C a p i t o l o  XII

 

CONTINUA IL DISSENSO TRA IL SENIORATO E LA LEGA DELLE AQUILE

 

 

 

            Gli ultimi diciotto mesi della vita di Ivan Merz sono caratterizzati da una intensa attività nel campo organizzativo dell'Azione Cattolica (di questo più nel Cap. XIII) e di non poche difficoltà dovute all'approfondirsi della divisione, soprattutto psicologica, tra i maggiori esponenti delle due correnti dei cattolici croati organizzati.

 

 

DOCUMENTI

 

1

 

            Memoria di Josip Lehpamer sull'Assemblea generale del Seniorato del 29 ottobre 1926. - Arch. Merz, F2 - 6b.

 

            All'assemblea del Seniorato del 29 ottobre ha assistito anche l'insegnante Josip Lehpamer, il quale, pur essendo senior, non era stato convocato, ma vi si trovò per caso.Ad un certo momento fu costretto a lasciare l'aula. Subito dopo stese la relazione sullo svolgimento della discussione a cui aveva assistito. Alla riunione avevano preso parte più di trenta seniori; Lehpamer cita i nomi di nove sacerdoti e di diciotto laici.  Ecco il suo "verbale" dell'assem­ble­a:

 

            Subito dopo l'arrivo del treno mi sono recato al Seniorato. Per quanto io sia senior, non sono stato invitato all'assemblea generale, e nemmeno sapevo con certezza che si tenesse l'assemblea. Quando entrai tutti si rivolsero verso di me con apprensione. (...) Mi corse incontro Matulić per farmi firmare il giuramento. «Questa aggiunta sulla Liga non ti obbliga, questo è stato risolto dall'Episcopato». In questa fretta firmo il giuramento.

            Ho sentito quanto segue: Il comitato propone che si formino due Seniorati, uno sarebbe come quello d'adesso, questo sarebbe politico, mentre l'altro sarebbe Seniorato del "Domagoj".

            Dr. Šćetinec: «Signori, non pensate che i vescovi non si renderanno conto che si tratta di una forma, per ingannarli». Gli uni erano per 2 Seniorati, gli altri per uno solo.

            Žarko Vlaho: (parla con temperamento) «Noi siamo tutti per questo, tutti fino all'ultimo. Io propongo che rimanga uno, che lavoriamo in segreto, ci condanni (escluda?) chi vuole, anche i vescovi. I primi cristiani combattevano nelle catacombe contro l'impero romano, e noi, se sarà necessario, combatteremo contro i vescovi. (Alcuni si sono inquietati. Nessuno ha protestato). Vogliono l'Azione Cattolica Italiana in cui la gioventù è raccolta secondo le diocesi. I Vescovi non sanno affatto che cosa abbiano deciso. Il vescovo di Mostar dice che è stata accolta la concezione del Seniorato, noi invece vediamo che non è così».[1]

            Rev.do Pečnjak(??): «Questo nuovo Seniorato dovrebbe prendere gli studenti, ma esso non agirebbe con autorità come si fa ora, bensì i singoli seniori diffonderebbero tra gli studenti le nostre idee (del Seniorato)».

            Dr. Šćetinec: «Temo, perché il Seniorato è stato condannato dall'Episcopato. Lo HOS ha fatto sapere a tutti gli apprendisti e macellai che il Seniorato è condannato. Noi già stiamo perdendo sul terreno. Non mi permettono di lavorare a Bjelovar. Se riconosciamo questa risoluzione dell'Episcopato, riconosciamo che siamo condannati. Il Sillon era una grande organizzazione, e dopo la condanna si è ridotto a nulla, benché dopo questo Marc Sangnier sia stato ricevuto dal Papa, benché il Papa gli abbia permesso di perseguire il fine politico, il Sillon non può svilupparsi, perché su di esso pende la condanna papale. Se il Seniorato riconosce di essere stato condannato dall'Episcopato, allora la vittoria è dello HOS. Propongo che si faccia un esposto all'Episcopato, in cui si dica che l'Episcopato è stato nell'errore quando ha emanato questa condanna, e si chieda che corregga la precedente decisione».

            Qualcun'altro: Chiede che non si mandi alla Conferenza Episcopale, ma a tutti i Vescovi. Šćetinec esce con la terza proposta, che ai Vescovi sia dato l'ultimatum: che tutto il Seniorato si ritira da qualsiasi lavoro se non sarà accolta la sua proposta. Al che si alza un sacerdote (il rev.do Vodanović??) dichiarandosi contrario alla terza proposta. Pare che saranno accolte le prime due.

            Dr. Šćetinec: «Temo la rovina (fallimento), perché se il Seniorato perde gli studenti medi, allora siamo finiti».

            Altri: «Non siamo d'accordo con l'Episcopato. Le decisioni dell'Episcopato sono contraddittorie, inattuabili e non sono secondo l'Azione Cattolica».

            Ujević: «In Italia ci sono organizzazioni separate per gli studenti e per i giovani (non studenti)».

            Dr. Šćetinec: «La decisione dell'Episcopato è inattuabile, (cioè) che gli stessi studenti medi siano in due centrali».

            In questa confusione qualcuno si alza e dice: «Fuori aspettano quelli dello HOS e pregano di essere ricevuti». Baccano. «Siano subito cacciati via senza l'audizione. Fuori con loro!»

            Dr. Deželić: «Se Enrico (?) doveva aspettare tre giorni (ore?) per essere ricevuto dal Papa, possono anche quelli dello HOS aspettare che finisca la discussione». Si accetta.

            Lehpamer chiede di parlare. Non permettono. Pone la proposta d'urgenza. Dr. Đuka Kuntarić lancia: «Il loro emissario vuol parlare». Lehpamer protesta di non essere emissario di nessuno. E' venuto a nome proprio, sebbene, pur essendo membro effettivo (del Seniorato), non sia stato invitato all'assemblea generale. «Protesto contro tale modo di agire, che vengano invitati solo quelli che sono graditi al comitato. Penso che nessuno possa sottomettersi a tali conclusioni. Se il sig. Grgec nella "Luč" scrive chiamando non cristiano il lavoro di quelli dello HOS, allora questo lavoro del comitato del Seniorato è bolscevico».

            Chiasso: «Fuori con lui!». Altri: «Non fate così, non sarà bene». - Esco fuori.  

 

 

                                                                           2

 

            Appello dei seniori dello HOS all'assemblea generale del Seniorato, Zagreb, 1 novembre 1926. - Copia in Arch. Merz, F2 - 8.      

 

            Mentre il Seniorato critica la decisione dei vescovi, i seniori dello HOS che sono stati esclusi dal Seniorato si appellano all'assemblea generale del Seniorato contro l'esclusione. Il testo riflette le idee e lo stile di Merz.

 

            Al Comitato del Seniorato a Zagreb.

            In seguito alla nostra esclusione dal Seniorato ci permettiamo di rivolgere tramite Cotesto Comitato all'Assemblea generale del Seniorato cattolico croato questo appello e richiesta, pregando il comitato direttivo di volerlo proseguire all'Assemblea generale per la discussione e decisione.

            A tutti i sacerdoti e compagni presenti a questa assemblea generale è noto certamente che tra noi e il comitato direttivo è nata la controversia intorno alla questione degli studenti medi. Questa controversia ha preso tali proporzioni che non ci è restato altro che pregare l'ecc.mo Episcopato, come supremo arbitro e guida dell'Azione Cattolica, di risolverla autorevolmen­te, in modo da eliminare tutti i dissidi tra i cattolici croati organizzati. Sia lo HOS che la Liga hanno sentito questa necessità e si sono rivolti all'ecc.mo Episcopato con preghiera di intervenire con la sua autorità e il suo potere, dando una soluzione che sarà obbligante per tutti.

            In relazione alla questione degli studenti medi è sorto anche il contrasto in merito alla competenza del Seniorato cattolico croato. Il comitato direttivo del Seniorato ha fatto delle decisioni che noi non potevamo tradurre in pratica, perché ritenevamo che così avremmo danneggiato l'organizzazione che è stata affidata alla nostra cura. In particolare ritenevamo di non dover eseguirle, perché alcuni ecc.mi signori vescovi ci hanno consigliato di mantenere lo status quo finché non si riunisca la Conferenza episcopale e ci dia le direttive e norme per il nostro ulteriore comportamento.

            Noi abbiamo accolto questi consigli e aspettato la soluzione con la quale sono stati risolte tutte le questioni controverse.

            Tra di noi non possono più esserci dissensi sulle questioni che il forum competente ha risolto.

            Non è più possibile la controversia Liga-HOS, come anche non si può più litigare sulla competenza del Seniorato nelle questioni dell'Azione Cattolica e delle sue organizzazio­ni.

            La fine della controversia ci ha trovati, rispetto all'organizzazione del Seniorato, in una posizione che non può ulteriormente mantenersi. Il comitato direttivo, infatti, ci ha esclusi tutti dal Seniorato immediatamente prima della riunione della Conferenza Episcopale. Ci ha esclusi senza averci ascoltato. Ha applicato le sanzioni senza aver esaminato le nostre colpe. Nessuno di noi è stato ascoltato né ha avuto occasione di difendersi. Ad alcuni di noi non è stato nemmeno rimesso l'atto di esclusione.

            Contro questo noi qui appelliamo all'assemblea generale e preghiamo di dichiarare nulla in quanto giuridicamente invalida e non meritata la nostra esclusione.

            Giuridicamente invalida, perché il comitato direttivo non era competente per escluderci, e non meritata, perché la nostra colpevolezza non è stata affatto dimostrata e perché l'ecc.mo Episcopato ha deciso in piena conformità con il punto di vista che noi abbiamo sostenuto.

            Noi non intendiamo in questa occasione accusare il comitato direttivo e il suo operato. No. Siamo lontani da questo: Desideriamo che si passi sopra tutto ciò che ci divideva e che, dopo che sono state risolte le questioni controverse, ci dedichiamo d'accordo al lavoro fraterno e solidale.

            Il Seniorato è organizzazione dell'intellighenzia cattolica che è chiamata a compiere importanti compiti nella nostra vita nazionale. Grandi sono questi compiti. Un ampio campo di lavoro ci sta dinanzi e aspetta gli operai che impegneranno tutte le forze dell'intelletto e tutto l'amore del cuore per la grande opera del rinnovamento del nostro popolo in Cristo.

            Vogliamo la concordia e l'amore fraterno. Vogliamo la pace. Pax Christi in regno Christi.

            Non sono più possibili tra di noi i dissensi sulle questioni risolte. Diamoci la mano e affrontiamo insieme la grande e santa opera! Abbiamo il cuore largo, fraterno! Non dividiamoci, ma riuniamoci. L'intellighenzia cattolica croata sia concorde, non dividendo le proprie forze che sono necessarie per il grande lavoro che ci sta dinanzi!

            La nostra esclusione dev'essere annullata! Noi lo chiediamo, noi lo raccomandiamo non per qualche motivo sentimentale, bensì per amore alla causa cattolica. Perché, se questa esclusione rimanesse in vigore, non ci resterebbe altro che creare una nuova organizzazione di intellettuali cattolici. L'intellighenzia è un fattore importante nella vita del popolo; essa deve avere anche una propria organizzazione. Se non lo sarà il Seniorato, se per noi non c'è posto in esso, allora non ci resta che creare una nuova organizzazione dell'intellighenzia cattolica, appoggiandoci alla sacra gerarchia.

            Sarebbe un vero peccato se si arrivasse a una tale divisione. Invece della divisione, e forse anche della lotta, noi raccomandiamo la concordia, l'unità e la carità.

            Siamo convinti che l'assemblea generale accoglierà questo nostro appello. Siamo disposti a venire alla seduta dell'assemblea generale in qualunque momento fossimo chiamati, e a esporre anche nei particolari il nostro punto di vista. Siamo disposti, se necessario, fare anche sacrifici personali.

            In questa occasione vorremmo particolarmente rilevare le gravi conseguenze del dissidio nelle file dei seniori per il nostro clero. Non è bene che nemmeno gli intellettuali laici, che si entusiasmano per lo stesso ideale del rinnovamento cristiano, siano divisi in due organizzazioni che avranno rapporti tesi, sarebbe ancor peggio se tale divisione esistesse tra i sacerdoti. Pertanto ci appelliamo in particolare ai rev.di signori sacerdoti, che partecipano a questa assemblea generale, di alzare la loro voce per la concordia dell'intellighenzia cattolica. Siamo convinti che essi lo faranno.

            Rivolgendo questo appello all'assemblea generale del Seniorato cattolico croato, le auguriamo buon successo nel lavoro secondo le direttive della santa Chiesa e saremo felici di trovarci insieme con gli altri compagni nel fraterno circolo e nel sincero lavoro per la nostra causa cattolica.

            Dio vive!

            Dr.Protulipac, Jakovljević, dr. Ćepulić, dr. Merz e M. Lehpamer.

 

 

 

                                                                           3       

 

            Risposta del Seniorato ai seniori dello HOS, Zagreb, 5 novembre 1926. - Copia in Arch. Merz, F2 - 9.

 

            Al dr. I. Protulipac, I. Jakovljević, dr. Ćepulić, M. Lehpamer e dr. I. Merz a Zagreb.

            Con riferimento al Vostro appello del 27 ottobre all'assemblea generale del Seniorato cattolico croato contro l'esclusione dal Seniorato, Vi informiamo: che l'assemblea generale annuale del 29 ottobre ha eletto il comitato d'inchiesta, in cui sono stati delegati il dr. Zlatko Kuntarić, dr. Juraj Šćetinec e il dr. Ante Živković, che hanno il dovere di esaminare il Vostro lavoro riguardo al Seniorato cattolico croato, di accertare se potete essere membri del Seniorato, di presentare alla prossima assemblea generale la relazione in proposito, e ha deciso che nel frattempo non potete godere di nessun diritto dei membri.

            Sia lodato Gesù Cristo!

            A Zagreb, 5 novembre.

            Per il Seniorato C.C.: Dr. Ljubo Maraković, presidente

                                                            M. Matulić, segretario

 

 

 

 

                                                                           4

 

            Lettera di Juraj Sćetinec a Ivan Merz, Bjelovar, 6 dicembre 1926. - Autografo in Arc.Merz, F38 - 14.

