoli egli avverte il clero che l'Azione Cattolica è un dovere pastorale dei sacerdoti e una esigenza della vita cristiana dei laici cattolici. «Quando ho cominciato a studiare l'Azione Cattolica, sono rimasto stupito perché la Chiesa esige la collaborazione dei laici nell'Azione Cattolica, mentre solo raccomanda le associazioni religiose» - dice in qualche luogo. Comprendendo questo, egli logicamente e coerentemente si considera obbligato a essere uno dei primi pionieri dell'Azione Cattolica. Gli ultimi anni della sua vita apostolica sono stati consacrati allo studio e al lavoro per la diffusione dell'idea di Azione Cattolica. All'inizio egli con tali idee era estraneo quasi a tutti, fino a quando cominciano a comprenderlo solo pochi, direi gli eletti. La sua preghiera e il suo lavoro hanno fatto sì che dopo pochi anni egli ha potuto vedere come tutto il nostro Episcopato introduce l'Azione Cattolica e come nella vita dei cattolici croati comincia una nuova epoca: l'epoca dell'Azione Cattolica. Purtroppo è morto prematura­mente. Ha potuto collaborare soltanto nella posa delle fondamenta, e non nell'ulteriore edificazione dell'Azione Cattolica croata, il che è una grave perdita.

            Come pioniere dell'Azione Cattolica ha dedicato tutte le sue energie alle Aquile, questa avanguardia dell'Azione Cattolica. Per cinque anni è stato impegnato attivamente nell'organizzazione delle Aquile. Ogni momento della sua vita ha dedicato alle Aquile. Quando lo abbiamo invitato a lavorare di più, ci ha detto: «Voi nemmeno immaginate quanto io lavori per le Aquile. Ogni momento della mia vita è consacrato alle Aquile». E davvero era così. Ci è voluto tempo perché anche i suoi collaboratori più vicini conoscessero il segreto del suo immenso lavoro nella sua stanza...

            Nell'organizzazione delle Aquile ha lavorato alla creazione della sua ideologia. Il "Libro d'oro"... è il frutto del suo studio e lavoro, l'effusione dell'anima di Merz. In questo "Libro d'oro" le Aquile hanno il dr. Merz per tutte le future generazioni! Il suo ulteriore lavoro tendeva alla realizzazione dei principi del "Libro d'oro" nell'organizzazione delle Aquile. Grande era questo lavoro, perché è molto difficile portare la gioventù a una vita cattolica così radicale quale è richiesta dal "Libro d'oro". I suoi numerosi articoli, lettere, conferenze, progetti, il lavoro quotidiano nell'Organizzazione - tutto questo serviva a ché le Aquile non solo avessero il "Libro d'oro", ma che vivessero conformemente ad esso. A tal fine ha dedicato anche gli altri suoi libri come: Tu e lei, I cattolici e i balli moderni, la Vita di s. Giovanna d'Arc. Alle Aquile ha dato anche un libro non ancora pubblicato Il cristianesimo e l'educazione fisica, che è una apologia della ginnastica nell'organizzazione delle Aquile.

            Era un grande lavoratore pratico. E tale lavoro porta via il più del tempo. Con il lavoro minuto ha fatto grandi opere. Prendeva il proiettore e teneva le conferenze. Su Lourdes e Roma cristiana ha tenuto conferenze in tutte le regioni croate. Visitava molto le associazioni delle Aquile. Anche poco tempo fa, prima di recarsi in clinica, ha partecipato all'assemblea del Distretto delle Aquile a Bjelovar. Ha fatto centinaia di conferenze e discorsi ai giovani Aquile nelle riunioni delle associazioni.[…] Nel suo appartamento ha svolto un tale lavoro di corrispondenza che in esso vi era in realtà la seconda segreteria dello HOS.[8]

            Nella Presidenza della Lega Croata delle Aquile era molto attivo. Ogni caso più difficile lo prendeva a casa per studiarlo attentamente, onde poter proporne la soluzione. Si impegnava molto perché le Aquile avessero gli esercizi spirituali, ed era molto contento quando lo HOS dava esempio in tal senso. Perché le decisioni della Presidenza dello HOS fossero le più corrette possibili, portava dei libri per dedicare alla meditazione qualche minuto prima della riunione.[9]

            Prediligeva l'associazione universitaria delle Aquile "Mahnić"... Alle Aquile universitari dedicava molta attenzione. Li invitava a casa e dava loro istruzioni per lo studio. Faceva loro delle conferenze e li invitava agli esercizi spirituali. Quando fu riformata l'associazione universitaria delle Aquile, egli scrisse in "Orlovska Misao" l'articolo Per la via di Mahnić. In questo articolo espone l'ideologia del vescovo Mahnić e indica agli universitari l'indirizzo per il loro futuro lavoro.

            La sua attività letteraria andava in tre direzioni: la diffusione della gloria della Madonna di Lourdes, l'edificazione dell'organizzazione delle Aquile e la creazione dell'Azione Cattolica.... Egli ha scritto anche l'opuscolo Interconfessionalismo, in cui chiede ai cattolici croati di non mandare i propri figli nelle associazioni che non sono fondate sui principi cattoli­ci (Sokol). Ha scritto tanti articoli come se fosse un giornalista di professio­ne.[…]

            Negli ultimi anni era spesso malato...Per riposare è stato in montagna in Slovenia e al mare, sull'isola di Košljun e a Hvar. Di giorno in giorno era più debole. Eppure di giorno in giorno lavorava di più. Prima della morte è stato il più grande e il più forte nel suo lavoro...

 

 

                                                                           5

 

            D. Žanko, O Božjem čovjeku (Sull'uomo di Dio), in "Nedjelja" num. 21, 26.V.1929; num. 22, 2.VI.1929; num. 23, 9.VI.1929.

 

            Prof. Dušan Žanko (Trilj, 10.XI.1904 - Caracas, Venezuela, 23.I.1980) è stato uno stretto collaboratore di Merz nell'organizzazio­ne delle Aquile e, si può dire, suo fedele discepolo. Ha scritto uno dei più belli e profondi saggi su Ivan Merz, che per la lunghezza non possiamo riportare per intero.[10] Riportiamo invece i "Ricordi personali sul dr. I. Merz", pubblicati nel 1929. Dopo la Seconda guerra mondiale, il prof. Žanko visse in Italia (1945-47), in Argentina (1947-54) e in Venezuela (dal 1954). Nel 1970, durante il suo pellegrinag­gio a Roma per la canonizzazione di S. Nicolò Tavelić, parlando con chi scrive questa Positio, espresse il desiderio di deporre nel Processo di beatificazione di Ivan Merz; ma il Processo si svolgeva a Zagreb, dove egli non poteva recarsi. Comunque, i suoi "Ricordi" hanno la freschezza di un teste oculare la cui credibilità non è in questione.

 

            L'ho conosciuto nell'autunno del 1924 a Zagreb, ma ho sentito parlare di lui molto prima, mentre frequentavo la scuola media. Allora uno stimato francescano raccontava come all'Università di Vienna era stato compagno di Merz,[11] il quale gli aveva fatto una profonda impressione, perché dormiva su una tavola. Questo racconto mi è rimasto particolarmente vivo nella memoria, perciò con grande interesse leggevo i suoi articoli in "Mladost", tutti insolitamente impregnati dello spirito di preghiera e della Chiesa (mi ha sorpreso il titolo di un articolo: "La Beata Vergine Maria e la ginnastica"), tanto che pensai che fossero scritti da qualche giovane sacerdote straordinario.

            Da quando lo incontrai e finché non lo accompagnai fino alla tomba, l'anno scorso (12.V.), tutto il mio sviluppo interiore girava intorno a lui. Egli era l'unico che potevo disturbare ogniqualvolta avessi bisogno. E, mi pare, molte cose abbiamo vissuto insieme. Onde anche il mio disagio: da dove cominciare a ricordare i giorni passati, se tanto di pregevole, grande, eroico c'era in quei momenti preziosi con lui, uomo di Dio. Comincio con quello che soprattutto rendeva grande Merz. 