 

            Nel comitato che doveva esaminare la condotta di Merz e compagni nei riguardi del Seniorato (v. sopra, 3) era Juraj Šćetinec, compagno e amico di Merz dal tempo degli studi a Parigi. Non sappiamo se questa circostanza abbia indotto Merz a mandare a Šćetinec una cartolina in cui esprimeva il desiderio di incontralo. Šćetinec comunque ne fu molto contento, come risulta dalla lettera che pubblichiamo, nella quale però non mancò di esprimere la propria visione della controversia tra il Seniorato e le Aquile, addebitandone la responsabilità anche ai collaboratori di Merz. Audiatur et altera pars!   

 

            Caro Ivica!

            Ho ricevuto la Tua cartolina, per la quale Ti ringrazio cordialmente.

            Mi rallegra molto il Tuo desiderio che ci incontriamo e parliamo. Mi ha fatto una pesante impressione l'intransigenza dei compagni nello HOS e l'attuazione senza riguardo di certi principi che radicalmente fanno i conti con l'intera organizzazione cattolica attuale. Di questo bisognava discutere, molto discutere, e precisamente discorrere con molta carità prima di procedere all'opera, che ha creato due fronti, tra i quali non rimane altro che la lotta, rispettivamente la guerra.

            Tu sai bene quale era il mio modo di pensare e di comprendere a Parigi, sai che desideravo, come supremo principio, la realizzazione del Regno di Dio sulla terra, e che tutto l'altro lavoro per cui mi preparavo era solo il mezzo per questo fine. Da questa idea non mi sono allontanato nemmeno per uno iota. Sai che venivo da Te ancor prima di impegnarmi attivamente nel lavoro esterno, sai che ho pregato proprio Te che non spingiate la cosa agli estremi. Ho tentato tutto prima di decidermi. Anzi avrei preferito ritirarmi piuttosto che impegnarmi nell'azione che non solo non mi piace, ma mi fa soffrire. In questi tempi  quando vediamo così chiaramente il pericolo per il cattolicesimo nel nostro paese, fa male vedere la lotta tra gli stessi cattolici, e precisamente tra i cattolici organizzati.

            Tuttavia mi sono deciso di rimanere nelle file dell'organizzazione cattolica e di lavorare, poiché mi sentivo obbligato in coscienza ad usare tutte le mie energie per la rinascita della società in Cristo. Ho visto, però, che prima bisogna eliminare gli ostacoli ad un lavoro efficace!

            Amico caro, io non dubito della Tua buona fede, che fai solo il meglio, ci sono però tanti atti, tanti fatti da parte dei Tuoi collaboratori, che non mi permettono di pensare ugualmente di tutto questo. E' possibile, alla fine, che ciò valga anche per essi. Essi tutti sono giovani, impulsivi ed esclusivi, per cui non vedono le conseguenze dei propri atti. Quando volano con le ali del loro idealismo giovanile, non vedono che qualche volta la via non è così semplice, non vedono, rispettivamente non comprendono quando i loro atti, forse in buona intenzione hanno cattive conseguenze.

            La questione si è acuita, sembra che sia difficile uscire da queste posizioni, tuttavia io sono ottimista vedendo che anche nelle vostre file esiste il desiderio che si discuta pacatamente, apertamente, con amore e - sinceramente! Perciò sarò molto lieto se potremo incontrarci e parlarci.

            Intanto il 12 c.m. dovrei avere l'incontro dello HOS a Đurđevac, perché i popolari locali mi hanno invitato per quel giorno a causa delle elezioni. Io partirei col treno che viene da Zagreb a Bjelovar alle 11.10 prima di mezzogiorno. Sarà forse la cosa migliore che anche Tu venga con questo treno, quindi viaggeremo insieme. Tuo in Cristo 

                                                        Georges (Juraj Šćetinec).

 

 

 

                                                                           5

 

            Circolare dello HOS alle redazioni dei periodici cattolici, alle organizzazioni dell'A.C. e al Seniorato, 7 gennaio 1927. - Copia in Arch. Merz, F2 - 12.

 

            Sul settimanale "Jadran" di Split, sotto il titolo Neugodan slučaj (Un caso spiacevole), era apparsa la critica del testo della conferenza "Kralj Orlova" (Il Re delle Aquile), destinata alle guide delle Aquile. L'autore del testo era Ivan Merz, che così voleva divulgare tra i membri dell'organizzazione il contenuto dell'enciclica di Pio XI Quas primas, dell'11 dicembre 1925, su Cristo Re. Letta la critica, il 3 gennaio 1927 Merz chiese al vescovo Akšamović - che credeva avesse dalla Conferenza Episcopale l'incarico di vegliare sull'applicazione delle decisioni dei vescovi sull'A.C. - di intervenire presso l'Ordinario di Split, perché «avverta la redazione di "Jadran" di attenersi alla decisione della Conferenza Episcopale, comunicata alle redazioni di tutti i periodici cattolici, relativa alla proibizione di ogni polemica tra i cattolici sulle questioni riguardanti l'Azione Cattolica». Chiese altresì che con una circolare alle redazioni dei periodici e alle presidenze delle organizzazioni fosse di nuovo proibito combattere le organizza­zioni esistenti; se qualcuno nota qualche scorrettezza, la denunci all'Ordina­rio competente. Così - si sperava - sarebbe stata impedita la sistematica campagna contro le Aquile.[2]

            Lo HOS poi decise di inviare, per conto proprio, la circolare seguente:

 

            In occasione dell'attacco dell'organo di Split del Partito Popolare Croato, "Jadran" del 31.XII.1926. (p. 2), alla Lega Croata delle Aquile, dove si calunnia ingiustamente la direzione di questa organizzazione e le si attribuiscono intenzioni e metodi che questa direzione non ha mai avuto, sottolineiamo che il foglio "Jadran" non ha solo compromesso il prestigio di una Organizzazione cattolica, ma ha mancato contro la doverosa obbedienza al decreto della Conferenza espicopale num. 237/Pr. del 18 ottobre 1926, comunicato a tutte le Direzioni dei periodici e giornali cattolici, dove si dice espressamente: "In futuro nelle file dei cattolici non devono esserci più diverbi e polemiche sui dissidi che sono sorti o potrebbero sorgere nelle file dei cattolici". 

            Di nuovo facciamo presente questa circolare e ci serviremo di tutti i mezzi a disposizione affinché i trasgressori siano puniti. Così pure sappiamo che certe personalità e certi uomini fanno una campagna pubblica e segreta contro la Lega Croata delle Aquile e i suoi dirigenti. Tale modo di lotta non è ammesso. Chi ha qualcosa da rimproverare alla Lega Croata delle Aquile, rispettivamente ai suoi dirigenti, ha solo una via, quella di denunciare il fallo alla competente autorità ecclesiastica. Contro gli individui o le organizzazioni che continuassero a combattere in modo così indegno, saranno prese le più severe misure. Caratteristica del lavoro cattolico dev'essere la carità e la concordia, e non la lotta reciproca. Ciò che rende concorde il lavoro per il bene della Chiesa è solo l'obbedienza alla Sede Apostolica e ai vescovi diocesani.

 

 

                                                                           6

 

            Lega Croata delle Aquile all'arcivescovo Bauer, Zagreb, 9 gennaio 1927. - Copia in Arch. Merz, F2 - 13.

 

            Eccellenza,

            Il Consiglio federale della Lega Croata delle Aquile che come forum legislativo dell'organizzazione delle Aquile Croate doveva risolvere molti importanti problemi della nostra organizzazione, ne ha discusso oggi ed ha dato alla presidenza le direttive per il futuro lavoro. I delegati dei distretti di diverse regioni e diocesi che hanno rappresentato l'organizzazione delle Aquile in cui sono funzionari, hanno preso molte decisioni di grande importanza.

            Prima di comunicare a Vostra Eccellenza queste decisioni, questa delegazione che è venuta a presentare omaggio a Vostra Eccellenza ha avuto il compito di comunicarLe a voce e per iscritto la risoluzione che considera della massima importanza per lo sviluppo dell'Azione Cattolica nelle nostre regioni. Questa risoluzione suona così:

            «Poiché dalle relazioni dei delegati da varie diocesi risulta che il Seniorato cattolico croato conduce una lotta contro la Lega Croata delle Aquile e pone ostacoli all'attuazione dell'ultima risoluzione della Conferenza Episcopale (1926), il Consiglio federale dello HOS ha deciso di chiedere per iscritto al Comitato centrale del Seniorato di cessare questa sua lotta fratricida, se tengono sacra la memoria del vescovo Mahnić, e di aiutare nella carità fraterna le Aquile nella diffusione dell'idea cattolica tra la gioventù, perché anche alla Lega Croata delle Aquile sono care tutte le conquiste del Movimento cattolico croato. Se il Seniorato cattolico croato non risponde entro 14 giorni e non cessa con questa lotta fratricida, la Lega Croata delle Aquile declina ogni responsabilità per lo scandalo che potrebbe nascere tra i cattolici. Questa risoluzione deve essere comunicata per iscritto al Comitato centrale del Seniorato cattolico croato e a voce per mezzo di una delegazione speciale da varie diocesi all'ecc.mo dr. Antun Bauer, arcivescovo di Zagreb».

 

                                                                          

                                                                           7       

 

            Lettera del sac. Ilija Anaković a Ivan Merz, Đakovo, 7 febbraio 1927. - Orig. in Arch. Merz, F2 - 14.

 

            Ilija Anaković (1897-1966), ordinato sacerdote il 1 luglio 1921, negli anni 1925-1928 era vicerettore del Seminario teologico di Đakovo. La sua lettera riflette il clima di diffidenza di una parte del clero di Đakovo nei riguardi del Seniorato.

            Dr. Ivan Rogić era professore di diritto canonico a Đakovo; a lui il vescovo Akšamović aveva affidato di elaborare il Regolamento dell'Azione Cattolica, che poi mise in apprensione i dirigenti dello HOS a causa della eccessiva autonomia in esso prevista per le Giunte diocesane. Vedi infra, 8.

 

 

            Molto stimato signore,

            Ci ha costernato la dichiarazione del dr. Rogić: «Il vescovo Akšamović va a Zagreb lunedì per benedire la conciliazione tra lo HOS e la Liga».

            Dopo tutti quegli attacchi pubblici allo HOS negli ultimi giorni veniamo a sapere che il Seniorato può acconsentire alla conciliazione il che significa la morte dello HOS, dell'Azione Cattolica e dell'indirizzo ecclesiastico e papale nel Movimento cattolico.

            Affinché possiate con maggiore sicurezza difendere la vostra posizione attuale che è l'unica corretta, Vi comunico alcune utili informazioni.

            Il dr. Matulić ha scritto al dr. Rogić una lettera di questo contenuto:

            1. Il progettato Seniorato apolitico almeno finora è un castello in aria. Noi vogliamo regolare la nostra relazione con l'Azione Cattolica.

            2. Il Tuo (di Rogić) progetto di riforma del Seniorato è un Tuo parere personale o semi-ufficiale indicazione del Tuo vescovo, che noi dobbiamo accettare? Noi accetteremo, essi (vescovi) ci dicano soltanto che cosa desiderano. Tutto quello che noi facciamo, tutto è contro la Chiesa. Tutto quello che fanno le Aquile, è tutto per la Chiesa, sebbene siano venuti in conflitto con l'autorità ecclesiastica: Mostar e Split.[3] Viene il pensiero di lasciar tutto.

            3. Noi saremmo per la conciliazione con lo HOS, ma a condizione che nello HOS vengano ricevuti tutti quelli che sono stati esclusi durante la controversia, se ci è lecito porre delle condizioni, perché non ci dicano che ci intromettiamo negli affari dell'Azione Cattolica.

            Come vede, a loro brucia sotto i piedi. Siate forti!

            Inoltre essi dicono che Đakovo è dalla loro parte, ma ciò non è vero. Qui la situazione è come finora. Dr. Spiletak, dr. Marković, i rev.di sig.ri Jelenčić, Wolf, io e perfino il dr. Rogić ci siamo rifiutati di dare il contibuto per la "Mahnićeva baština" (fondazione "Eredità di Mahnić") del Seniorato.

            Il Seniorato apolitico è una maschera. Farà quello che gli avrà ordinato il (Seniorato) segreto politico. Voi come HOS avete nell'Azione Cattolica uguali diritti, e che cosa essi pretendono da voi? Non si tratta di quello spirito antico del Seniorato? Accettare nello HOS i distruttori significa annientare lo HOS qual'è, e se lo demoliscono, noi dovremo crearne uno nuovo, il che vuol dire tornare indietro di alcuni anni.

            Gli attacchi in pubblico giovano solo alla nostra causa. Bisognerebbe che Voi denunciate ai Vescovi ogni attacco, perché questo è contro l'A.C., contro la proibizione dei nostri vescovi, anzi qualche volta questi attacchi sono incivili e immorali. Proprio questi attacchi sono la prova migliore che il Seniorato ha impegnato tutte le forze per conquistare lo HOS e l'A.C...

            Voi con l'attuale HOS rappresentate una grande idea. Dietro a Voi moralmente c'è il Santo Padre il Papa, la Chiesa, tanti che la pensano allo stesso modo. A Voi spetta di salvare ora i corretti principi, l'interesse della Chiesa, di aiutare il popolo croato cattolico sulla strada del rinnovamento... Come opera di Dio e per Dio, è necessario che superiamo la prova, non possiamo però non essere consapevoli della grande responsabilità che grava su di noi, in verità in questo momento su di Voi. Nelle Vostre mani sono tanti santi interessi e noi siamo persuasi che Voi non dovete cedere e accettarli (accettare nello HOS i seniori esclusi). Le due organizzazioni dell'Azione Cattolica - il Seniorato apolitico e lo HOS non devono intromettersi l'una nell'altra. Dal più alto luogo Voi siete stati chiamati cavalieri della Chiesa, difendetela adesso. Vi accompagneranno le preghiere e la benedizione della stessa Chiesa e dei Vostri amici, e spero che questa lotta sarà una delle più onorevoli nella storia delle Aquile.

            Ricordatevi che il nemico in casa è molto più pericoloso di quello di fuori.  Dunque non cedete. Non è possibile la riconciliazione tra i principi cattolici e quelli liberali...

            Vi saluta cordialmente a nome di tutti gli aderenti di qui, pregando per la vittoria della causa di Dio.

            Si raccomanda nelle preghiere in Cristo devotissimo Ilija Anaković.