            Ogni mattina riceveva la s. Comunione. Sapevamo che questo era il suo più sacro dovere della giornata, e una volta, mentre nella tarda notte lo accompagnavamo a casa, gli chiedemmo se non potesse tralasciare la s. Comunione quando così stanco va a letto molto tardi. «L'uomo non deve per niente cedere al corpo, quando si tratta di una cosa così impor­tante. Proprio in ciò sta l'educazione della volontà: compiere ciò che è previsto dall'ordine della giornata anche se tutte le circostanze sembrano suggerire il contrario. Se volete andare quotidianamente alla s. Comunione, alzatevi senza guardare quando siete andati a letto». Così pressapoco rispose, molto contento che il discorso fosse caduto sulla s. Comunione.

            Una volta abbiamo viaggiato insieme (di notte in treno) al raduno delle Aquile a Šibenik. Prima dell'alba mi ha letto con entusiasmo la nuova messa per la solennità di Cristo Re, e quando verso le 9 arrivammo alla stazione di Šibenik, la sua prima preoccupazione fu la s. Comunione, con la motivazione: «Ciò per il buon esito del raduno». E per non apparire troppo straordinario davanti a me, quando vide che io non ero pronto per la Comunione mi consolò con una indimenticabile osservazione : «E tu applicherai questo digiuno della Comunione per il successo del raduno, perché certamente ti dispiace di non essere pronto. Anche ciò può essere un merito».

            Durante il raduno delle Aquile a Postire (isola di Brač), Merz è arrivato quella mattina da Hvar con il piroscafo e tutta la mattina ha marciato nella sfilata. Poi durante la Messa solenne è andato alla s. Comunione, ed erano circa le 11.30.

            Nell'estate del 1927 Merz era sull'isola di Hvar. La sua Comunione quotidiana e la Messa, quella sua adorazione in ginocchio davanti al Tabernacolo, i suoi profondi raccolti inchini e il modo di fare il segno della croce, quel suo costante compagno il Messale con cui seguiva liturgicamente ogni rito, specialmente la Messa domenicale e festiva, fecero sì che tutto il paese parlasse sotto voce di «un certo giovane sacerdote in borghese». Con ciascuno era amabile, premuroso e servizievole, e frequentava soltanto la compagnia dei sacerdoti e dei bambini. L'ill.mo vescovo di Hvar gli voleva bene come al «più esemplare laico cattolico» e si rallegrava di quel grande influsso che la sua figura totalmente apostolica esercitava sulla popolazione, come anche sui forestieri. I canonici e i sacerdoti lo incontravano come se fosse uno di loro. Nessuna meraviglia: egli con la sua conoscenza delle questioni teologiche e pastorali ogni giorno suscitava la loro ammirazione. Uno di loro mi disse che con Merz non era possibile cominciare un discorso su una qualsiasi questione anche la più indifferente, senza che entro cinque minuti esso finisse sul campo religioso-teologico o sociale-eccle­siastico. E in questo ho sempre ammirato la sua sincerità, davvero spontanea iniziativa senza ricercata tendenziosi­tà, tattica e importunità, che spesso si insinuano nelle azioni apostoliche di molti uomini bene intenzionati.

            Quando arrivai a Hvar, mi interessai di come avesse preparato il terreno per la fondazione dell'associazione delle Aquile. Sapevo che egli aveva una forza magica per conquistare la gente, e pensavo di trovare già molti Aquile, invece egli mi sorprese dicendo: «Io non ho fatto ancora nulla». «Come mai?» «E' facile fondare un'associazione delle Aquile - mi rispose pressappoco così con una ineffabile pace -, bisogna però prima nell'ambiente che deve sostenere l'associazione, suscitare il senso per l'apostolato ecclesiastico e lo spirito dell'Azione Cattolica. Io ho cercato di farlo conducendo una vita spirituale più intensa, perché mi accorgo che per questa gente è un piccolo miracolo se un laico riceve la s. Comunione tutti i giorni. E (ho cercato di) parlare di tutto solo positivamente nello spirito della Chiesa. Tutti mi chiedono dei dissidi (che allora erano attuali nelle file dei cattolici organizzati), ed io evito di parlarne. A che serve parlare delle cose negative, basta essere positivi e il successo è assicurato». E' un fatto che Merz ha preso proprio d'assalto Hvar e non c'era nessuno che non accettasse il suo consiglio e la raccomandazione in merito all'organiz­zazione delle Aquile, la quale ora è lì fiorente.  

                                                                           *

            Tutta la vita di Merz, in realtà è una grande preghiera. Cominciava la giornata con la preghiera e la Ss.ma Eucaristia, terminava con una lunga meditazione che serviva da preparzio­ne per l'indomani, mentre riempiva tutte le ore con un perfettissimo ordine, e anch'esso era preghiera. Una volta davanti a lui ci meravigliavamo come egli potesse rimanere sempre così tranquillo e raccolto, anche nelle situazioni più difficili. «Perché io grazie all'ordine del giorno riesco a prevedere quasi tutto ciò che mi può accadere, anzi so con chi devo incontrarmi e come comportarmi. La meditazione quotidiana dà il tono al mio pensiero, e perché inquietarmi con pensieri confusi, se tutto è così semplice». Così egli spiegava, mentre noi poco capivamo di tutto ciò. - Spesso con lui passavo attraverso Zrinjevac e a lungo non riuscivo a sapere chi egli salutasse togliendosi il cappello tra l'Accademia di Strossmayer e il Padiglione d'arte, ed egli lo faceva sempre. Quando una volta lo interrogai, egli sorridendo mi rispose: «Come, non sai che ci troviamo vis-à-vis della chiesa del Sacratissimo Cuore di Gesù?» Non l'avrei mai indovinato, perché la Chiesa del S. Cuore di Gesù si trova nella terza strada parallela.

            Ciò mi ha convinto che la sua anima cercava sempre il Tabernacolo e lì imparava la sapienza della vita, si trovasse pure nella più grande tempesta del mondo. «Pregare e unirsi a Dio, è l'opera di tutta la vita...». Così scrisse il 24. X. 1914 a Wiener Neustadt, e così viveva da quando io lo conobbi e fino alla morte.

            Una volta l'amico Š. mi raccontò con ammirazione come Merz per strada teneva la mano in tasca e pregava il rosario. Poiché ciò era un suo piccolo segreto, una volta lo indussi a riconoscerlo. Gli chiesi quando fosse il momento più opportuno per pregare il rosario. Con noi era il fratello M. il quale aveva sostenuto che il rosario andava recitato durante la Messa. Merz si oppose a questo, insistendo che la Messa andava ascoltata liturgicamente, cioè partecipando attivamente all'atto della Messa e vivendo il mistero del Calvario secondo il testo  della Messa, tenendo in mano il Messale, mentre il rosario si può pregare anche passeggian­do o per strada o in qualunque tempo libero. Io osservai che per strada non è possibile essere raccolti, ed egli affermò che l'uomo nello spirito di Dio deve cercare di essere sempre raccolto e pronto a pregare. «Ecco, io ogni volta (andando a scuola) dalla casa alla scuola e dalla scuola alla casa recito la corona e così più facilmente evito le tentazioni della strada pagana».

            Quando pregavamo in sua presenza, ci riempiva un benedetto desiderio di fare il segno della croce come lui, in modo regolare e posato, di penetrare - raccolti nei pensieri, nei sentimenti e nella volontà - nella pienezza della vita divina: avevamo la sensazione che solo lui pregava nel miglior modo, forse per noi tutti, e una certa intima sicurezza, una gioia e pace entravano anche in noi attraverso il suo volto sereno dopo la preghiera. Nelle sedute burrascose dello HOS, quando all'ordine del giorno erano le questioni difficili, importanti e complesse, quando bisognava agire in fretta e stancarsi, la cosa più importante per lui era sempre la breve preghiera, in cui si immergeva con tutto il suo essere. Chi si trovava con Merz in chiesa, guardandolo sentiva la reale presenza di Dio. Perché il suo inginocchiarsi era così pieno di umiltà, di venerazione e di cuore, che faceva sentire la presenza di Dio santo, puro, giusto, infinito, davanti al quale si deve cadere in ginocchio e offrirgli tutta l'anima, come faceva lui.

            Nel 1926 ebbi la fortuna di fare gli esercizi spirituali con Merz. Prima che cominciasse il silenzio mi disse: «Per la lettura prendi un libro serio, impegnativo, ad es. S. Ignazio, S. Agostino, S. Paolo. Non perderti nel sentimentalismo religioso». Ho ricordato bene questo, e dopo parlando con lui ho capito meglio questo pensiero, che dopo la sua morte mi si è rivelato nel suo diario del 1916: «La vita spirituale, la vita di preghiera è più reale di tutto quello che è visibile. Soltanto bisogna anelare a questa realtà. Sì, sono ancora debole, godo nell'Eucaristia e in questa vita spirituale, vedo però che questo è niente, che debbo immergermi ancora più profondamente in questo grande mondo...» (cf. Diario, 28 febbraio 1916).

            Durante gli esercizi spirituali egli era un esempio di silenzio, di umiltà, di perseveran­za, di zelo. Era il primo ad alzarsi, pensava a preparare l'altare e l'ordine del giorno, pregava davanti a tutti, ci ha sostituito il sacerdote in tutto, soprattutto con quel suo irresistibile esempio di santità. Quando siamo usciti, mi sussurrò all'orecchio: «Vedi, in paradiso sarà eterna tale felicità, Dio però vuole che sulla terra lottiamo e che nel dolore ci assicuriamo l'eternità».    

                                                                           *

            Alla presenza del dr. Merz, nessun liberale poteva fare certe allusioni o raccontare barzellette poco pulite. In tal caso egli interveniva energicamente e con un certo dolore, come chi teme per lo stato spirituale di quel chiacchierone. Sempre mi è parso che fosse severo soprattutto con i giovani che si mettevano a baciucchiare. Benché egli stesso fosse giovane e, si direbbe, senza esperienza, preservato dalla tempesta della vita come un fiore sotto il vetro, proprio angelicamente semplice, tuttavia aveva un giudizio così maturo e prendeva posizioni con tanta sapienza, che tra di noi era diventato una vera autorità nelle questioni di coeducazione, dei balli, dei divertimenti moderni, delle spiagge, dei costumi ecc.

            Mentre eravamo a Hvar, evitava radicalmente le spiagge miste, preparava proteste forti per i forestieri, suggeriva ai sacerdoti un'azione decisa contro le spiagge miste. Da apostolo della gioventù delle Aquile si era reso conto che soprattutto in tale questione era necessario avere un orientamento, perciò si è messo a scrivere l'opuscolo Ti i ona. Guardando la moda contemporanea, spesso mi diceva che bisognava scrivere uno studio del modo di vestirsi nella storia dei popoli e nell'arte. Non frequentava il cinema e gli pesava il fatto di non poter convincere quelli che gli erano vicini, che esso costituiva una grande tentazione da evitare. Ricordo come una volta pregò un signore più anziano di venire con lui in cinema allo scopo di studiare il film moderno. Da solo non voleva andarci. L'ho visto due volte nel teatro: quando veniva rappresentata S. Giovanna d'Arco di (Bernard) Shaw e Il povero sotto le scale di Ghéon. Allora fu così severo critico che, dopo aver studiato la vita di S. Giovanna, scrisse il (relativo) libro. Il dramma di Ghéon risvegliò in lui l'esteta. Mi raccontò a lungo come a Parigi aveva studiato il teatro cattolico di Ghéon. Voleva che si traducessero alcune sue opere, e sollecitava da tutte le parti che anche da noi si risvegliasse il senso per la letteratura nettamente cattolica. Per studiare meglio l'estetica, tradusse per sé il libro Art e scolastique di Maritain, e quando si accorse che la discussione sulla letteratura cattolica stava diventando più vivace, cominciò già a preparare il materiale per un nuovo opuscolo sull'estetica, ma fu prevenuto dalla morte.[…]

 

 

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            Marica Stanković, Merz - Božji čovjek svagdašnjice (Merz - uomo di Dio nel quotidiano), in "Život" 5, 1938, pp.283-293.

 

             Non abbiamo una deposizione processuale di Marica Stanković, perché è morta prima del Processo Informativo. Essa però nei suoi scritti ci ha lasciato uno dei più completi e dettagliati profili di Ivan Merz, che essa conosceva molto bene. Dei suoi scritti meritano particolare attenzione l'articolo Merz - Uomo di Dio nel quotidiano, pubblicato nella rivista "Život" 1938, e la relazione che scrisse il 7 novembre 1942 per il p. Vrbanek, il quale allora stava scrivendo la biografia di Merz. In questa relazione la Stanković si dichiara pronta a giurare che il dr.Ivan Merz ha esercitato le virtù cristiane in grado eroico. 

            Nella lettera di accompa­gnamento, del 7 nov. 1942, suggeriva al p. Vrbanek: «Può prendere dal "L'Uomo di Dio della Croazia"[12] o da dove vuole ciò che Le può servire. Tutto è stato bene ponderato» (Arch. Merz). Dell'articolo del 1938, abbastanza lungo, riportiamo solo i passi più significativi, mentre la relazione sintetica del 1942 viene riprodotta per intero, nel Cap. XVII, 12.

 

            Quando da ragazzina leggevo le vite dei santi, mi veniva sempre il desiderio di vedere e incontrare nella vita un santo. Nella fantasia infantile immaginavo che egli sarebbe sceso da qualche altare, passato per il mondo, ed io l'avrei incontrato da qualche parte in forma di un eremita o di un povero religioso. Il Signore nella sua immensa bontà me l'ha fatto vedere e incontrare davvero, ma nella figura di un intellettuale cattolico laico, nella figura dell'uomo che era del tutto contemporaneo, ma che sempre portava Dio nell'anima e dal quale incessantemente irradiava e parlava Cristo.

            Sì, per mezzo di nessuno il Signor mi ha parlato così forte come per mezzo di Ivan Merz. E nessun esempio come quello di Ivan Merz ha influito così potentemente influito sulla gioventù organizzata cattolica in Croazia. E non so se alcun nostro intellettuale cattolico abbia significato tanto quanto il nostro Ivan Merz, non soltanto come operatore attivo nell'apostolato gerarchico della Chiesa, ma anche come anima profondamente cattolica, proprio santa.

            E' stato tra noi, irradiando, soltanto per alcuni anni, ma le tracce del suo lavoro, l'impronta indelebile della sua personalità si avvertono ancor oggi. Nei dieci anni dopo la sua morte molte cose sono cambiate nel mondo, nella vita del popolo croato, nel lavoro delle nostre organizzazioni cattoliche. Ma la figura di Ivan Merz è rimasta ugualmente fresca, ugualmente forte, ugualmente attuale e attraente. E' la sua santità che ancor oggi attira la nostra gioventù. E' la profonda orma dell'anima che era stata completamente immersa nel Signore. E' l'esempio cristallino d’intellettuale cattolico che poteva dire di sè che Cristo era stato la sua vita.

            Spesso gli uomini vengono giudicati secondo le loro produzioni, discorsi, attività esterna, solenni apparizioni. Eppure queste sono solo manifestazioni parziali di una personalità, spesso non meritori e non essenziali per la valutazione di un'anima. L'uomo si conosce nel modo più completo nella vita ordinaria quotidiana. Nelle difficoltà e croci quotidiane, nelle preoccupazioni di ogni giorno, nelle sofferenze e lacrime, nelle banalità del quotidiano. Chi in queste circostanze riesce a mantenersi a posto, a conservare la padronanza di sé, a rivestirsi completamente di Cristo Signore, egli è un vero uomo, un autentico cattolico.