 

                                                                           8

 

            Lettera di Ivan Merz al sac. Dragutin Kamber, Zagreb, 1 aprile 1927. - Copia in Arch. Merz, F53 - 4c.

           

            Il rimprovero che Merz rivolge al sac. Kamber, giovane redattore del "Katolički Tjednik" di Sarajevo, per il suo tono di scrivere, dimostra la delicatezza dello stesso Merz verso le persone, di cui non condivide le idee. Nella lettera poi vengono toccati tre punti caratteristici della strategia del Seniorato nei riguardi della Lega delle Aquile: mentre, da una parte, la Liga non viene riorganizzata secondo la decisione della Conferenza Episcopale del 1926, così che le Aquile non possono avervi i propri rappresen­tanti, al tempo stesso i seniori promuovono l'istituzione di una seconda Lega della gioventù (Omladinski Savez) e cercano di penetrare nelle Giunte diocesane dell'Azione Cattolica, sperando di ottenere in tal modo l'influsso anche sulle Aquile. Lo stesso 1 aprile, sugli stessi argomenti scriveva il p. Ambroz Vlahov OFMConv. al vescovo di Šibenik, mons. Mileta.[4]

 

 

            Reverendo Signore,

            Quella breve introduzione alla relazione sulla Giunta diocesana di Zagreb, che Lei ha scritto per il "Katolički Tjednik" del 27.III., è un po' dura. Qui pensiamo che bisognerebbe evitare tutto ciò che potrebbe ferire i seniori o provocare la loro reazione. Quanto ai principi occorre anche per l'avvenire combattere la loro ideologia, ma bisogna lasciare in pace il Seniorato come organizzazione. So che (Lei) non se la prenderà a male.

            Che il Seniorato continui a lavorare segretamente e nel vecchio ambito, ne siamo convinti tutti. (Prego di non scriverlo sul "Tjednik", come in genere nulla di questa lettera!). Prova ne è l'ultimo numero di "Narodna Politika", dove vede che a Split si tiene il congresso di tutti gli studenti medi,[5] senza che lo HOS ne sia stato informato, sebbene la maggioranza degli studenti medi sia nelle nostre file. Perciò noi consideriamo questo congresso come congresso degli studenti della Liga, e non di tutti gli studenti medi. La preghiamo di non annunciare nel "Tjednik" questo congresso, come pure di non riportare per ora alcuna notizia sulla Liga, né sull'"Omladinski Savez" (Lega della gioventù) appena istituito. Ragioni: Dalla decisione della Conferenza Episcopale risulta che la Liga dovrebbe essere la centrale di coordinamento e di rappresentanza di tutti gli studenti medi cattolici[6] e che quindi anche il Distretto delle Aquile Studenti medi dovrebbe inviarvi i propri delegati. Subito dopo la Conferenza Episcopale lo HOS ha inviato alla Liga una lettera in cui chiede che due suoi delegati siano accolti nella Liga. Finora lo HOS non ha ricevuto risposta, tuttavia la Liga si comporta come rappresentante di tutti gli studenti medi. Finché ciò non sarà risolto, penso che non occorra raccomandare la Liga, perché non si sa che cosa ancora essa possa intraprendere.

            E' analoga la situazione con l'Omladinski Savez. Nel 1923 (16.XII) quando fu fondato lo HOS, contemporaneamente fu tenuta anche l'assemblea generale straordinaria del vecchio "Hrvatski Katolički Omladinski Savez" (Lega della gioventù cattolica croata), durante la quale è stato deciso che in seguito le stesse persone sarebbero state nel comitato dello HOS e dell'Omladinski Savez.[7] Questo "Omladinski Savez" non è stato liquidato, ma legalmente (tuttora) esiste e con il suo comitato (Protulipac presidente, Merz vicepresidente) è registrato presso la polizia. I seniori sono stati avvertiti di questo, tuttavia hanno fondato questo (secondo) Omladinski Savez.[8] Adesso ne esistono due; è chiaro che i seniori vanno avanti senza riguardo nell'attuazione dei propri progetti. Benché noi in linea di principio non abbiamo nulla contro le associazioni della gioventù, specialmente lì dove forse non è opportuno fondare le Aquile, tuttavia siamo convinti che con ciò si vuole conquistare la gioventù ed eventualmente istituire così la coordinazione (un organo di coordinamento) per la Lega delle Aquile e la Lega della gioventù (Omladinski Savez); in questo organo di coordinamento (i seniori) cercherebbero di mettere i propri uomini per avere influsso sulle Aquile. Prima che siano chiarite tutte queste questioni e tutto venga messo su basi legali, pensiamo che il "Katolički Tjednik" debba tacere su tutto ciò.

            Quanto alle Giunte diocesane,[9] ci siamo accorti che i seniori le forzano e da alcuni fatti avvenuti a Split, a Mostar e altrove abbiamo avuto l'impressione che i seniori cerchino di introdursi in queste Giunte e per mezzo di esse esercitare l'influsso sui distretti delle Aquile. Perciò abbiamo pensato che anche i Regolamenti delle Giunte diocesane debbano essere precisi e che in essi occorra sottolineare di più, da una parte il significato dell'Azione Cattolica sul piano dei principi, e dall'altra parte il carattere coordinatorio di queste Giunte diocesane. A nome dello HOS abbiamo mandato questo Regolamento al comitato preparatorio della Lega Nazionale Centrale. Una copia si trova anche dall'ecc.mo Šarić.

            L'istituzione dell'Omladinski Savez, il Congresso degli studenti medi a Split ed altre attività che notiamo dovunque, ci convincono che il Seniorato continua a lavorare segretamente e sistematicamente nello stesso ambito come prima della Conferenza Episcopale. Ha cambiato gli Statuti solo sulla carta, per avere l'aspetto legale davati agli ecc.mi vescovi. Nisi Dominus aedificaverit domum in vanum laboraverunt qui aedificant eam. Pertanto noi siamo tranquilli e andiamo per la nostra strada.

                                                                          

 

 

                                                                           9

 

            Dalla lettera dello HOS a mons. Josip Marušić, vescovo di Senj, Zagreb, 8 aprile 1927. - Copia in Arch. Merz, F54 - 7.

 

            Quella di Senj fu la prima organizzazione studentesca delle Aquile in Croazia. Il vescovo Marušić mostrò molta fiducia verso l'Organizzazione, così pure la maggior parte del suo clero. Ma l'insegnante di religione nel ginnasio, dr. Ivan Blažević, senior, nell'anno scolastico 1926-27 si adoperò per far passare le Aquile studenti sotto la competenza della Liga. La direzione dello HOS ebbe informazioni dettagliate su questa faccenda e il 1 aprile 1927 scriveva al vescovo Marušić: «Molto probabilmente secondo le direttive di qualche foro segreto si è cercato con tutte le forze che tra gli studenti a Senj venisse fondata l'organizzaz­ione studentesca della Liga, anzi è stata fatta una pressione morale sugli studenti, al punto di dire che è desiderio dei vescovi che venga fondata tale organizzazione della Liga, e che, se essi non lo faranno, sarà sciolta l'organizzazione delle Aquile studenti medi».[10] 

            Otto giorni dopo, lo HOS inviava al vescovo altre informazioni:

 

            Illustrissimo Signore,

            […] Come ci risulta, è stata fatta una pressione morale sugli studenti e sotto questa pressione essi hanno attuato ciò che il Seniorato prima della Conferenza Episcopale voleva che si facesse ovunque dove esistono le associazioni studentesche delle Aquile, cioè che il comitato dell'associazione delle Aquile funga come comitato delle Aquile verso il Distretto delle Aquile, e come organizzazione della Liga verso la Liga. Noi abbiamo ritenuto nociva questa proposta del Seniorato, perché influisce negativamente sull'educazione se due centrali dirigono la stessa associazione con lo stesso comitato, e precisamente due centrali con lo stesso obiettivo educativo, quello di formare la coscienza dello studente. Anzi siamo informati che è stato a Senj il delegato della Liga, il quale diceva di essere venuto per realizzare quello che ha deciso la Conferenza Episcopale. Noi abbiamo sempre inteso che la Conferenza Episcopale voleva che gli studenti fossero liberi di scegliere il tipo (di organizzazione): quello della Liga o quello delle Aquile, o di essere in entrambe le organizzazioni. Però, a nostro avviso, la decisione della Conferenza Episcopale esclude la possibilità che la stessa organizzazione abbia due facce...[…]

            Alleghiamo in copia il resoconto ufficiale dell'associazione studentesca delle Aquile; da esso apprendiamo che il rev.do assistente spirituale (dr. Blažević) ha affermato che le Aquile erano attuali 5-6 anni fa. Noi eravamo convinti che per il lavoro dell'assistente spirituale sul territorio della Vostra diocesi sarebbe stata autorevole la lettera di Vostra Signoria Illustrissima del 7.VII.1926, in cui si parla in senso del tutto contrario a quello che leggiamo nel resoconto allegato. In questa lettera viene anche sottolineato che l'organizzaz­io­ne studentesca delle Aquile ha come obiettivo di "formare il tipo di giovane cattolico completo, coscienzioso, coerente, forte". Nella lettera del 7.X.1926, il rev.do sig. Usmiani ci ha comunicato che «la questione delle Aquile per la nostra diocesi e per il convitto è stata risolta nelle Conferenze decanali e con la lettera indirizzata allo HOS da parte del nostro Ordinario, che è l'unico competente per l'Azione Cattolica nelle nostre diocesi" (di Senj e Modruš).[11]

            Nonostante la lettera di Vostra Signoria Illustrissima in cui si sottolinea che l'organizzazione studentesca delle Aquile può dare una educazione completa, siamo rimasti molto meravigliati leggendo nell'allegato resoconto che l'organizzazione delle Aquile studenti non è in grado di farlo, ma «che solo la Liga lo può fare». Inoltre ci appare incomprensibile, anzi offensivo l'affermare che l'unità dell'Azione Cattolica esige che le Aquile studenti di Senj debbano essere contemporaneamente iscritti nelle organizzazioni della Liga; come se le Aquile non avessero relazioni con la Chiesa, come se non avessero i propri assistenti spirituali, come se nell'Azione Cattolica e nel Movimento Cattolico ci fosse un altro principio di unità e non la dipendenza dai Vescovi diocesani e dalla Santa Sede.

            Seguendo lo sviluppo dell'Azione Cattolica a Zagreb e in provincia ci siamo convinti che il Seniorato continua ad operare nel suo precedente ambito politicizzato e attua i suoi piani. Quanto agli studenti medi, noi siamo convinti che esso ha come obiettivo far sì che le associazioni studentesche delle Aquile pian piano si trasformino in organizzazioni della Liga: e poiché la Liga è in realtà guidata dal vecchio Seniorato, il Seniorato vuole educare per sé la nuova generazione che comprenderà l'Azione Cattolica e il Movimento cattolico a modo suo, che a nostro avviso non è sempre conforme alle direttive della Santa Sede. Quel che è stato fatto ora a Senj, è solo un primo passo, con lo scopo di abolire costì l'organizzaz­ione delle Aquile per gli studenti medi; tutta questa azione, poi, non ha solo un carattere locale, ma è diretta dal Seniorato di Zagreb. Tale azione è tanto più pericolosa, in quanto ovunque cerca di coprirsi con il manto della legalità.

            Riteniamo che ci siano tanti studenti medi e che la Liga avrebbe un ampio campo di lavoro per conquistarli; non ha invece senso conquistare per un altro tipo (di organizzazione) gli studenti cattolici già organizzati, se (questa organizzazione) già opera bene.[12]

 

 

 

 

                                                                          10

 

            Lettera di mons. Josip Sokol a Ivan Merz, Đakovo, 7 maggio 1927. - Orig. in Arch. Merz, F50 - 10.

 

            Mons. Sokol era presidente della Giunta diocesana di Đakovo, eletta il 21 gennaio 1926.[13] In una lettera del 18 gennaio 1927, Merz gli aveva scritto su certi contrasti tra le Aquile a Osijek: «Quanto alle vicende di Osijek, abbiamo già scritto una informazione per l'Illustrissimo, in cui lo preghiamo di risolvere personalmente la questione. A noi è perfettamente chiaro che non si può fare nulla, in nessuna diocesi, che non sia conforme ai desideri dell'Ordinario... Dall'origine è stato sacro per le Aquile Croate - come Lei stesso lo sa benissimo - che tutto il lavoro e tutta l'Azione Cattolica devono essere fatti secondo le direttive della Santa Sede e dei Vescovi diocesani... Reverendissimo signore, se avesse qualche osservazione da fare o qualche desiderio, voglia comunicarcelo. Siamo dispostissimi a fare tutto quello che è nelle nostre forze. Se forse qua e là qualche cosa ritarda di qualche giorno o forse non è formulata o attuata come per sua natura dovrebbe esserlo, sia persuaso che non si tratta di cattiva volontà, ma del lavoro indescrivibilmente grande che ciascuno (di noi) deve compiere accanto a tutti gli affari professionali ed altre difficoltà, che Lei ben conosce. Se non ci fosse l'amore verso il Salvatore e le anime, ci creda che già da tempo ci saremmo liberati di questa croce. Così invece speriamo di perseverare fino alla fine, con l'aiuto di Dio. Perciò la preghiamo di sostenere il nostro lavoro con devote preghiere, e noi da parte nostra faremo tutto il possibile perché le Aquile si sviluppino nella diocesi di Đakovo secondo le direttive e i desideri dell'Ordinario».[14]

            Dopo questa, Merz deve aver scritto un'altra lettera a mons. Sokol, alla quale questi rispose con la seguente, che, tra l'altro, conferma quanto il sac. Anaković aveva scritto (v. sopra, 7) sulle disposizioni del clero di Đakovo nei riguardi dell'organizza­zione delle Aquile.

 

            Signor Dottore,

            Già prima di Pasqua ho ricevuto la Sua lettera, ma non ho potuto rispondere perché ritenevo necessario prima ben riflettere sulla questione.

            Sono molto dispiaciuto per i continui dissidi e comprendo la Sua difficile situazione, e sia certo che volentieri Le verrei incontro per aiutarLa se ciò dipendesse da me.

            Siamo rimasti male impressionati dal modo di scrivere dei giornali e noi stessi abbiamo visto in questo la scorrettezza verso le associazioni delle Aquile. Oggi però mi sono rallegrato quando ho ricevuto il "Katolički List" e visto in esso tante lodi e articoli propagandistici per le Aquile. Questo sia di consolazione anche a Lei.

            Non ho potuto acconsentire al Suo invito di scrivere al dr. Carević,[15] ma ho aspettato di incontrarmi col vescovo di Split per sentire da lui qualche cosa. Dal colloquio con lui ho capito che è molto bene disposto verso le Aquile. Ho pregato anche il nostro vescovo di parlare con il vescovo Bonefačić, il che è stato fatto con buon risultato.

            Il nostro vescovo si è molto meravigliato e adirato a causa della propalazione di false voci sulla sua indisposizione nei riguardi delle Aquile. Egli risponderà a queste così che il giorno 8 maggio[16] celebrerà la s. Messa per l'organizzazione, comunicando di persona le Aquile e in chiesa farà loro un discorso. Questo poi sarà registrato dai giornali e così saranno smentite le storie infondate e notizie ciarlatane.

            La mia opinione circa le Associazioni della gioventù (Omladinska društva)[17] l'ho esposta a Lei già a Zagreb, ed ora L'assicuro che anche il nostro vescovo è dello stesso parere, così pure noi tutti nella nostra diocesi.

            Se ne è parlato ieri nella seduta della nostra Azione Cattolica ed è stato deciso in questo senso. Inoltre abbiamo fatto un'altra decisione, cioè che senza la previa informazione della Giunta diocesana nessuno deve venire nel nostro territorio per fondare qualche organizzazio­ne. Non desideriamo, infatti, che nella nostra diocesi vengano importati degli attriti e che si faccia qualcosa senza di noi e senza la nostra conoscenza.

            Ecco, Dottore, la breve risposta alla Sua lettera. In queste righe troverà anche consolazione, e almeno fino a un certo punto troverà incoraggiamento a non sentirsi mancare, ma ad andare avanti coraggiosamente.

            A Lei e a tutti i Suoi collaboratori invio un amichevole saluto, esclamando "Dio vive!"      

                                                                                                                                           J. Sokol

            P.S. Grazie per la copia dell'esposto indirizzato all'ecc.mo sig. arcivescovo.

                                                                                                                                                      

 

 

                                                                          11

 

            Lettera di Ivan Merz al dr. D. Kniewald, Zagreb,11[18] maggio 1927. - Copia in Arch. Merz, F2 - 18.

           

            Sulla copia dattiloscritta manca il destinatario, ma essendo la lettera indirizzata a un "caro reverendo", dal contesto si deduce che si tratta del dr. Kniewald. Nella lettera si allude allo scritto "Ritorno a Mahnić", che forse era il titolo originale dello scritto di Kniewald pubblicato poi in "Vrhbosna" sotto il titolo Movimento cattolico croato. Nel momento in cui scrive questa lettera, Merz non ha ancora letto l'elaborato, tuttavia dai colloqui che ha avuto sull'argomento - pare non solo con l'autore - ha l'impressione che esso contenga la condanna definitiva del Seniorato.

 

            Caro Reverendo,

            Sto per partire per Vrbovsko, e Le mando questa lettera per mezzo di Ćepulić.

Benché non abbia ancora letto lo scritto "Indietro a Mahnić", tuttavia dai colloqui ho il presentimento che in esso sia espressa la condanna definitiva del Seniorato riguardo ai suoi principi. Temo che la pubblicazione di tale condanna possa provocare maggior male e penso che la via più normale sarebbe di dare ai Vescovi lo scritto, perché essi esprimano un giudizio autoritativo. Penso che prima di questo giudizio autoritativo non sarebbe opportuno far conoscere queste cose a un pubblico più largo.

            Quanto meno bisogna aspettare, perché ritengo che dobbiamo di nuovo trovarci tutti insieme.

            In Cristo devotissimo (I. Merz)

 

                                                                          12

 

            Lettera di Ivan Merz al p. Bruno Foretić S.I, 12 maggio 1927. - Autografo in Arch. Merz, F2 - 25.

 

            Merz affida al p. Foretić qualcosa da consegnare all'arcivescovo Šarić. Dalla lettera di accompagnamento si deduce che questo qualcosa era lo scritto di Kniewald sul Movimento cattolico, che poi uscì in "Vrhbosna" del 20 maggio 1927. Anche in questa lettera Merz manifesta gli stessi timori che aveva manifestato nella lettera a Kniewald, per i possibili effetti negativi della pubblicazione dello scritto­. Bisogna però dar atto anche all'autore Kniewald, il quale lasciava all'arcive­scovo Šarić l'ultima parola in merito. Il fatto che Kniewald avanzi l'ipotesi che l'elaborato venga stampato in quattro puntate, o come un opuscolo a parte, o addirittura che non venga stampato ma trasmesso ai Vescovi, e che invece è stato stampato intero e subito nel primo numero successivo di "Vrhbosna", induce a ritenere che sia stato lo stesso arcivescovo Šarić a trasmetterlo alla redazione perché fosse stampato.

 

            P. Foretić,

            Prego di consegnare questo all'ecc.mo Šarić.

            Prego, gli chieda:

            a) Se "Vrbosna" lo stamperà in 4 puntate;

            b) Se no, sarebbe possibile stamparlo a Sarajevo come opuscolo e sotto quale nome, o senza nome, o Non quis sed quid;

            c) Se forse non è opportuno stampare, non si potrebbe inviarlo agli Ordinari(?).

            Queste sono le domande del rev.do sig. Kniewald.

            E Lei, caro reverendo, chieda da sé, se sia alla gloria di Dio che venga stampata una cosa del genere. La cosa è molto, forse troppo forte. Molti sentiranno profondamente questi colpi. Non è forse troppo forte il modus? Perché non si offendano le persone, non sarebbe in questo caso meglio non informare il pubblico del dissidio(?) nei principi. Non oserei esprimere il mio giudizio. Perciò chieda anche Lei consiglio, perché da questo non nasca un male maggiore. In particolare ascolti il parere dell'ecc.mo Šarić.

                                                                   Merz

 

 

                                                                          13

 

            Lettera di Ivan Merz al p. Petar Perica S.I., Zagreb, 25 maggio 1927. - Copia in Arch. Merz, F2 - 31.

 

            Lo scritto di Kniewald è uscito in "Vrhbosna" del 20 maggio. Merz qui accenna alle reazioni provocate a Zagreb. Da questa lettera risulta che egli non aveva ancora letto lo scritto, ma che i suoi giudizi e timori si basano su quanto ne aveva sentito da altri.

 

            Caro padre Perica,[19]

            Proprio ora ho avuto la comunicazione che non devo partire per Split.

            L'articolo in "Vrhbosna" Indietro a Mahnić qui ha messo tutti in agitazione.

            La prego di mandarmi subito indietro quel dattiloscritto. Spero che i nostri l'abbiano letto. Io non l'ho ancora letto, però dal giudizio di alcuni che l'hanno letto, ritengo che sia uno studio molto solido e abbondantemente documentato, solo sembra che il tono sia molto forte. Che cosa ne pensa Lei?

            Saluti a tutti e a Lei dal Suo in S.mo Corde Jesu  (I. Merz)

 

 

                                                                          14

 

            Estratto dall'opuscolo "Le Aquile e la situazione nel movimento cattolico", Zagreb (3 giugno) 1927.

 

            Questo opuscolo era stato stampato "pro manuscripto", ad uso strettamente interno dei quadri dirigenti della Lega Croata delle Aquile. Sulla copia conservata nell'Archivio Merz, F2 - 46, è segnata la data 3.VI.27. Il testo non reca la firma, ma è dovuto al dr. Protulipac e a Ivan Merz. Kniewald nel Diario, p. 197, annota: «Evidentemente la redazione (dell'opuscolo) è dovuta al dr. P(rotulipac) e al dr. M(erz), e facilmente si può riconoscere ciò che l'uno e l'altro, di mutua intesa, hanno inserito nel testo... Con pacatezza e serietà, ma francamente, sebbene ancor sempre con molta riserva, è presentato il vero stato delle cose, specialmente dopo la conferenza episcopale del 1926, quando il Seniorato e la sua stampa non hanno smesso di attaccare lo HOS e la sua direzione».

            Di Merz è bene riconoscibile l'introduzione e la conclusione che danno il tono a tutto il testo. Pare che le risposte ai singoli attacchi siano dovute a Protulipac, e che Merz o non ha pensato di impedirle prima che il testo andasse in stampa, oppure solo prima che l'opuscolo uscisse dalla tipografia egli si è accorto dell'inopportunità che fosse divulgato prima che il tribunale dicesse la sua in merito alle responsabilità delle persone che lo HOS aveva denunciato (cf. infra, 15). 

 

            I dissensi nelle file dei cattolici sono un mezzo provvidenziale.

            Da più di un anno siamo testimoni degli attacchi all'Organizzazione delle Aquile. A molti, questi attacchi appaiono un enigma e non riescono a capire che dei cattolici possano combattere le organizzazioni cattoliche. Chi però conosce anche solo un poco la storia dei movimenti cattolici in altri paesi, non si meraviglierà. La Chiesa è una istituzione che vive e si rinnova continuamente e conduce il genere umano dalla naturale imperfezione alla perfezione evangelica. Perciò vediamo che la vita della Chiesa comporta sempre nuovi problemi e che inevitabilmente nascono i dissensi. Questi dissensi sono la prova che la Chiesa vive e si rinnova.

            Si accenna quindi alle polemiche, in Francia, tra Dupanloup e Montalembert da una parte e Louis Veuillot dall'altra, e, in Italia, alle tendenze di Romolo Murri di tenere indipendenti dalla Chiesa le organizzazioni economiche dei cattolici, poi prosegue:

            In Germania sono sorti dissensi tra i cattolici della c.d. corrente di Berlino e della corrente di Köln. La corrente di Köln voleva che le organizzazioni professionali operaie fossero interconfessionali, cioè che in esse i cattolici e i protestanti avessero uguali diritti, mentre i cattolici della corrente di Berlino esigevano il radicalismo cattolico anche in questo campo economico-sociale, cioè che i cattolici avessero le proprie organizzazioni confessiona­li, e che collaborassero con i protestanti soltanto collaborassero in forma di cartello.

            A queste aspre controversie tra le due correnti cattoliche ha messo fine il Santo Padre Pio X con la sua enciclica Singulari quadam del 24.XI.1912, dirimendo la controversia in favore della corrente di Berlino, permettendo per il momento ai vescovi di tollerare nelle proprie diocesi le già esistenti organizzazioni professionali interconfessionali, ma a condizione che ogni operaio facente parte di tali organizzazioni sia al tempo stesso anche in una associazione culturale cattolica.

            Tenendo presenti i dissensi dei movimenti cattolici in altri paesi possiamo affermare che i dissensi sono segnali di vita e che i dissensi tra i cattolici di solito hanno il pregio di far meglio emergere i veri principi della Chiesa. L'unica cosa che bisogna temere in occasione di tali dissidi è che in queste lotte le debolezze umane non spingano troppo in secondo piano la cosa stessa che è oggetto di polemica, e che i cattolici difendendo i principi ritenuti giusti non perdano lapadronanza di sé, così da peccare contro il comandamento della carità verso il prossimo.

            E siccome i dissidi nelle file dei cattolici croati sono al culmine e molti membri eminenti delle nostre organizzazioni non hanno potuto formarsi un chiaro giudizio in proposito, tanto più che hanno letto nella stampa cattolica molti attacchi alla direzione della Lega Croata della Aquile, a cui la direzione non doveva rispondere a causa della decisione della Conferenza episcopale, cercheremo di illustrare la questione per questa via privata, per informazione strettamente personale.

            C'è il pericolo, infatti, che nei cattolici organizzati, troppo poco informati, questi dissidi indeboliscano il loro idealismo nella lotta per gli ideali cattolici. Al contrario, se tutti i nostri amici saranno convinti che queste lotte hanno un senso provvidenziale perché i sani principi della Chiesa vengano meglio conosciuti e realizzati nella vita, allora porteranno la croce di questi dissidi insieme con il Salvatore del mondo e il loro zelo apostolico e l'entusiasmo nel lavoro per la causa cattolica in tutti i campi attingerà proprio in questo sacrificio un nuovo vigore, guardando questi dissidi nella luce dell'eternità, consapevoli di portare un passo avanti l'azione del rinnovamento cattolico da noi. Sebbene le idee siano strettamente legate agli uomini che le sostengono, tuttavia cercheremo di presentare gli eventi in modo da far vedere quel filo rosso che tutte le unisce e che tutto spiega. Perciò preghiamo i nostri amici di non soffermarsi tanto sugli eventi stessi, che riferiamo per completezza onde correggere molte opinioni non corrette, ma di cercare sempre di penetrare fino in fondo all'argomento e all'idea di cui si tratta.

 

            Quale è l'oggetto della controversia.

            Il lavoro tranquillo degli operatori delle Aquile e dell'organizzazione già da oltre un anno è meta di attacchi concentrici. Le colonne di "Narodna Politika", "Luč", "Katolički List", "Jadran" riportano articoli e note dirette contro di noi. Mentre sono in atto gravi battaglie per la salvaguardia della Chiesa, il "Katolički List" di Zagreb attacca le Aquile e la direzione (dell'organizzazione) e offre ai nostri nemici prezioso materiale e mostra le linee incrinate dove colpire. Le file delle stesse Aquile in certi paesi sono continuamente esposte alla pressione perché si distacchino dalla centrale e dai dirigenti. Tutta l'opinione pubblica cattolica si inquieta e chiede: Che cosa sta succedendo?

            Alla campagna di un anno la direzione delle Aquile non ha risposto con una contro-campagna. Mai e da nessuna parte l'ha fatto in pubblico. Quando era nato il dissidio, i dirigenti dello HOS hanno chiesto che l'Episcopato, il quale deve sorvegliare perché sia conservata la pace nelle file cattoliche, risolva la controversia. L'Episcopato l'ha risolta, e ai cattolici ha proibito (18.X.1926, num. Pr. 273) di polemizzare nella stampa. E quando, nonostante questa proibizione dell'autorità ecclesiastica, sono stati pubblicati degli attacchi, con il permesso dell'Ordinario ci siamo limitati soltanto alle più necessarie costatazioni in senso positivo e non abbiamo mai risposto in pubblico e direttamente agli attacchi, in ossequio al desiderio particolare dell'eccellentissimo arcivescovo Bauer, il quale ha sempre espressamen­te condannato ogni attacco pubblicato, mentre a noi suggeriva di non rispondere, per quanto gravi fossero le offese. Soprattutto non volevamo rispondere a causa degli avversari, i quali attentamente registravano ogni simile attacco contro di noi. Intanto ultimamente è iniziata una nuova campagna, specialmente nel "Katolički List" di Zagreb, che nonostante la severa proibizione dell'ecc.mo Arcivescovo riporta tali cose che non possono lasciarci indifferenti.