            Noi abbiamo visto Merz anche nella vita ordinaria quotidiana. Per cinque anni abbiamo preso sole accanto a lui, abbiamo sentito la reale presenza di Dio nella sua figura, l'amore di Cristo e il sorriso di Cristo nel suo parlare e comportamento. Nella pre­ghiera e nelle discussioni serie, nel ridere e nello scherzare, nelle difficoltà e nelle sofferenze, nelle delusioni e incomprensioni, nella salute e nella malattia, nella preparazione alla morte e nell'agonia.

            E proprio per questo, perché l'abbiamo visto da vicino, perché l'abbiamo osservato tutti i giorni, possiamo dire con tutta sicurezza: era grande, era santo il nostro Ivan. Egli, il più fervente adoratore del Cristo eucaristico, il più ubbidiente figlio della Chiesa e del Papa, il più formato pioniere dell'Azione Cattolica, Ivan il nostro - moderno - santo croato.

                                                                           *

            I primi articoli di Ivan cominciarono a uscire nelle nostre riviste cattoliche nel 1921. Anch'io li ho letti con interesse. C'era in essi qualcosa di nuovo. E' vero, per mezzo della stampa cattolica si sollecitava la gioventù al lavoro, all'attività esterna, alla lotta contro i nemici della fede, all'organizzazione del fronte cattolico, ma la parola del vescovo Mahnić sulla preparazione interiore al lavoro cattolico veniva a poco a poco dimenticata. E quando la polvere aveva quasi coperto i suoi scritti, viene Merz e parla della preghiera e della vita eucaristica dell'operatore cattolico come condizione primaria per un fruttuoso lavoro cattolico. Parla del rinnovamento liturgico, dello studio della teologia, dell'ascesi. E tutto ciò in un modo particolarmente convincente, così che l'uomo dopo i suoi articoli si sentiva spiritualmente rinnovato.

            Ovviamente, l'interesse per il giovane intellettuale cattolico Merz è diventato grande. Un uomo nuovo stava apparendo sul nostro orizzonte. Veniva l'uomo al quale la fede non era una tradizione ma la vita, e che non considerava il lavoro cattolico come uno sport - ma come una battaglia per le anime immortali.

            Durante le vacanze del 1923, una mattina sono venuta nella chiesa dei gesuiti. Nel banco vicino all'altare di s. Luigi vedo un giovane uomo con un grande messale nelle mani... Non toglieva gli occhi dal messale, e quando è suonato il campanello per la s. Comunione, si è diretto verso l'altare così raccolto come raramente si vede nei giovani.

            «Questo dev'essere Merz, questo è Merz», mi diceva la mia anima. «Solo lui può pregare così raccolto». E infatti questi era Merz che era tornato dagli studi a Parigi. E' stato questo il mio primo, ma il più caratteristico incontro con il nostro Ivan.

                                                                           *

            Merz conquistava quelli che gli stavano intorno e li innalzava a Dio, ma soprattutto conquistava nei momenti dei suoi più intimi rapporti con il Signore. Non c'era bisogno che egli parlasse di Dio, sebbene lo sapesse fare in modo straordinario! Bastava guardarlo in chiesa, e ogni sguardo su di lui ci edificava.

            Nel 1926 Ivan si era unito al pellegrinaggio delle Aquile-ragazze a Roma. In quella occasione voleva che visitassimo tutte i centri principali delle organizzazioni cattoliche femminili. Nel lungo tragitto da una centrale all'altra passavamo accanto a molte chiese romane. Ivan voleva almeno in qualcuna di esse salutare il suo Re eucaristico. Vi entrava devotamente, in silenzio,  e si inginocchiava davanti al Tabernacolo. Giungeva le mani come un bambino, chiudeva gli occhi e diventava muto nell'abbraccio del Santissimo.

            Ed io? Come alunno accanto al maestro, stavo inginocchiata accanto a lui in una profonda venerazione, osservandolo da parte; le mie mani involontariamente si giungevano come le sue, mentre dall'anima saliva al Signore la domanda che anche la mia preghiera fosse almeno un po' simile a quella di Ivan.

            E in genere, nella vita ordinaria, ogni incontro con Merz significava un piccolo rinnovamento spirituale; un passo verso il Cielo, un volo nella vicinanza di Dio. E nessuna meraviglia che Merz potesse dare consigli spirituali a tutti coloro che lo circondavano. Lo faceva sempre con prudenza e con molta autorità. Con particolare commozione ricordo le sue lunghe lettere in cui mi disegnava il piano per l'ordine della giornata, mi spiegava minuziosa­mente come fare le devozioni quotidiane, specialmente la meditazione mattutina. Queste lettere, purtroppo, sono andate perdute, ma nell'anima è rimasta duratura l'ammirazione e la riconoscenza verso l'uomo che mi ha insegnato ad amare il Signore.

                                                                           *

            Anche in altre circostanze, ovviamente, Ivan Merz ha esercitato un grande influsso su di noi, e specialmente nella questione dell'Azione Cattolica. Quando sono sorte le prime polemiche sui principi dell'Azione Cattolica e sulla sua attuazione da noi, noi tutti eravamo dalla parte di Ivan. All'inizio non abbiamo proprio capito le sue spiegazioni, ma l'anima ci diceva che l'uomo di Dio - Ivan Merz doveva avere ragione. Ricordo bene il mio primo viaggio a Sarajevo nel dicembre del 1925. Un autorevole sacerdote di Sarajevo mi disse durante il primo incontro: «Merz dice che a Zagreb Lei lo capisce meglio degli altri». Eppure io non avevo ancora una esatta comprensione della questione sul piano dei principi. In me parlava il cuore cristiano che sentiva che gli uomini così vicini a Dio come Ivan Merz non possono facilmente sbagliare.

            Nella difesa dei veri principi dell'Azione Cattolica Merz ha mostrato una volontà di ferro e una coerenza totale. Ha difeso ovunque questi principi con profonda convinzione, ma con perfetta calma, senza amarezza e offese personali, quali spesso venivano rivolte a lui. Non dimenticherò mai il suo atteggiamento durante una burrascosa riunione in cui si era discusso dell'attuazione dell'Azione Cattolica in Croazia. Il punto di vista di Merz era molto attaccato. Gli oratori uno dopo l'altro si alzavano per contestarlo. Stavo seduta accanto a Merz e lo osservavo durante questi discorsi. Gli oratori non attaccavano soltanto l'opinione di Merz sull'Azione Cattolica, ma lo apostrofavano personalmente con veemenza. Lo avevano definito strano e maniaco, uomo che non ha opinioni proprie formate, «canale attraverso il quale scorre l'acqua nera gesuitica".

            Merz mantenne una calma perfetta. Il suo volto non sussultò. Le sue palpebre erano tranquillamente abbassate. Ammiravo la sua pace, io però ero irrequieta perché gli attacchi a Merz mi parevano del tutto ingiustificati. «Si defenda», gli dissi sotto voce. Ma Merz non si mosse. «Si difenda! Perché non risponde a loro, a Lei si fa una ingiustizia». Neanche questa volta Merz si è mosso. Certamente in quel momento era strettamente unito al Signore. Alla fine, tuttavia, ha risposto, ma con tale calma e posatezza, con tanta carità e perdono cristiano, che noi tutti suoi amici ed anche gli avversari siamo rimasti ammutoliti, per adorare il Signore in quest'anima eletta.

            Gli stessi uomini che avevano così impietosamente attaccato Merz in quella riunione, gli rimproveravano pure perché teneva relazioni amichevoli con uno stimato scrittore.[13]    Questa relazione era per alcuni una eterna pietra d'inciampo. Un giorno anch'io ho consigliato Merz di abbandonare quell'uomo, se ciò dà fastidio a molti. Egli mi ha guardato meravigliato e ha risposto serio: «Questo non lo posso fare. Anch'egli è redento dal sangue di Cristo». Risposta veramente degna di Merz!