 

            Come è sorta la controversia.

            Oggi sarebbe difficile esporre tutte le ragioni della controversia, che scuote le file dei cattolici, e darne una completa visione. A fortiori sarebbe difficile farlo nei limiti di una così breve relazione, che ha lo scopo solo di aiutare le Aquile a comprendere tutti quegli attacchi a cui è esposta la loro centrale e, all'occorrenza, di poter nel proprio ambiente difendere se stessi e i membri delle Aquile. Pertanto non intendiamo esporre queste ragioni in tutta la loro profondità.

            Si tratta, senza dubbio, di una grave lotta tra la Lega Croata delle Aquile e il Seniorato. Lo riconosce il "Katolički List" (num. 21) che è nelle mani dei seniori, presentando però la situazione in modo scorretto e lacunoso. Il "Katolički List" dichiara colpevoli per il dissidio nelle file dei cattolici i dirigenti delle Aquile e vuole mostrare come la ragione di questo dissidio siano gli attacchi dei dirigenti dello HOS contro il Seniorato e i seniori, i quali, come dice il "Katolički List", non sono contrari alle Aquile!

            Eppure le cose non stanno così. I fatti dicono il contrario, anzi ci fanno cercare nell'altra parte la causa del dissidio nelle file dei cattolici. Per tutti i cattolici, in particolare per le Aquile, ed anche per molti sacerdoti questa lotta è qualcosa di poco chiaro. Tutti ci chiedono: Che cosa ha il Seniorato con l'organizzazione delle Aquile, che ha i propri dirigenti, amministra­zione e organizzazione, che è sotto la guida della Chiesa. Il Seniorato non ha nulla con le Aquile, perché le Aquile e il Seniorato sono organizzazioni diverse e a se stanti, e non si vede perché queste due organizzazioni debbano combattersi. Ciascuno svolga il proprio lavoro, ed entrambe le organizzazioni ascoltino la Chiesa. Così dicono gli amici e quelli che non sono informati della situazione.

            La risposta a questa domanda - che cosa ha il Seniorato con lo HOS - si può trovare solo nello sviluppo storico del movimento cattolico croato...

            Fino alla Conferenza espiscopale dell'autunno del 1926, la situazione nel campo delle organizzazioni cattoliche era la seguente: esistevano varie organizzazioni di studenti medi, della gioventù non scolastica, organizzazioni culturali, economiche e politiche. Ciascuna di queste organizzazioni aveva la sua centrale, però in realtà tutte queste organizzazioni erano guidate dalla segreta ed invisibile centrale del Seniorato.

            Nel Seniorato entravano gli intellettuali cattolici dopo aver terminato gli studi...sia sacer­doti che laici. Questi erano legati dal giuramento di mantenere il segreto e obbligati a lavorare in tutte le organizzazioni secondo le decisioni del Seniorato. I rappresentanti del Seniorato erano in tutte queste organizzazioni, dove attuavano la volontà del Seniorato, che secondo i suoi Statuti era il forum supremo dell'azione cattolica.

            Il Seniorato quindi era in realtà l'unico ed esclusivo padrone di tutte le organizzazioni cattoliche, il quale ne decideva nelle sue riunioni e la cui volontà doveva essere attuata in tutte le organizzazioni.

            Un tale Seniorato era forse comprensibile finché era iniziatore del lavoro organizzati­vo nel campo cattolico e finché lo stesso Seniorato come anche le altre organizzazio­ni cattoliche e le condizioni generali non si erano evolute tanto da richiedere un adattamento del Seniorato - del suo ordinamento, potere e lavoro - alle nuove circostanze.

            Se il Seniorato fosse stato un'organizzazione di intellettuali cattolici in cui essi venissero introdotti in tutti gli aspetti della vita secondo il punto di vista ecclesiale dell'Azione Cattolica, senza cercare il potere sulle (altre) organizzazioni, bensì il lavoro nelle organizzazioni e l'aiuto da prestare ad esse, certamente non si sarebbe mai arrivati a queste difficili condizioni in cui ci troviamo.

            E' comprensibile che l'organizzazione delle Aquile sia stata la prima a scontrarsi con un Seniorato così organizzato e ordinato. Il Seniorato si attribuiva il diritto di decidere in tutte le questioni dell'organizzazione delle Aquile, e questa non poteva sopportare ciò se voleva continuare a vivere secondo le norme particolari formulate nello spirito dell'Azione Cattolica.

 

            Perché il contrasto tra lo HOS e il Seniorato.

            Il Seniorato, come organizzazione segreta e vincolata dal giuramento, voleva essere guida suprema del movimento cattolico, dell'Azione Cattolica e di tutte  le organizzazioni cattoliche laicali, e voleva che tutto l'indirizzo del lavoro e dello sviluppo del movimento cattolico provenisse dal Seniorato e fosse concentrato nel suo potere.

            La Lega Croata delle Aquile è stata la prima a negare questo potere del Seniorato, venendo così in conflitto con esso. Il Seniorato non voleva permettere l'esistenza di una organizzazione che non fosse sotto la sua guida e autorità, pertanto ha fatto di tutto per ripristinare la sua autorità di una volta. E poiché gli attuali dirigenti dello HOS hanno reso l'organizzazione autonoma rispetto al Seniorato, quest'ultimo ha deciso di liquidare i dirigenti dello HOS. Da qui tutta questa lotta.

            I motivi per cui gli attuali dirigenti dello HOS per primi si sono adoperati perché anzitutto l'organizzazione delle Aquile, e poi in genere tutte le organizzazioni cattoliche siano immediatamente soggette all'autorità ecclesiastica (Episcopato), e che il Seniorato diventi solo una organizzazione equiparata che collabori nell'Azione Cattolica, sono principalmente questi: Secondo le direttive della Santa Sede, tutte le organizzazioni dell'Azione Cattolica devono dipendere direttamente dalla gerarchia (Episcopato e Santa Sede). Lo HOS come organizzazione dell'Azione Cattolica non voleva che in essa avesse la parola decisiva il Seniorato, ma che la Chiesa la guidasse direttamente. Questa è la prima ragione del nostro dissidio. Il Seniorato formalmente non era contrario a ché i Vescovi guidassere le Aquile, volevano però che lo facessero per mezzo del Seniorato, cioè che il Seniorato fosse intermediario tra la Chiesa e la Lega delle Aquile.

            Tale punto di vista del Seniorato era inaccettabile per più ragioni, sia dal punto di vista organizzativo che dal punto di vista dei principi.

            1. Le più importanti sono le ragioni di principio. Il Seniorato di fatto e secondo i suoi Statuti era la guida suprema dell'intero movimento cattolico: dei rami economico, politico, culturale, letterario ed altri. Di conseguenza esso non era direttamente dipendente dalla Chiesa, ma solo indirettamente, come è dipendente dalla Chiesa in genere ogni attività con fini temporali.

            Tale dipendenza indiretta, però, non era sufficiente per le organizzazioni culturali. La Santa Sede ha sottolineato che l'Azione Cattolica è tra i "principali doveri pastorali" (Ubi arcano Dei), cioè che l'Azione Cattolica dipende direttamente dalla Chiesa, non solo nelle questioni di fede e di morale, bensì come organizzazione; essa deve essere "sotto la guida dei vescovi" (Pio XI, AAS 1923, 247).    

            2. Le ragioni riguardanti l'organizzazione, per cui lo HOS ha chiesto che venga rivista l'autorità del Seniorato, sono soprattutto le seguenti:

            a) Il Seniorato è diventato un'organizzazione con il maggior numero di membri, dei quali alcuni si occupavano di diverse organizzazioni, e molti di nessuna organizzazione, eppure tutti decidevano di tutto. Così ad es. delle questioni relative all'organizzazione delle Aquile decidevano i seniori che mai si erano occupati di tali questioni. E poiché questi, pretendendo di decidere di tutte le questioni, avevano delle vedute diverse da quelle dei seniori che ogni giorno erano occupati nell'organizzazione delle Aquile, era inevitabile che nello stesso Seniorato nascessero dissidi sulle questioni attinenti all'organizzazione.

            b) L'organizzazione delle Aquile esercita la sua particolare funzione educativa proprio così che i suoi membri nelle questioni organizzative delle Aquile decidono ed eseguiscono le proprie decisioni. C'è l'assemblea generale in cui i membri manifestano la loro volontà, che poi i dirigenti eseguiscono. I dirigenti dello HOS quindi dovevano ascoltare le direttive del Seniorato e quelle dell'assemblea generale. Accadeva così che i dirigenti, tenendo presenti le necessità e le esigenze dell'organizzazione, decidessero qualcosa che poi su richiesta del Seniorato dovevano ritirare. Così ad es. il Seniorato ha proibito la pubblicazione della già annunciata, all'inizio del 1926, "Orlovska straža" (Sentinella delle Aquile). I membri dell'organizzazione naturalmente non sapevano che di mezzo ci fosse una forza segreta che tutto dirige. I dirigenti dello HOS non potevano manifestare ai membri i segreti del Seniorato, e così si trovavano in una posizione strana, tra due fuochi. Dal punto di vista organizzativo, tale situazione non si poteva mantenere.

            c) Sebbene sia vero che prima della guerra quasi tutte le organizzazioni cattoliche erano lasciate all'iniziativa del Seniorato, è anche vero che le condizioni... durante il 1923-24 e 25 sono notevolmente cambiate. Il clero, deluso a causa dell'insuccesso del lavoro politico in diversi partiti, ha cominciato a sentire che il sacerdote deve ridiventare anzitutto sacerdote  e dedicarsi in primo luogo al suo lavoro pastorale, perché solo così il clero riguadagnerà l'autorità, e non impegnandosi nei partiti politici, nei comizi e raduni. Il deserto che si è creato nel popolo dal punto di vista religioso, ha fatto riflettere molti sacerdoti. Questo era il signum temporis, l'inizio della buona disposizione per una più radicale sotto l'aspetto religioso, ma più larga Azione Cattolica e per il rinnovamento religioso del popolo. A questo si è aggiunta la voce di Roma. La Chiesa ha cominciato ufficialmente a insistere anche da noi sul dovere del sacerdote di considerare il lavoro per l'azione del rinnovamento cattolico come parte del dovere pastorale. L'Episcopato ha cominciato a sottolineare che la Chiesa vuole ufficialmente promuovere l'Azione Cattolica. Sotto questi auspici anche l'organizzazio­ne delle Aquile, rispettivamente i suoi dirigenti hanno cominciato un'azione più vasta per raccogliere le forze cattoliche, specialmente sacerdotali, senza riguardo all'appartenenza partitica e senza riguardo se essi siano nel Seniorato o meno. Questo era oggetto di critiche, anche se lo HOS non poteva fare diversamente, e nemmeno voleva fare diversamente.

 

            Gli inizi della controversia. 

            Quando si stava preparando la fondazione della Lega Croata delle Aquile, si cercava di profittare dell'occasione per mettere in pratica le direttive della Santa Sede. Perciò l'allora "Omladinski Savez" (Lega della gioventù) ha inviato ai vescovi una particolare circolare in cui sta scritto: «Questo movimento deve essere nel più stretto rapporto con la Chiesa così che ogni associazione abbia il suo assistente spirituale. Le regole di ogni singola organizzazione devono avere la previa approvazione del vescovo del luogo. Il vescovo può anche proibirla».

            Così si preparava la via alla nuova organizzazione delle Aquile nel 1923. Questo era una novità per le nostre condizioni.

            Inoltre nella stessa circolare ai vescovi si legge: «L'ecc.mo arcivescovo Bauer, anzi, ha promesso il suo aiuto per l'edizione croata del Libro d'oro rielaborato e completato, che in questi giorni va in stampa e che sottolinea il momento religioso-culturale in quella forma in cui la Santa Sede l'ha definito negli ultimi anni».

            Al tempo stesso si comunica ai vescovi che questa novità apparirà anche nell'organiz­zazione. Nella stessa circolare si rileva che l'organizzazione (Lega Cattolica Croata delle Aquile) «è di competenza della Chiesa cattolica», e che «alla Presidenza viene assegnato un assistente spirituale, che viene nominato dall'autorità ecclesiastica su proposta della Presidenza».

            In questo modo lo HOS, che stava nascendo, ha dichiarato di voler dipendere direttamente dall'autorità ecclesiastica, mentre prima era sotto la guida del Seniorato, e inoltre di non voler dipendere dalla Chiesa soltanto indirettamente, nelle questioni di fede e di morale, ma di voler essere completamente «sotto la competenza della Chiesa cattolica».

            In questa circolare, conformemente ai principi dell'Azione Cattolica, che è una associazione laicale, veniva sottolineato che nell'organizzazione delle Aquile il sacerdote non poteva essere membro uguale ai laici, ma che al sacerdote spettava il distinto compito di guida spirituale.(...)

            Il 16.XII.1923 fu tenuta l'assemblea costituente della Lega Croata delle Aquile, che accolse tutti i principi esposti nella predetta circolare.

            Per poter educare la nostra gioventù in questo spirito,... bisognava rielaborare il Libro d'oro. Esso è stato rielaborato nello spirito dell'Azione Cattolica: in esso è stato inserito un capitolo particolare sulla Chiesa e sull'assistente spirituale, ai membri si chiedono maggiori impegni religiosi (la confessione e la Comunione almeno una volta al mese) e di proposito si parla dell'Azione Cattolica.

            Il Seniorato ha visto in questi principi il pericolo per il suo dominio diretto sullo HOS. Intanto nell'organizzazione studentesca è nato il dissidio che è stato determinante per la fine di questa situazione in tutto il movimento cattolico organizzato.

            Dopo la guerra, specialmente dopo il raduno delle Aquile a Maribor, gli studenti medi si sono orientati verso l'organizzazione delle Aquile e sono state create le relative associazioni che si sono ben affermate. Il vecchio tipo (letterario) di organizzazioni studentesche, che era sotto la guida della Lega cattolica jugoslava di studenti medi, cominciò a decadere e gli studenti lo abbandonavano. Gli studenti volevano organizzarsi liberamente solo nelle associazioni studentesce delle Aquile, senza dover essere contemporaneamente nelle associazioni della Liga, perché non voleva avere due centrali.

            Il Seniorato invece vedeva negli studenti medi la propria giovane generazione. Questa giovane generazione doveva essere educata dalla Liga, che era sotto la piena autorità del Seniorato. E poiché gli studenti volevano essere solo nell'organizzazione delle Aquile, il Seniorato si è opposto ed ha chiesto energicamente che tutti gli studenti medi fossero membri delle associazioni della Liga, che li educherà per il Seniorato.

            Poiché il Seniorato aveva chiesto allo HOS (cioè ai seniori dirigenti dello HOS) di eseguire alcune sue direttive, è nato il dissidio. Le guide delle Aquile si sono trovate nell'imbarazzo: se sottomettersi al Seniorato (come lo esige il § 6 degli Statuti) nuocendo alle Aquile. A chi ubbidire? E facendo parte dell'Azione Cattolica, le Aquile hanno dichiarato che avrebbero ubbidito ai vescovi, dai quali direttamente dipendono. Il Seniorato al contrario insisteva sempre che le questioni controverse fossero discusse nel Seniorato, e non davanti ai vescovi.

            Il Seniorato ha chiesto categoricamente che tali questioni controverse non fossero sottoposte ai vescovi. Tuttavia i seniori dello HOS lo hanno fatto, convinti che si trattava delle questioni di competenza dell'Episcopato come guida suprema dell'Azione Cattolica. Qui è avvenuta la rottura. I seniori dello HOS, prima della Conferenza episcopale sono stati esclusi dal Seniorato. Essi però sono rimasti fermi nel chiedere che l'Episcopato affrontasse il problema nella sua Conferenza autunnale del 1926.

            L'Episcopato di fatto ha affrontato la questione e ha risolto la controversia tra gli studenti, la c.d controversia Liga-HOS, dando agli studenti Aquile la libertà di organizzarsi nelle associazioni studentesche delle Aquile, senza dover essere contemporaneamente in altre organizzazioni (della Liga). Al tempo stesso (l'Episcopato) ha risolto la controversia HOS-Seniorato, introducendo l'Azione Cattolica nella quale solo l'Episcopato, senza alcun intermediario, è la suprema guida di tutte le organizzazioni cattoliche, mentre il Seniorato entra nell'Azione Cattolica come un ramo di uguale diritto accanto allo HOS (e non come sua autorità superiore). Questo è il succo delle decisioni dei vescovi.

            Credevamo che questa soluzione dell'Episcopato fosse la fine di tutte le controversie. E' stata sistemata la questione dell'ulteriore lavoro degli studenti (medi), come anche la questione del Seniorato. Tra i cattolici è stata creata una base giuridica su cui si può lavorare bene e in tranquillità. I dirigenti dello HOS hanno accolto la risoluzione della Conferen­za episcopale come base del proprio lavoro.

            C'è proprio da meravigliarsi che la pace non sia stata ristabilita, sebbene esista la base giuridica e non ci sia alcuna ragione per ulteriori lotte, essendo stato tutto risolto; eppure la lotta continua.

 

            Riordinamento del Seniorato.

            La Conferenza episcopale ha stabilito che il Seniorato entri a far parte dell'Azione Cattolica con uguali diritti delle altre organizzazioni. Nella decisione num. 206-Pr. viene sottolineato:

            «Ma poiché nel senso del regolamento dell'Azione Cattolica... l'organizzazione è fuori dei partiti (politici), mentre il Seniorato ha inserito nel suo programma oltre al lavoro culturale anche l'attività politico-partitica, si prega la stimata organizzazione del Seniorato di voler modificare le proprie norme, affinché il Seniorato possa collaborare nell'Azione Cattolica come un'unità scelta di seniori cattolici. S'intende che i seniori, come anche gli altri membri dell'Azione Cattolica, possono liberamente far parte delle organizzazioni politiche, il cui programma è conforme ai principi della Chiesa cattolica» (21.IX.1926: Antun, arcivescovo, presidente della Conferenza episcopale).(...)

            Subito dopo la Conferenza episcopale gli ecc.mi signori dr. Bauer e dr. Akšamović hanno convocato il dr. Maraković, il dr. Matulić, il dr. Protulipac e il dr. Merz, per comunicare loro la decisione della conferenza episcopale. Gli ecc.mi signori Bauer e Akšamović desideravano che fossimo insieme, ma il dr. Maraković e il dr. Matulić non volevano essere con noi nell'udienza, così che l'ecc.mo arcivescovo Bauer, come sembrava, ne era molto rattristato. Pare che egli abbia voluto vedere con i propri occhi la riconciliazio­ne. Ed anche noi ci siamo molto meravigliati che i nostri fratelli non abbiano voluto venire con noi davanti al nostro pastore comune.

            Inoltre, l'ecc.mo vescovo Akšamović ci ha detto davanti all'ecc.mo sig. Bauer, che il giuramento del Seniorato giuridicamente non obbliga e che è invalido, e se abbiamo bisogno, possiamo scrivere al proprio Ordinario o al vicario generale, che ci comunicherà per iscritto che il giuramento del Seniorato è invalido.

            Tuttavia noi speravamo che i membri del Seniorato avrebbero alla fine acconsentito a continuare la collaborazione, dal momento che non c'era più motivo per dissidi. Perciò abbiamo indirizzato all'assemblea generale del Seniorato, tenutasi a Zagreb il 29 ottobre (1926), una lettera in cui, tra l'altro, abbiamo sottolineato anche questo:

            «Desideriamo la concordia e l'amore fraterno. Desideriamo la pace. Pax Christi in regno Christi! - Non possono esserci più dissidi tra di noi sulle questioni controverse.  Diamoci la mano e insieme affrontiamo la grande e santa opera! Abbiamo un cuore generoso, fraterno! Non dividiamoci, bensì uniamoci! L'intellighenzia croata sia concorde, per non disperdere le proprie forze, che sono necessarie per il grande lavoro che ci sta davanti!»

            «Se è necessario, siamo pronti a offrire anche sacrifici personali».

            «In questa occasione vorremmo sottolineare le conseguenze negative del dissidio nelle file del Seniorato riguardo ai nostri sacerdoti. Non è bene che gli intellettuali laici che si entusiasmano per lo stesso ideale del rinnovamento cristiano, siano divisi in due organizzazio­ni, opposte l'una all'altra, ancor meno conviene che tale divisione succeda tra i sacerdoti. Perciò facciamo un appello particolare ai rev.di sacerdoti che parteciperanno a questa assemblea, di alzare la propria voce per la concordia tra gli intellettuali cattolici. Siamo convinti che essi lo faranno».

            Questa assemblea però è stata molto burrascosa, né c'è stata alcuna riconciliazione, perché noi non potevamo essere nemmeno ascoltati. Questa assemblea ha cominciato a convincerci che la lotta, per la quale non c'è più alcun motivo, continuerà sotto la parola: distruggere l'attuale direzione delle Aquile. Non vedevamo buone prospettive, e non ci siamo sbagliati. […] La lotta continua in diverse forme.

 

            Attacchi della stampa.

            Recentemente il rev.mo sig. dr. Stjepan Bakšić sul "Katolički List" ha scritto l'articolo in cui rimprovera alla direzione dello HOS di aver condotto una campagna di stampa contro il Seniorato e i seniori. Questa affermazione ci ha sorpresi. Dunque noi, che non abbiamo alcun giornale all'infuori dell'organo ufficiale "Orlovska straža", noi abbiamo attaccato...E dove? Quando? Di questo nemmeno una parola. Al contrario, con nostro dolore e della causa cattolica, alcuni giornali cattolici che sono sotto l'influsso dei seniori, senza pietà attaccavano noi...

            Quanto alla stampa cattolica, l'Episcopato aveva fatto pervenire a tutti i giornali la seguente sua decisione:

            «Num. 237-Pr. Ai dirigenti dei periodici e giornali cattolici. - In futuro nei fogli e giornali cattolici non ci devono essere litigi e polemiche sulle controversie che sono sorte o potrebbero sorgere nelle file dei cattolici e che potrebbero pregiudicare le decisioni della competente autorità ecclesiastica» (18.I.1926: Presidenza della Conferenza episcopale).

            Tuttavia la stampa ha continuato con gli attacchi.

 

            Qui vengono citati i periodici "Mladost", "Luč", i giornali "Jadran" di Split e "Narodna Politika" di Zagreb. Poi continua:

            "Katolički List" non sta fermo. Come se fosse diventato un organo del Seniorato e cessato di essere l'organo ufficiale dell'arcidiocesi di Zagreb.

            In particolare, vengono citati due articoli pubblicati sul "Katolički List" contro la direzione dello HOS. Il secondo, dal titolo "All'indirizzo della direzione dello HOS", occupa ben tre pagine.

            Siamo convinti che il clero dell'arcidiocesi di Zagreb sarebbe più contento se gli fossero sistematicamente riferiti i più recenti documenti della Santa Sede, i discorsi quasi quotidiani del Santo Padre, le informazioni sulla vita della Chiesa. Gli altri popoli non trovano fogli sufficienti per offrire al proprio clero il migliore orientamento ecclesiastico, mentre "Katolički List" nel solco di una particolare corrente attacca le organizzazioni cattoliche - nonostante l'espressa proibizione dell'ecc.mo arcivescovo. […]

 

            Lotta contro le persone.

            Stando a quanto scrivono i seniori, questa lotta sarebbe diretta soltanto contro i dirigenti dello HOS, e non contro l'organizzazione delle Aquile. Noi crediamo che questo sia un semplice sotterfugio. (...) E' in questione la divergenza fondamentale sull'essenza stessa dell'organizzazione delle Aquile. Su questo è sorto il dissidio nel Seniorato, e non sulla bella faccia degli uomini che dirigono lo HOS. Mentre il Seniorato sosteneva che l'organizzazione delle Aquile era per gli operai e contadini, ed esigeva che fosse costituita "a parte una organizzazione per gli studenti (cioè Lega cattolica jugoslava di studenti medi), e a parte l'organizzazione della gioventù contadina e cittadina" (Seniorski Vjesnik br. 2, 1926), i dirigenti dello HOS sostenevano e sostengono che l'organizzazione delle Aquile è l'organizzazione della gioventù di tutti i ceti e professioni. […]

            I seniori dicono che non sono contro lo HOS, ma contro i dirigenti, perché credono che con l'allontanamento dei dirigenti l'organizzazione delle Aquile verrebbe nella posizione di prima rispetto all'autorità del Seniorato, e così sarebbero risolti anche altri problemi, a cominciare dalla questione degli studenti in poi. […]

 

            La questione degli studenti dopo la Conferenza episcopale.

            Sulla questione degli studenti medi l'ecc.mo Episcopato ha emesso la seguente risoluzione:

            «Non è opportuno che venga condannato qualsiasi tipo di organizzazione di studenti medi. L'interesse del movimento cattolico esige categoricamente che agli studenti medi di entrambi i sessi sia riconosciuta la libertà di decidere, in quale tipo (di organizzazione) desiderano collaborare nell'azione cattolica; ciascun tipo di organizzazioni studentesche, però, deve avere un suo rappresentante nella Lega degli studenti».

            Subito dopo la risoluzione dell'Episcopato è stato elaborato lo schema secondo cui, stando alla risoluzione dell'Episcopato, deve essere riorganizzata la Lega cattolica jugoslava di studenti medi come una centrale di coordinamento di tutti i gruppi di studenti. Gli studenti Aquile hanno chiesto subito che la Liga venisse riorganizzata così che anch'essi come gruppo potessero entrarvi. La Liga però, fino ad oggi non si è riorganizzata, ma si presenta come se l'Episcopato non avesse fatto alcuna decisione, e nemmeno ha pubblicato la risoluzione dell'Episcopato. Al tempo stesso si diffonde la notizia che la questione degli studenti sarà ancora oggetto di esame... E la "Luč" dopo la Conferenza pubblica articoli, in cui si scrive come se non esistesse la decisione dell'Episcopato. E' comprensibile che in tal modo non si lavora per la pace, ma per la lotta, il che non può rimanere senza riflessi.

 

            Gli avvenimenti più recenti.

            Dopo l'accenno alle proteste contro l'articolo apparso in "Vrhbosna" sul movimento cattolico (v. sopra, Introd.) continua:

            Noi non cerchiamo nient'altro, non vogliamo nient'altro che la piena attuazione delle decisioni della Conferenza episcopale e che si cominci a lavorare; che ogni organizzazione operi nel suo campo, il Seniorato nel suo, le Aquile nel proprio, e tutti in amichevole collaborazione. Che mai si manifestino i tentativi, da parte del Seniorato quasi voglia "conquistare" lo HOS, liquidare la sua direzione, perché tali tentativi, se ci saranno, verranno sempre respinti dalle Aquile. Noi non cerchiamo di impedire il lavoro di altre unità dell'Azione Cattolica, molto meno di lavorare contro di esse. Per noi vogliamo soltanto la pace e il lavoro, e in questo non ci lasciamo disturbare.

 

            Che cosa dobbiamo fare.

            Ci siamo soffermati più a lungo sulle peripezie umane di questa lotta. Lasciamo da parte le persone e le loro debolezze. Siamo uomini e tutti possiamo sbagliare. Siamo però sempre pronti a sacrificare le nostre vedute personali, se siamo convinti che non sono conformi con la retta dottrina della Chiesa.

            Questi dissidi siano una prova che purificherà come una pietra preziosa i principi, loro e nostri. E noi Aquile andiamo avanti per la strada tracciata. Lavoriamo nello spirito del Libro d'oro croato. Non abbiamo nulla da cambiare. Con grande amore verso la Provvidenza che guida la sua Chiesa, ringraziamola perché ci ha scelti ad essere - come un dignitario ecclesiastico[20] ancora recentemente ci ha chiamati - «avanguardia dell'Azione Cattolica».

            Se saremo veri e umili Aquile del Libro d'oro e del Regolamento, sapendo che Dio guida tutto, non solo l'organizzazione delle Aquile come tale sarà forte, ma anche le idee dell'Aquilismo penetreranno anche nelle file di quelli che adesso non ci capiscono pienamente e talvolta pensano che si tratti di ambizioni personali e di divergenze sul piano organizzativo.