            Merz non sopportava che davanti a lui si parlasse male di qualcuno. Tutti lo sapevamo bene. Ma per convincerci meglio della sua virtù, abbiamo appositamente "sparlato" di alcuni uomini ed eravamo curiose di sapere che cosa avrebbe detto Merz. Si sarebbe lasciato scappare almeno qualcosa dalla bocca? Egli però taceva. Se non poteva difendere quello che noi attaccavamo, egli non lo attaccava mai. Al massimo diceva: «Necessariamente siamo diversi». Sì, Merz non voleva mai offendere Cristo nel prossimo.

                                                                           *

            […] Molte volte è stato rilevato come Ivan era del tutto naturale nella compagnia femminile. Aveva cura dell'organizzazione delle Aquile-ragazze come il più premuroso fratello, e in modo particolare cercava che le dirigenti di quella che sarebbe stata la più grande organizzazione della gioventù femminile in Croazia avessero una solida formazione spirituale. Non si è limitato soltanto a dare dei consigli per la vita spirituale. Ben più forte, più incisivo è stato il suo intervento nella vita di alcune di noi. Egli sapeva che per l'apostolato nell'Azione Cattolica erano necessari molti sacrifici personali, molta rinuncia personale, e che alcune avrebbero dovuto rinunciare alla maternità fisica, per essere madri spirituali di molti.

            Merz scorgeva straordinariamente bene chi fosse chiamato da Dio per l'apostolato dell'Azione Cattolica. E quando si accorse che una di quelle che egli aveva previsto si sarebbe dedicata completamente all'apostolato nell'Azione Cattolica, veniva importunata da un giovane con offerte di matrimonio, egli intervenne decisamente. Ha cercato di allontanare il giovane, e alla giovane ha detto di respingerlo dicendo di aver fatto il voto di castità. E quando ella gli confidò di non aver fatto tale voto, egli le suggerì seriamente di parlarne con il confessore e di fare il voto quanto prima. Nel suo amore verso il futuro ramo femminile delle Aquile egli stesso fece il voto di recitare certe preghiere tutti i giorni dopo la s. Comunione, se questa persona avrebbe fatto il voto di castità perpetua. La giovane lo ha ascoltato. Se questa nostra operatrice nel suo apostolato nell'organizzazione ha fatto qualcosa per la gloria di Dio, se per mezzo della sua maternità spirituale ha salvato una sola anima, se ha fatto almeno qualcosa per la Chiesa, ella ancor oggi ringrazia il Signore che si è servito di Merz per il bene della sua anima e di altre anime.[14]

            Anche a me Merz ha dato una buona lezione. Ciò è successo nel 1926, quando furono votate le note risoluzioni delle Aquile-ragazze in merito alla moda.[15] Anche il mio vestito non era pienamente conforme con le risoluzioni votate, e alcuni giorni dopo l'assemblea stavo seduta nella cancelleria della Centrale in veste con maniche corte. Improvvisamente qualcuno bussò, e entrò Merz. Subito alla porta si rese conto della situazione. Le lacrime gli annebbiarono gli occhi. «Tutte le donne sono uguali», disse e uscì immediatamente. Ovviamente, non mi ha più visto con le maniche corte.

            L'incoerenza nell'applicazione dei principi cristiani sul modo di vestirsi offendeva Merz in modo insolito. […] Egli non poteva capire perché le donne rispettano così poco se stesse e perché non riescono a capire che la questione della moda femminile è questione dell'onore della donna.[16]

            Nella conversazione con tutti, e anche in compagnia femminile, Merz era naturale e semplice. Si interessava di tutto. Sapeva parlare anche delle piccole cose, se ciò aveva relazione con qualche anima, se a qualcuno poteva essere di consolazione o se tale discorso procurava sollievo al prossimo.   

            Sapeva lodare i nostri cappelli e riconoscere che a qualcuna stava bene. […]

            Nel suo tavolo c'erano sempre dolci, caramelle, cioccolata. Egli non se ne serviva, ma con naturale amabilità ne offriva a tutti coloro che gli facevano visita. Verso se stesso era severo e implacabile, ma anche in altri non amava troppa tenerezza ed eccessiva soddisfazione delle necessità del corpo. […]

            Nella conversazione con le giovani sapeva anche scherzare un po', ma sempre in modo fine e delicato. Sentivamo che egli in ogni donna guardava la sorella della più Grande delle donne. Ma anche noi vedevamo in lui l'uomo che viveva con Dio ed era unito a Dio non soltanto nel trasporto delle adorazioni silenziose al mattino o alla sera, ma sempre e ovunque. Perciò, nella sua vicinanza non si poteva pensare qualcosa di non conveniente o indegno, perché la sua presenza rendeva tutto puro, tutto spiritualizzato.[17] […]

                                                                           *

            Dopo il colloquio con un giovane studente, Merz mi disse: «Quanti giovani bramano la vita spirituale, e non ci sono sacerdoti per guidarli».

            Per tutta la vita Ivan sente pesantemente questa mancanza di sacerdoti, specialmente di sacerdoti che possano dedicarsi esclusivamente all'educazione della gioventù e alla guida delle organizzazioni giovanili cattoliche.

            Egli venerava molto ogni sacerdote. Non ha mai permesso che si criticassero i sacerdoti, che si parlasse davanti alla gioventù dei loro lati più deboli, che in qualunque modo venisse danneggiata la loro reputazione. […]

            Di lui si può dire tranquillamente che, come s. Francesco, si sarebbe inginocchiato davanti a un sacerdote prima che davanti a un angelo.

            E con quale ardore insisteva sul rispetto dell'autorità episcopale e sull'ubbidienza alla Chiesa, ai Vescovi. Se qualche giovane nel suo temperamento giovanile cominciava a criticare il gesto di qualche vescovo, Ivan lo rimproverava con mitezza e immediatamente interrompeva tale discorso. […] 

                                                                           *

            Insolitamente calda era la devozione di Merz verso la Madre di Dio. Egli nascondeva con cura le pagine più intime della sua anima, ma il suo amore verso la Vergine Immacolata era tale che doveva rompere il muro del suo silenzio. Parlava della Madonna, in particolare davanti al mondo femminile. Parlava di Lei con le parole più scelte, con l'entusiasmo dei più grandi devoti di Maria.

            Il nostro pellegrinaggio delle Aquile-ragazze era arrivato a Roma dopo mezzanotte. Ci eravamo uniti ad un altro gruppo di pellegrini, il quale aveva così bene provveduto all'alloggio che a mezzanotte ci siamo trovati su una piazza romana, senza sapere dove andare.

Merz si mise a cercare alloggio, ed erano quasi le due di notte quando finalmente il gruppo di 50 ragazze poté sistemarsi. Il giorno dopo una delle nostre si lamentò con Merz di non aver potuto chiudere gli occhi tutta la notte a causa dell'agitazione. «Ed io ho recitato ancora il rosario, in ginnochio» - disse Merz.[…]

                                                                           *

            Recentemente sono stata dal padre del nostro Ivan. (Mostrando la scrivania di Ivan il padre diceva:)

            «A questo tavolo studiava e spesso pregava il nostro Ivan. Molte volte l'ho trovato piangere amaramente. E quando gli chiedevo il perché, di solito rispondeva: Papà, è meglio che tu non lo sappia...». Così mi raccontava il padre di Ivan durante l'ultima visita.

            Probabilmente ciò accadeva nei momenti difficili dei dissidi personali e delle polemiche infruttuose circa l'attuazione dell'Azione Cattolica da noi o quando il Signore faceva provare al suo servo anche nella malattia tutta l'amarezza del santo legno della croce.

            Lo abbiamo avuto e lo abbiamo dato al Cielo. Oggi però più che mai lodiamo il Signore per averlo mandato in mezzo a noi e concesso che, come (faceva) da vivo, oggi nell'abbra­ccio del Dio Trino vegli sulla gioventù croata e preghi per essa...

 

                                                

 

                                                                           7

 

            Testimonianza del p. Ivan Kukula S.I, Sarajevo, 15 settembre 1942. - Autografo in Arch. Merz.