            Manteniamo fermamente l'unità dell'organizzazione delle Aquile; verso quelli che non ci capiscono, siamo miti e pieni di carità! La grazia e il tempo faranno la loro parte e speriamo che verrà il momento in cui tutti - sotto la guida dei nostri pastori - uniremo le forze, a terrore dei nostri avversari, e per la salvezza e la santificazione del nostro popolo.

            Perseveriamo nella preghiera! Viva il Cristo Re!

 

           

                                                                          15

 

            Lettera di Ivan Merz al p. Bruno Foretić S.I., Zagreb, 2 giugno 1927. - Copia in Arch. Merz, F2 - 70.

 

            Merz tenta di bloccare la distribuzione dell'opuscolo Le Aquile e la situazione nel movimento cattolico; in tal senso scrive questa lettera al p. Foretić:

 

            Caro padre Foretić,

            Mi pare che sia terminata la stampa dell'opuscolo. A me pare che da questo opuscolo nascerà più male che bene. In esso vengono riportate le colpe di diverse personalità, penso però che noi non abbiamo il diritto di pubblicarle prima che il tribunale ecclesiastico abbia sentenziato; ciò significa che noi giudichiamo prima del tribunale ecclesiastico, e il nostro giudizio non è sempre necessariamente del tutto corretto. Se l'Aquilismo ha sufficiente forza interiore - ed io credo che l'abbia -, allora l'attacco del "Katolički List" nuocerà un poco, ma la decisione del tribunale ecclesiastico correggerà tutto in modo serio. Se pubblichiamo l'opuscolo, sempre potranno rimproverarci di aver danneggiato la stima e l'autorità degli uomini che devono avere tale autorità, anche se nelle questioni di questa controversia avessero torto.

            Pertanto sono del parere che tutta la tiratura venga trattenuta da noi e che nemmeno una copia venga data ad alcuno fuori della presidenza dello HOS. In questa lotta, penso che dobbiamo soprattutto fidare nell'aiuto di Dio, che finora non ci è mancato.

            Poiché ho scuola tutta la mattina, La prego di intendersi per telefono con Protulipac oppure vada a mezzogiorno allo HOS per esporgli questa opinione.

            In Christo Rege!                    Ivan Merz

 

 

 

                                                                          16

 

            Lettera di mons. Ivan Ev. Šarić, arcivescovo di Sarajevo, a mons. Antun Bauer, arcivescovo di Zagreb, Sarajevo, 5 giugno 1927. - Copia in Arch. Marz, F2 - 48b.

 

            In questa lettera mons. Šarić prende una chiara posizione in merito alla campagna giornalistica promossa dai dirigenti del Seniorato in occasione della pubblicazione dell'articolo di Kniewald in "Vrhbosna"; l'arcivescovo senza mezzi termini indica quello che egli ritiene il vero motivo della campagna.

 

            Eccellenza Reverendissima,

            I tristi eventi nella nostra vita pubblica in queste ultime due settimane proprio mi costringono a scriverLe, per esporLe brevemente il mio punto di vista.

            Mi ha profondamente offeso il modo in cui la "Narodna Politika" ha replicato allo scritto di "Vrhbosna" sul "Movimento cattolico". Chiunque abbia letto l'articolo in "Vrhbosna" dovrà riconoscere che è scritto con serietà e pacatezza e che argomenta con prove concrete e documenti, per quanto sia duro e pesante a causa della delicatezza dei problemi trattati. Quanto a me, sono fin troppo convinto che la maggior parte di quello che si trova nell'articolo corrisponde pienamente a verità, e di ciò si è potuto convincere anche l'Episcopato nelle nostre Conferenze, dove avevamo sotto gli occhi un ampio e ricco materiale scritto. Nessuno però è obbligato a condividere la mia opinione. Se qualcuno riteneva che il contenuto dell'articolo fosse pregiudizievole e ingiusto nei riguardi di chiunque, poteva reagire allo stesso modo con argomenti e documenti. "Narodna Politika" non ha fatto così, ma contro la "Vrhbosna" e contro quel gruppo che non condivide il punto di vista dei dirigenti del Seniorato, ha cominciato una campagna giornalistica che, per veemenza e mancanza di ogni riguardo nelle forme, non ha precedenti da noi in Croazia.  A "Narodna politica" si è degnamente associato il "Katolički List", solo che quest'ultimo ha ulteriormente allargato il fronte di combattimento, rivolgendosi anche contro i fattori che non sono affatto direttamente responsabili di quanto scritto in "Vrhbosna", come ad es. la Lega delle Aquile e il "Katolički Tjednik" (di Sarajevo). Il fatto che in questi attacchi ci sono diverse allusioni anche alla mia persona, solo dimostra l'estrema mancanza di tatto degli scrittori ed ispiratori della campagna. La tendenza è chiara. Sotto il pretesto della lotta per l'onore del defunto dott. Rogulja, le cui buone intenzioni soggettive non vengono negate da nessuno, e per l'onore del vescovo Mahnić, che in un modo proprio sleale si vuole presentare come attaccato, bisogna colpire il nuovo orientamento di principio accolto da alcuni gruppi, distogliere l'attenzione dalle questioni principali e allora mediante l'opinione pubblica far pressione sull'Episcopato, affinché sul problema dell'Azione Cattolica decida nel senso delle tesi del Seniorato, assicurando ad esso anche in futuro l'influsso predominante sulla vita pubblica cattolica. Per ragioni comprensibili, in questo si evita l'Episcopato e la direzione ufficiale dell'Azione Cattolica e si fa appello all'opinione pubblica.

            Io ero persuaso che l'attacco del num. 31 di "Narodna Politika" sarebbe stato l'ultimo e che Vostra Eccellenza avrebbe impedito la pubblicazione delle proteste. Purtroppo mi sono sbagliato, poiché vedo che il num. 32 riporta queste proteste, con a capo la presunta dichiarazione di Vostra Eccellenza, che nel modo più rigoroso condanna l'articolo in "Vrhbosna" ed esprime la propria fiducia agli iniziatori di questa campagna. Io del resto difficilmente posso credere che Vostra Eccellenza abbia fatto una tale dichiarazione, e in particolare su una questione che è per lo meno ancora sub iudice e sulla quale i pareri di almeno una buona parte dell'Episcopato si differenziano dal punto di vista in essa (dichiarazione) espresso.  Ancora di più mi è dispiaciuto quando ho saputo che Vostra Eccellenza proprio in questa occasione ha deciso di risolvere la controversia tra il Seniorato e la Lega delle Aquile, esigendo in modo ultimativo che i seniori siano di nuovo accolti nella direzione della Lega Croata delle Aquile. Io non sono affatto d'accordo con tale soluzione, e per ragioni sostanziali e per quelle formali. Io non ho fiducia nel Seniorato che esiste ancora e porta avanti la sua azione particolare (la prova migliore ne è l'organizza­zione di questa campagna, in cui firmano le proteste solo i seniori, che anche nella mia arcidiocesi sono stati i soli a ricevere gli inviti speciali), e non trovo opportuno che le organizzazioni, che con grande fatica si sono emancipate dal suo predominio e si sono messe sulla posizione più leale nell'attuazione dell'Azione Cattolica, si trovino di nuovo sotto la sua tutela. Anche dal punto di vista formale non è corretto toccare la centrale di una organizza­zione interdiocesana e in merito ai rapporti tra le singole organizzazioni cattoliche cambiare la decisione che è stata fatta nella Conferenza plenaria dell'Episcopato. Solo il plenum o la Santa Sede possono cambiare, se proprio è necessario, le decisioni che regolano i rapporti tra il Seniorato e la Lega delle Aquile. Se i seniori non sono contenti della precedente decisione dell'Episcopato, sono liberi di ricorrere alla Santa Sede. E noi non temiamo tale ricorso, e penso che non debba temerlo neanche la Lega Croata delle Aquile.

            Per tutte queste ragioni prego gentilmente Vostra Eccellenza queste due cose: 1) di proibire subito la pubblicazione di ulteriori proteste contro "Vrhbosna" e di indirizzare i malcontenti sulla via di una sobria e concreta polemica, contro la quale non ho nulla e che infine può chiarire ancora molte cose; 2) di lasciare riguardo alla Lega Croata delle Aquile lo status quo ante, che nell'attuale situazione è l'unico legittimo in quanto risultato della decisione dell'Episcopato, fino ad una eventuale nuova conferenza episcopale.

            Prego che Vostra Eccellenza non se la prenda male per la libertà e la sincerità con cui ho scritto questa lettera, e sia persuasa che l'ho fatto nella ferma convinzione di servire così la buona causa e l'interesse dell'Azione Cattolica secondo le intenzioni della Santa Sede.        Con questi sentimenti rimango di Vostra Eccellenza devotissimo nel Sacro Cuore                                                                         Ivan, arcivescovo.

 

 

 

 

                                                                          17

 

            Lettera di Ivan Merz all'arcivescovo Šarić, Z­agreb, 8 giugno 1927. -  Copia in Arch. Merz, F53 - 9.

 

            Copia della lettera indirizzata all'arcivescovo Bauer mons. Šarić l'aveva inviato sia al Nunzio a Belgrado che a Ivan Merz. A quest'ultimo, il 7 giugno 1927, scriveva: «Oggi ho ricevuto dal Nunzio la lettara con la quale viene proibita l'ulteriore polemica. Il Nunzio mi manda anche copia della lettera all'arcivescovo Bauer, al quale pure ordina di sospendere le ulteriori polemiche. Si sa che noi ubbidiremo. Grazie a Dio per tutto! Mi pare però che questo incidente sia stato utile per la causa stessa. Diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum. Spero che l'arcivescovo Bauer non insisterà sulla sua decisione in merito allo HOS. Lei sistemerà nel miglior modo la questione con lui. Sarebbe bene che Lei si tenesse in contatto col Nunzio. Il rev.do Gunčević Le sarebbe un buon mediatore. Lei soltanto continui a lavorare! Dio La benedirà. Lei è Suo» (orig. in Arch. Merz, F53 - 8).

            Merz rispose immediatamente:

 

            Eccellentissimo Signore,

            In questo momento ho ricevuto la Sua cortese lettera e la copia. Questo testo è molto forte; forse potrebbe di nuovo causare rap­porti più difficili di Vostra Eccellenza con l'Ordinario di Zagreb (come dopo l'opuscolo sull'Azione Cattolica[21]), ritengo però che anche questa lettera aiuterà affinché i chiari principi della Chiesa vengano di nuovo eviden­ziati. Penso che dopo questa lettera l'Ecc.mo sig. Bauer non ci chiederà di ricevere per ora gli esponenti del Seniorato nella Presidenza (dello HOS).

            Quello che Lei non si aspettava, è successo: i seniori dall'arcidio­cesi di Vostra Eccellenza hanno mandato la protesta pubblica in un giornale politico, e precisamente in una questione riguardante la propria diocesi e il foglio diocesano, invece di scegliere la via (giusta), lamentandosi direttamente al proprio Ordinario.[22] Anche quelli intorno all'Action française professavano sempre il proprio cattolicesi­mo, senza rendersi conto in che misura fossero imbevuti delle idee del modernismo religioso; solo la condanna della S. Sede ha mostrato che questa condanna veniva nell'ultimo momento e che era opportu­na, perché il Non possumus è la prova più evi­dente quanto fortemente fossero influenzati dal moderni­smo.

            Sebbene nel Seniorato probabilmente non si tratti di così gravi errori come nell'Action française, tuttavia molti probabilmente non sono consapevoli che la loro elusione delle decisioni dei vescovi e questa campagna pubblica che ignora l'Ordinario ed è contro alcuni Ordinari dimostra che sono profondamente infiltrati dello spirito che non è del tutto ecclesiale.[…]

            Penso che Lei non abbia nulla in contrario per il fatto che ho mandato all'ill.mo Mileta copia della Sua lettera all'ecc.mo sig. Bauer, così che egli possa fare i suoi passi.

            Saluti al rev.mo sig. Čekada...

            In S.mo Corde Jesu devotissimo (I. Merz)

 

 

 

                                                                          18

 

 

            Lettera di Ivan Merz a mons. Jerolim Mileta, vescovo di Šibenik, Zagreb, 8 giugno 1927. - Copia in Arch. Merz, F56 - 14.

 

            Merz scrive di quello che è successo dopo gli attacchi del "Katolički List" del 27 maggio allo HOS, dell'intervento dell'arcivescovo Bauer e dell'incontro con lui del 4 giugno. Tralasciando la prima pagina della lettera, dove viene riassunto quello che Merz ha descritto nel suo promemoria del 30 maggio (v. supra, Introd., 3), riportiamo il resto del testo, che ci fa apprendere di più sull'incon­tro dei rappresentanti del Seniorato e dello HOS con l'arcivescovo Bauer.

 

            […] Il sabato 4.VI. l'Eccellentissimo ha convocato il dr. Marako­vić, il dr. Matulić, il dr. Protulipac e me. Al posto del dr. Protuli­pac è andato il rev.do Klarić (poiché il dr. Protulipac era partito per Zenica). L'Eccellentissimo ha rilevato che egli vuole e desidera che nelle file dei cattolici s'instauri la concordia e che vengano continuate le trattative interrotte. Perciò - dice - egli vuole che nella Presidenza dello HOS entrino due Seniori e che lo HOS riammetta quelli che ha escluso a Bjelovar, così pure che il Seniorato riammetta quelli che da esso sono stati esclusi. Inoltre, che fino al 15 giugno entrambe le parti devono intendersi e venire da lui il 15.VI. con una proposta concreta di conciliazione.

            Ho osservato che non capisco con quale diritto il Seniorato esige di riavere i propri esponenti nello HOS, poiché lo HOS e il Senio­rato sono organizzazioni con uguali diritti entro l'Azione Cattolica.

            Il dr. Matulić ha commentato il pensiero dell'Eccellentissimo rilevando che non si tratta di delegati del Seniorato, bensì degli uomini che godono la fiducia del Seniorato, così che si manifesti all'esterno la conciliazione. Ho sottolineato che prima di questo bisogna riparare il male arrecato, e che la Liga deve prima effettuare la propria riorga­nizzazione secondo la decisione della Conferenza Episcopale. Al che il dr. Maraković dice che questo non va ancora, perché la Liga sta ancora elaborando il proprio Regola­mento secondo il progetto dell'Azione Cattolica. E quando osservai che la Liga non può per conto proprio elaborare il Rego­lamento, poiché secondo la Conferenza Episcopale anche il Di­stretto delle Aquile Studenti medi deve essere membro della Liga e quindi anche questo Distretto deve collaborare nell'elaborazione del Regolamento, il dr. Maraković disse che la Liga non ha fiducia verso quelli dello HOS, per cui non può ammettere alle sue riunio­ni i delegati dello HOS.