 

            Ivan Kukula, nato a Dalj (Osijek), 12.II.1902, ordinato sacerdote per la diocesi di Đakovo il 6.IX.1925, nel 1932 entrò nella Compagnia di Gesù. Fu anche provinciale della provincia croata S.I. Morì il 26 maggio 1985.

 

            Nella festa dei SS. Pietro e Paolo del 1927 ci fu a Đakovo il raduno del Distretto delle Aquile di Đakovo. Dopo la s. Messa nella cattedrale, si tenne la rassegna delle Aquile nel grande parco del vescovado. In quell'occasione...parlò anche il dr. Merz. Il pensiero principale del suo discorso era: il paragone della cattedrale di Đakovo con la cattedrale spirituale che ogni Aquila edifica in se stesso sempre di più secondo i principi del Libro d'oro, rispettivamente mediante la vita di Grazia: «E' meravigliosa la cattedrale di Đakovo e piena di molte opere d'arte, ma ancor più meravigliosa e più artistica è quella cattedrale che voi, Aquile, ragazzi e ragazze, edificate e perfezionate nel vostro intimo...».

            Il paragone ebbe tanto maggiore efficacia in quanto i presenti poco prima erano stati nella cattedrale e ancora erano impressionati dalla sua grandiosità, e lo stesso discorso fu tenuto nella sua immediata vicinanza.

            Merz ha parlato di questo profondo e mistico tema quasi mezz'ora, e noi tut­ti l'abbiamo ascoltato con trasporto, perché parlava con un insolito entusiasmo. Sentivamo che davanti a noi parlava l'uomo che già aveva edificato la sua spiritualità, la cattedrale nella sua anima, fino alla perfezione di un santo.                    

 

 

                                                                           8

 

            Testimonianza di mons. Miho Pušić, vescovo di Hvar, 10 maggio 1966. - Orig. in Arch. Merz.

           

            Mons. Miho Pušić, nato a Vis il 25 agosto 1880, fu eletto vescovo di Hvar il 21 maggio 1926 e consacrato il 21 sett. successivo. Mostrò molto interesse all'Azione Cattolica e al movimento liturgico in Croazia. Morì nel 1968.

            Mentre era in corso il Processo Informativo, l'anziano vescovo - rispondendo ad un questionario (forse della Postulazione) - scrisse i suoi ricordi su Ivan Merz. Il documento (dattiloscritto) è munito del timbro e della firma autografa del vescovo.                            

 

            1. Ho conosciuto il defunto dr. Ivan Merz qui a Hvar, penso nel 1928 (esatto: 1927!) quando era venuto per curarsi. Come sapete, questo era l'ultimo periodo della sua vita. Con lui non ho avuto corrispondenza.

            2. Nei contatti con Merz mi ha impressionato soprattutto la sua profonda pietà. Mentre era qui a Hvar, mi ha fatto visita, penso, due volte. Abbiamo parlato delle questioni riguardanti il movimento cattolico tra i Croati. Mi ha lasciato l'impressione di una personalità di santo. Di questo posso anche testimoniare.

            3. Mentre dimorava qui a Hvar nel 1928 (1927!) circa un mese, ogni giorno mi ha servito la s. Messa nella cappella del vescovado. Serviva genuflesso sul pavimento della cappella e tutti i giorni si comunicava. Lo faceva con tale devozione che io e i miei familiari, che assistevano alla s. messa, avevamo l'impressione che tra noi si trovasse un uomo santo.

            4. Il dr. Merz ha impiegato il tempo del suo soggiorno a Hvar per il lavoro con i giovani. Tutto il giorno era con loro. Con loro passeggiava, con loro pescava e discuteva del movimento cattolico. Sebbene, stando alle loro dichiarazioni, essi da principio non fossero

favorevoli al movimento cattolico, egli li ha guadagnati per la causa di Dio. Ha raccolto una trentina di giovani, ragazzi e ragazze, nel movimento giovanile cattolico. Molti di essi hanno conservato fino ad oggi il vivo ricordo di lui e del suo apostolato.[18]

            Penso che il dr. Merz sia attuale anche per la gioventù cattolica di oggi come lo era durante la vita. Egli ha realizzato in sé la sintesi di una intensa vita spirituale e dell'attività apostolica, il che è sicuramente l'unica via giusta anche per la gioventù cattolica di oggi.

            5. La vita liturgica come egli l'ha vissuta è certamente conforme alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II. Già allora egli, con la sua attiva partecipazione alla s. messa, durante la quale si comunicava, comprendeva l'importanza del s. sacrificio eucaristico per una autentica vita cristiana. Come ho già menzionato sopra, ho avuto occasione di rendermene conto ogni giorno, mentre Merz era qui.

            6. Non potrei rispondere alla domanda che cosa procurasse al dr. Merz la più grande gioia o la più grande pena. Il dr. Merz qui, dopo la s. messa se ne andava subito e tutto il giorno dedicava al lavoro tra i giovani. Non ho avuto delle conversazioni particolari con lui.

            7. Penso che non si sia fatto abbastanza per la sua beatificazione. Per quanto mi consta, sono state pubblicate due-tre biografie, ma questo non basta. Penso che bisognerebbe proporlo più spesso nella nostra stampa cattolica come esempio alla nostra generazione.

 

 

 

                                                                           9

 

            Card. Franjo Šeper, Moja sjećanja na dra Ivana Merza (I miei ricordi sul dr. Ivan Merz), Roma, 25 luglio 1970.

 

            Il cardinale Šeper nel 1970, quando scrisse questi ricordi, era Prefetto della Sacra Congregazio­ne per la Dottrina della Fede.

 

            Nella vita ho incontrato solo due persone che con il loro solo aspetto (mi) impressionavano in modo speciale e creavano intorno a sé come un'atmosfera soprannatura­le. Uno di questi due è stato il dr. Ivan Merz.

            Frequentavo la VII classe del ginnasio (2. liceo) (1922/23) quando venni in contatto con lui. Alcune volte è venuto da noi studenti nella Congregazione Mariana per tenere delle conferenze sulla Liturgia. Qui si poteva avvertire come egli era tutto immerso nella Liturgia e come la Liturgia nutriva la sua vita spirituale. Ancor oggi (nell'anno 1970) ricordo come dopo una conferenza nella Congregazione tornavamo per la via Palmotić. Il discorso era caduto sull'Officium parvum della B. V. Maria che di tanto in tanto recitavo. Non ho dimenticato fino ad oggi come egli mi ha spiegato il senso delle antifone dei Vespri dell'Officium parvum:

            1. "Dum esset Rex (in accubitu suo, nardus mea dedit odorem suavitatis)" - Maria nel pensiero eterno di Dio

            2. "Laeva eius (sub capite meo, et dextera illius amplexabitur me)" - Maria a Betlemme (regge Gesù tra le braccia e lo abbraccia).

            3. "Nigra sum, sed formosa, (filiae Jerusalem: ideo dilexit me Rex, et introduxit me in cubiculum suum)" - Maria sotto la croce (nera dal dolore).

            4. "Iam hiems transiit, (imber abiit et recessit: surge, amica mea, et veni)" - (la felicità di) Maria il giorno della Risurrezione di Gesù.

            5. "Speciosa facta es (et suavis in deliciis tuis, sancta Dei Genetrix)" - Maria nella gloria del Cielo.[19]

            Da nessuna parte ho letto tale spiegazione; pare che questo sia stato il frutto della sua meditazione.

            Nel dicembre del 1923, con mia grande gioia, mi ha procurato l'edizione latino-francese del Missel quotidien et Vesperal di Lefebvre che mi ha reso possibile seguire tutti i giorni la s. Messa con testi liturgici (in croato esisteva allora solo la I edizione del Messale di Kniewald che non era completo).

            Il 27.XII.1923 ha condotto, insieme con il p. Alfirević S.I., un gruppo di congregazionisti in "gita liturgica" nel monastero dei Trappisti a Rajhenburg. La mattina presto siamo partiti da Zagreb, ed egli nel treno ha spiegato la liturgia del giorno (la festa di s. Giovanni Apostolo). A Rajhenburg abbiamo assistito alla Messa conventuale cantata e ad alcune parti dell'Ufficio. Quando la sera lasciavamo il monastero, abbiamo sentito ancora il Salve Regina alla fine della Compieta.[20]

            Nella Congregazione (Mariana) degli studenti c'era allora l'interesse per la Liturgia e per il canto gregoriano. Con quelle disposizioni abbiamo stampato alcune melodie gregoriane che ci servivano per le nostre devozioni. Il volumetto è stato moltiplicato con ciclostile sotto il titolo solenne (con errori grammaticali) "Selecta texta liturgica".

            Qualche volta mi faceva lavorare. Quando preparava la traduzione croata del rito di vestizione (o professione?) delle Benedettine mi ha chiesto di tradurre un testo liturgico. Così pure mi ha incaricato di tradurre una enciclica di Leone XIII. Come sia riuscita la traduzione, lo so; per fortuna penso che non sia stata pubblicata. Merz in ogni caso era "l'uomo delle encicliche". Per lui la parola del Papa era sacra. Insisteva che si studiassero le encicliche papali. Sotto questo aspetto egli può essere d'esempio ai laici cattolici, ma anche ai sacerdoti, specialmente oggi che si contesta il significato del Magistero ordinario. Il "Sentire cum Ecclesia" era incarnato in lui. Nel suo caso ciò non era solo una ubbidienza militare o sottomissione, ma l'amore alla Chiesa. Questo amore si manifestava in ogni sua parola.

            I frequentatori della basilica del Sacro Cuore a Zagreb di quel tempo ricordano con quale devozione egli si accostava alla s. Comunione e come, tutto immerso nel mistero, ritornava dalla mensa eucaristica.

            Nel 1924, dopo il mio esame di maturità, sono stato una volta da lui. Abbiamo parlato del piano di un gruppo di studenti in vista del rinnovamento dello spirito di una organizzazio­ne cattolica. I suoi consigli non riguardavano le attività esterne né qualche riorganizzazione dell'associazione. Egli anzitutto esigeva una vita interiore più intensa da coloro che intendevano impegnarsi per il rinnovamento dello spirito. Ancor oggi conservo gli appunti che ho fatto allora. Ecco quale piano egli aveva fatto:

            La mattina: mezz'ora di meditazione secondo la Filotea o sulla vita del Salvatore o della S. Famiglia (con speciale riguardo alle virtù "passive"); Veni Sancte Spiritus, Suscipe Domine, Anima Christi, Salve Regina, la s. Comunione.

            A mezzogiorno: 5 minuti esame di coscienza, breve lettura spirituale.

            La sera: Esame di coscienza, Sub tuum praesidium, De profundis per i defunti.

            Durante la giornata: spesso tener presente il pensiero spirituale, il rosario, la mortificazione.

            Questo era il consiglio che Merz dava allo studente cattolico, laico. Egli stesso lo metteva in pratica, certamente ancor più abbondantemente. E a mio modo di vedere, in questo era quella segreta attrattiva della sua personalità spirituale.

            Dopo l'esame di maturità mi hanno mandato a Roma per gli studi. A Roma ho visto il dr. Merz nei primi giorni di giugno del 1925. Era alloggiato nel Collegio Germanico (ciò è stato dopo il grande pellegrinaggio nazionale nell'Anno Santo). Allora ho avuto occasione di parlare con lui della liturgia nel Collegio. Tornato a Zagreb, mi ha scritto di procurargli delle diapositive che gli servivano per il lavoro tra la gioventù. L'ultima volta sono stato con Merz nel settembre del 1926, quando fui mandato a casa per ragioni di salute. Una sera abbiamo passeggiato a lungo e di passaggio abbiamo visitato la chiesa delle Suore della Carità di S. Vincenzo dove c'era la solenne adorazione notturna... Abbiamo conversato a lungo su due argomenti: Liturgia e il dissidio che era in atto nelle file dei cattolici.

            Quando ero rettore del Seminario teologico a Zagreb, ho trovato nella biblioteca della Facoltà Teologica il Liber usualis che era stato di Merz, in cui ci sono molte annotazioni interessanti scritte di sua mano. Sarebbe interessante studiare meglio queste note che sono certamente il frutto del suo studio e delle sue meditazioni.

 

                                                                          

 

 

 


 


    [1] Solo recentemente è stata pubblicata una breve biografia di Marica Stanković: Žarko Brzić, Nasmijano lice (Il volto sorridente), Đakovački Selci (Đakovo) 1990, 142 p., ma il personaggio merita di essere presentato in tutta la sua ricchezza.

    [2] Già prima, nella lettera del 17.I.1927, Marica Stanković aveva chiesto a Merz: «Suor Blažena mi scrive da Sarajevo che Lei va in Teologia (seminario teol.). E' vero questo?»

    [3] Quattro giorni dopo questa lettera, l'arcivescovo Bauer comunicava a Merz l'approvazione del Regolamento della Lega Croata delle Aquile; v. sopra, Cap. XIII, 14.

    [4] Marica Stanković, subito dopo la Conferenza Episcopale dell'ottobre del 1926 aveva previsto quello che effettivamente poi è successo con la fondazione del nuovo "Omladinski Savez" (Lega della gioventù; v. sopra, Cap. XII, nota 24). Il 25.X.1926, dopo il colloquio con Nikola Jagatić, ella scriveva a Merz: «Jagatić afferma che intorno al (periodico) "Mladost" si svilupperà il nuovo movimento giovanile, perché il movimento delle Aquile non risponde affatto a tutte le necessità della nostra gioventù maschile. A me pare che neanche dopo la Conferenza Episcopale questa controversia sarà appianata, ma che proprio adesso nascerà la lotta. Gli uomini intorno al Seniorato non lasceranno tanto facilmente che le Aquile si sviluppino autonomamente, ma certamente si metteranno a formare un nuovo movimento giovanile. Pare che adesso cominci davvero la nostra via crucis».

    [5] P. Perica S.I. era interessato alla fondazione dell'Opera, di cui si parla nella lettera del 31 agosto 1927 (v. sopra, 1, (2)).

    [6] Cf. J. Ivaštinović, Merz katolik, in "Križarska Straža" 4-5, 1936.

    [7] Il Processo Informativo nella causa di canonizzazione del vescovo Josip Lang (morto nel 1924) è stato istruito a Zagreb, trasmesso alla Congregazione e aperto il 26 maggio 1966. Il decreto della validità del Processo è del 5 giugno 1987.

    [8] Spesso anche le sedute della Presidenza dello HOS venivano tenute nell'appartamento di Merz, come risulta dai relativi Verbali.

    [9] Nel Verbale della seduta della Presidenza dello HOS del 22.XII.1926 si legge: «Prima di passare all'ordine del giorno si legge un capitolo di Chautard (L'âme de tout apostolat, poco prima pubblicato in traduzione croata)». Così pure nella seduta del 27.XII.1926: «Si legge Chautard (lettura spirituale)».

    [10] D. Žanko, Duša Dra Ivana Merza (L'anima del dr.Ivan Merz - Saggio per il 10. anniversario della morte), in "Život" 5, 1938, pp. 245-273.

    [11] Probabilmente allude al p. Krešimir Pandžić (cf. sopra, Cap. XII, 22), professore al Ginnasio francescano di Široki Brijeg (Erzegovina), dove D. Žanko fece gli studi medi. 

    [12] Il materiale pubblicato nella rivista "Život" 5/1938, in occasione del 10. anniversario della morte di Ivan Merz, compreso l'articolo di M. Stanković che qui riportiamo, è stato diffuso anche come opuscolo a parte, sotto il titolo L'uomo di Dio della Croazia.

    [13] Qui allude a Dragutin Kniewald, il quale nel suo diario accenna a questo fatto. Nel momento della più grande campagna contro Kniewald, il 12 giugno 1927 egli scrive (p.196): «...la maggioranza di essi (dello HOS) fuggono da me o parlano con me di nascosto. E' comprensibile, perché questo orrore non si abbatta su di loro. Hanno già abbastanza preoccupazioni e fastidi...», e il 1 settembre annota: «Quasi lui solo (Merz) degli uomini dello HOS osa aver contatto con me, scomunicato» (p. 197). Cf. Processo Informativo, Articoli, art. 95, e la risposta di Kniewald a questo articolo.

    [14] In questo capoverso Marica Stanković, per ragioni facilmente intuibili, parla in terza persona, ma è lei la persona di cui scrive. Il 22.IV.1927 ella scrisse a Merz: «Il Venerdì Santo ho fatto il voto di castità perpetua, perché quello dell'anno scorso è stato temporaneo, secondo il consiglio del p. Vrbanek. Preghi che almeno fino a un certo punto sia degna di questa grande grazia».

    [15] Durante il corso delle Aquile-ragazze a Zagreb furono votate le seguenti risoluzioni in merito al vestito: Le gonne almeno sotto il ginocchio, le maniche sotto il gomito, il vestito non trasparente né stretto. Calze non di colore della pelle. In seguito fu aggiunto: le calze sempre lunghe, mai trasparenti. Cf. Marica Stanković, Mladost vedrine (La giovinezza serena), Zagreb 1944, p. 128. - Nel 1944 M. Stanković chiede: «Era Merz troppo severo nella questione della moda? La sua opinione è tuttora sostenibile?» E risponde: «Nella questione della moda Merz non ha proposto o sostenuto nessuna opinione personale. Egli esigeva solo quello che la Chiesa attendeva dal mondo femminile. Nel discorso quaresimale ai parroci di Roma nel 1926 il Santo Padre diceva: "I predicatori e i parroci non alzeranno mai abbastanza la voce contro tale profanazione del corpo umano, che è il tempio di Dio, onde Cristo deve solo vergognarsi di molti che sono così vestiti». 

    [16] Su questo punto v. la lettera di Merz a Marica Stanković, del 21.II.1928 (sopra, 2).

    [17]  Il dr. Dragutin Cerovac, teste VI nel Processo Informativo, ad art. 130-138 ha deposto: «Penso che si possa addurre come prova della sua (di Merz) personale purezza e della correttezza verso le persone dell'altro sesso la sua relazione con la compianta Marica Stanković, la quale accanto a lui è diventata una personalità spirituale, e di lui ha sempre parlato e scritto in termini elevati». Per la precisione, M. Stanković era un'anima che si era consacrata al Signore fin da giovanissima. Rispondendo a Merz il 15.XI.1926 scriveva: «La Sua ultima lettera mi ha rallegrato molto. Sono grata a chiunque mi consiglia bene in qualche cosa. Tuttavia devo osservare che mi sembra come da tutta la Sua lettera appaia la convinzione che io non curi particolarmente la vita spirituale. Tutto quello che Lei elenca, io lo faccio, sebbene forse non in tale misura e con quell'ardore come sarebbe necessario. (In calce: Devo sinceramente riconoscere che qualche volta anche tralascio). E' certo che davanti a Dio, rispetto agli altri, valgo poco e troppo poco collaboro con le grazie che il Signore mi dà, e che non posso essere un modello per gli altri, come dovrebbe essere ogni dirigente. Mi creda però che ho legato tutti i miei desideri e sforzi e tutta la vita della mia anima a Gesù e che non desidero nulla al di fuori di questo. E questo non è il mio proposito di oggi o di ieri, ma l'ho fatto molto tempo fa, quando avevo 15 anni. Non nego di essere stata in questo proposito ora più debole ora più forte, ma alla fine tutte le mie deviazioni, errori e debolezze scompaiono davanti alla bellezza dell'Ostia bianca. Riconosco che ancor sempre ho poco spirito ascetico, poco senso per il mistero della croce, tuttavia il mio unico desiderio è di essere totalmente di Dio e di essere sorda e cieca per ogni bene creato. Non una volta ma mille volte, ogniqualvolta mi ricordo, e specialmente quando le passioni vorrebbero dettare diversamente, ripeto le parole di Kempis (De imitatione Christi): "Fuggano gli uomini e le creature, parlami Tu solo, mio Signore, mio unico amore". E' interessante come nessuno crede che io voglia essere e che sia totalmente di Dio. Perfino il p. Vrbanek ha certi pregiudizi nei miei riguardi. Però non è colpa sua, ma mia, perché io mi confido a lui molto poco... Spesso mi viene il desiderio di entrare in qualche ordine di Adorazione perpetua... Ma poi penso che mi mancherà l'attività esterna, l'organizzazione...». 

    [18] Oltre alla testimonianza del prof. Žanko sul soggiorno di Merz a Hvar (v. sopra, 4), c'è anche quella di don Mate Blašković (cf. sopra, 3), in "Orlovska Misao" 2, 1928/29, p. 23s: «...Era venuto qua il nostro dr. Merz per guarire. Presto però ha dimenticato la sua salute corporale e se stesso, e si è messo a cercare il bene altrui, la salute spirituale degli altri. Pieno dello spirito di Dio cercava soprattutto la compagnia dei giovani. - Ed era il loro compagno. E' venuto in un campo quasi deserto...E mentre noi esitavamo..., è venuto il nostro Merz e senza ringuardo e senza perdersi in parole ha piantato subito le sane radici dell'albero delle Aquile. - Aveva in sé una forza meravigliosa, attraente, la gioventù lo cercava. Ed egli la conquistava per le grandi idee. Egli lo poteva fare. Non ha parlato soltanto con le parole, ma ancor di più con le opere, con l'esempio... I giovani aprivano i loro cuori... - L'ardore, l'entusiasmo e la forza per le sue conquiste egli attingeva dal Tabernacolo, da Colui che rallegrava la sua giovinezza. Il def. dr. Merz viveva davvero la vita eucaristica. - E' venuto da me a Sveta Nedilja per visitare il nido delle Aquile. Oh, come parlava con me della Ss.ma Eucaristia, di Roma e del Santo Padre, e in particolare conosceva le organizzazioni giovanili nel mondo. Con questo egli non si faceva avanti, al contrario sempre per modestia cercava di nascondersi... In genere non diceva cose inutili. - ...La gioventù assorbiva ogni sua parola, i più anziani da principio si meravigliavano delle sue idee pure, poi hanno cominciato ad ammirarlo. Con i sacerdoti ha parlato molto, ed essi gli hanno voluto bene, egli però non si imponeva, era calmo. Se consigliava qualche cosa, nessuno poteva rifiutarsi di accoglierne il consiglio. Era un uomo di Dio, per cui la sua parola era cordiale, preziosa ed efficace».   

    [19] Nei "Ricordi" del card. Šeper vengono citate solo le prime due o tre parole delle antifone. Il cardinale Šeper ha riassunto il commento di Merz anche al rev.do Marin Škarica, quando questi stava preparando la tesi di laurea al Pont. Istituto Liturgico dell'Anselmianum (v. M. Škarica, Ivan Merz - iniziatore del movimento liturgico in Croazia, estratto della dissertazione, Spalati-Romae 1989, p.76).

    [20] Merz ha descritto questa esperienza di Rajhenburg - dove hanno assistito alla Terza, alla solenne Messa, alla Sesta, alla Nona, ai Vespri e alla Compieta - nell'articolo U krilu svete Liturgije (Nel seno della s. Liturgia) in "Hrvatska Prosvjeta" 12, 1924, pp. 510-518. Alla fine osserva: «Per la prossima "escursione liturgica" bisognerà studiare a fondo i testi di quelle parti alle quali si intende assistere». «...(i partecipanti) dovranno conoscere in anticipo il testo così bene da poter in quella occasione fare una meditazione musicale e davanti al trono dell'Onnipoteste rafforzare il coro di quelli che Gli cantano le lodi».