            L'Eccellentissimo ha parlato anche di "Vrhbosna", condannando quel modo di scrivere, rilevando che le deduzioni dai fatti adotti sono invalide. Il dr. Matulić ha chiesto che l'ecc.mo Arcivescovo ordini che anche noi ci associamo alle proteste. L'Eccellentissi­mo quasi ha consentito, il discorso però è deviato all'altro argomento.

            Da dove tanto cambiamento dell'Eccellentissimo? Pensiamo che abbiano influito questi fattori: l'ill.mo Njaradi e Jeglič sono stati a Zagreb; il dr. Lončar è stato a Belgrado, e forse ha chiesto l'inter­vento di S.E. il sig. Nunzio e, infine, sull'Eccellentisi­smo ha influito la campagna di "Narodna Politika" ed egli si è spaventato di una (eventua­le) spaccatura del clero. - Il cambiamento è stato proprio inaspettato, poiché il 1.VI. è stato dall'Eccellentissi­mo il dr. Bakšić ed egli lo ha rimproverato, insistendo che il Seniorato deve sciogliersi.

            L'Eccellentissimo probabilmente sapeva che le Aquile l'avrebbero ascoltato e perciò ha chiesto a loro questo sacrificio.

            E' chiaro che noi siamo disposti ad ogni sacrificio, ci sono però altre circostanze che ci consigliano di essere molto prudenti pro­prio in questo momento:

            1. Con il permesso dell'ecc.mo Arcivescovo, rinnovato ancora la mattina del 6.VI. noi consegniamo domani al tribunale ecclesiastico il dr. Bakšić e il rev.do Hok;  

            2. Noi siamo convinti che non tutti gli Ordinari saranno contenti che gli esponenti del Seniorato vengano nello HOS; poiché lo HOS è una centrale interdiocesana, pensiamo che solo il plenum della Conferenza Episcopale possa introdurre una cosa del genere, essendo ciò in aperto contrasto con i nostri statuti, confermati dalla Conferenza Episcopa­le;

            3. Se entrano nello HOS due seniori, saranno contenti i Seniori e il 5% delle Aquile, ma ciò significa suscitare l'indisposizione di quasi tutti gli operatori delle Aquile e del 95% dei membri. Il voler mettere, dunque, i seniori nella Presidenza dello HOS si­gni­fica indisporre ad es. alcuni Ordinari, quasi tutte le guide delle Aquile e quasi tutti i membri che hanno la fiducia nei propri dirigenti.

            Gli attacchi dall'esterno finora non ci hanno nociuto, perché le organizzazioni sono quasi tutte per noi e il movimento delle Aquile è rimasto unito e militante; così invece questa unità si indebolirà notevol­mente, non sappiamo ad es. che cosa sarà della Bosnia, dove le Aquile sono molto diffuse.

            4. Inoltre crediamo che questo non sia il momento opportuno per far entrare nello HOS gli esponenti del Seniorato, a causa del tumulto suscitato da "Vrhbosna".

            Questa campagna giornalistica mette in evidenza che accanto ai vescovi o prescin­den­do dai vescovi esiste un'altra rappresentanza e un'altra guida del Movimento cattolico. Tutte queste riunioni di protesta, le proteste, tutto ciò indica che l'Azione Cattolica è stata accettata solo apparentemente, ma che tutto è rimasto come prima: c'è un gruppo di uomini che considera, come prima, inseparabili e il partito politico e l'Azione Cattolica ecc., (li considera) come parti integrali dell'unica azione cattolica di rinnovamento; dimostra che esiste un forum che agisce all'insaputa dei vescovi e spesso contro la volontà dei vescovi (ad es. in "Narodna Politika" esce la protesta dei seniori di Sarajevo contro "Vrhbosna"; l'Ordinariato ne sapeva niente finché non ha letto in "Narodna Politika"; invece di mandare le proprie osservazioni per mezzo dell'Ordina­rio, essi attaccano pubblicamente il proprio Ordinario, perché sanno che l'Ordinario non era contrario alla pubblicazione di quell'articolo).

            Poiché, dunque, la questione del Seniorato non è risolta e con ciò alcune cose vengono davanti al tribunale ecclesiastico, e siccome per la stessa organizzazione delle Aquile sarebbe dannoso, contro la maggioranza delle guide e dei membri nonché di alcuni Ordina­ri, imporre qualcosa di contrario agli Statuti confermati dalla Conferenza Episcopale, pensiamo che sia opportuno pregare l'Eccellentissimo di rimandare la soluzione di tutto questo al plenum della Conferen­za Episcopale, trattandosi di materia che interessa tutte le diocesi, tanto più che nel frattempo anche il tribunale ecclesiastico probabilmente chiarirà molte cose.

            In vista di tutto questo anche l'ecc.mo arcivescovo Šarić ha scritto all'ecc.mo Bauer la lettera, che Le mando in copia. Poiché si tratta di una questione interdiocesana, pregherei anche Lei, Illustrissimo signore, di pregare l'Eccellentissimo di aspettare con le sue richie­ste fino al plenum della Conferenza Episcopale. 

            (Pensiamo pure che in seguito all'ultimo numero di "Narodna Politika" l'ecc.mo Šarić proibirà l'attività del Seniorato nel territo­rio della sua arcidiocesi.)

            Il p. Foretić si trova a Split. Se Lei, Illustrissimo, si troverà a Split il 12.VI., egli Le farebbe una visita. Nel caso contrario prego di inviargli un telegramma alla casa dei gesuiti di Split: Venga da me.

            Quanto a "Vrhbosna" stessa, mi pare che tutta la campagna (gior­nalistica) non abbia colto nel segno, perché in tutta la campagna non viene attaccata (da parte dell'auto­re dell'articolo, Kniewald!) la persona di nessuno, ma solo vengono riportati i documenti. E' possibile che le conclusioni siano esagerate o che le citazioni siano riferite inesattamente; questo dovrebbe essere dimostra­to, ma mi pare che non si possa nemmeno parlare di qualche attacco alla persona del def. Rogulja o dell'ill.mo Mahnić.

            Nel Sacratissimo Cuore devotissimo, si raccomanda nelle s. pre­ghiere...

 

            P.S. Le mando copia di questa lettera perché possa eventualmente inviarla all'ill.mo Marušić (vescovo di Senj), così che anch'egli sia informato ed eventualmente che scriva anche lui all'arcivescovo Bauer.

 

 

                                                                          19

 

            Lettera di Ivan Merz all'arcivescovo Šarić, Zagreb, 10 giugno 1927. - Copia in Arch. Merz, F53 - 10.

 

            Merz riferisce dell'incontro con il vescovo Akšamović, il quale ha capito che l'arti­colo Vampiri e iene riguarda l'arcivescovo Šarić.

 

            Eccellentissimo Signore,

            Poco fa ho parlato con l'ill.mo Akšamović, che ho incontrato per caso dai Gesuiti, dove stasera comincia gli esercizi spirituali. Ha letto davanti a me "Seljačke novine" del 10 giugno e ha capito subito che l'attacco riguarda Vostra Eccellenza. Era indignato, l'ha chiamato estrema infamia, e che l'autore non è cattolico.

            Dice che bisogna da parte della Chiesa condannare questo giornale e promulgare (la condanna) perché si sappia che esso non è un giornale cattolico.[23] Anzi si è espresso molto negativamente sul Seniorato.

            Egli è del parere che l'articolo in "Vrhbosna" non sarebbe dovuto uscire, ma che in esso non c'è nulla di nuovo che non si sappia da tempo. Da questo ho capito che egli ne approva il contenuto.

            Quanto a quegli esponenti del Seniorato che dovrebbero venire nello HOS, disse che l'ecc.mo Bauer non può chiedere a noi una cosa del genere, ma che questo riguarda la nostra assemblea generale e il plenum della Conferenza episcopale, poiché noi siamo una centrale interdiocesana.

            Le promettiamo di pregare per Lei e siamo convinti che anche questa prova farà avanzare la buona causa.

            In S.mo Corde Jesu  (I. Merz)

                                                                          

 

                                                                          20

 

            Lettera del vescovo Jerolim Mileta all'arcivescovo Bauer, Šibenik, 12 giugno 1927.- Copia in Arch. Merz, F56 - 15.

 

            Ricevuta la lettera di Merz dell'8 giugno (v. sopra, 18), il vescovo Mileta si rivolge all'arcivesco­vo Bauer con questa "confidenziale". In forma diplomatica, la lettera contiene più di una critica all'operato dell'arcivescovo.

 

            Eccellentissimo Signore,

            Le scrivo confidenzialmente, perché questa lettera rimanga soltanto inter nos e serva per il Suo orientamento.

            Il 30 aprile c.a. ho ricevuto dal Comitato Preparatorio della Giunta Centrale Nazionale Cattolica la relazione e la domanda del 26 aprile c.a., di cui si sarebbe discusso nella conferenza dell'Episcopato a Subotica, in occasione della consacrazione dell'Illustrissi­mo Budanović.[24] Sebbene io abbia letto sui giornali di questa conferenza, non credevo che essa si sarebbe tenuta, poiché Vostra Eccellenza non ha mandato alcun invito. E quando mi è pervenuta la suddetta relazione e la domanda del Comitato Preparatorio della Giunta Centrale dell'Azione Cattolica, cioè il 30 aprile, era troppo tardi per mettermi in viaggio per Subotica.

            Nella relazione e nella domanda del Comitato Preparatorio ci sono alcune questioni importanti che, secondo la mia convinzione, non potrebbero essere risolte nell'assemblea costituente della Giunta Centrale Nazionale Cattolica, e nemmeno da alcuni vescovi soltanto che per caso si trovassero insieme, bensì dal plenum dell'Episcopato nell'annuale Conferenza Episcopale.

            Finché tali questioni non saranno state risolte dal plenum della Conferenza Episcopale, bisognerebbe, secondo la mia convinzione, allargare il Comitato Preparatorio e nominare un rappresentante delle Aquile, la più forte Centrale delle nostre associazioni culturali, affinché così il lavoro preparatorio sia più esauriente e a soddisfazione di tutti.

            In questi giorni ho saputo che si fa pressione sullo HOS perché nella sua direzione accolga due esponenti del Seniorato. Sono convinto che tale questione è molto importante e che non dovrebbe essere risolta al di fuori del plenum della Conferenza Episcopale, trattandosi di una questione di carattere interdiocesano.

            Mi piace che Vostra Eccellenza abbia proibito allo HOS di rispondere pubblicamente agli attacchi pubblici e ha deferito la questione al tribunale ecclesiastico. Voglia Iddio  che tutte le questioni controverse tra i cattolici e le organizzazioni cattoliche siano trattate dai giudici competenti per tali questioni, cioè dal tribunale ecclesiastico e dal plenum della Conferenza Episcopale. Se si fosse fatto così, non avremmo visto il grande scandalo di cui siamo testimoni in questi giorni, quando le questioni tanto delicate vengono discusse in modo così bilioso sui giornali cattolici, ignorando i Vescovi, ai quali a parole viene espressa l'ubbidienza, mentre si viola il loro ordine emanato l'anno scorso dalla nostra Conferenza e inviato a tutti i giornali pubblicati dai cattolici, perché vengano evitate tutte le polemiche tra i cattolici. Non occorre che il nemico ci distrugga, dal momento che noi ci stiamo distruggendo così.

            Anche in questa occasione esprimo a Vostra Eccellenza il mio profondo ossequio.

                                                      Dev.mo in Cristo  Fr. Jeronim 

 

 

 

                                                                          21

 

            Lettera della Lega delle Aquile all'arcivescovo Bauer, Zagreb, 14 giugno 1927. - Copia in Arch. Merz, F2 - 65.

 

            Come risulta dalla lettera di Merz al vescovo Mileta (v. sopra, 18), l'arcivescovo Bauer aveva chiesto che i seniori esclusi dal Seniorato, come anche quelli esclusi dallo HOS, fossere riammessi nelle rispettive organizzazioni e, in più, che nella Presi­denza dello HOS fossero cooptati due o tre seniori. Il 14 giugno, il dr. Maraković e il dr. Ante Živković, rispettivamente presidente e segretario dell'associazio­ne "Domagoj" dei seniori cattolici croati, informavano l'arcivescovo di aver trasmesso il suo desiderio ai membri del "Domagoj", «che si sottomettono pienamente al deside­rio e alla volontà del proprio Ordinario» e propongono che nella Presidenza dello HOS vengano cooptati i signori Petar Grgec, Ljubomir Kuntarić e Bogomir Gottfried.[25] 

            Siccome, però, il 10 giugno era uscito in "Seljačke Novine" l'infame articolo Vampiri e iene, i dirigenti dello HOS ritennero non opportuno trattare con i seniori la questione della loro cooptazione nella Presidenza dello HOS. E all'arcivescovo Bauer inviarono la seguente lettera:

 

            Eccellentissimo Signore,

            Vostra Eccellenza il 4 giugno c.a. ha convocato i delegati del Seniorato e dello HOS ed ha espresso il desiderio che continuino le trattative, che Vostra Eccellenza ha promosso quattro mesi fa. Nel frattempo, non appena Vostra Eccellenza si era allontanata da Zagreb, la speranza che i dissensi potessero essere risolti presto mediante semplici trattative, ha subìto purtroppo notevole danno. E' accaduto quello che a stento credevamo potesse accadere.

            Su "Seljačke Novine" del 10.VI. è uscito l'articolo che nel pubblico cattolico di tutte le regioni ha provocato un grande scandalo e un vero allarme. In questo articolo vengono colpiti del tutto genericamente gli attaccanti, e come ritornello di tutto è una specie di invito all'autorità (statale) di intervenire contro gli elementi antistatali nelle file dei cattolici. Si parla di coloro che la rivoluzione «desiderano...in Jugoslavia», di «lendini austriaci», di quelli che «fanno propaganda antistatale, che «in modo grossolano peccano contro il regnante e lo Stato». E' ovvio che contro tale modo di scrivere doveva nascere nelle file dei cattolici una grave agitazione.

            Oltre a questo attacco di "Seljačke Novine", redatte dai seniori, che è uscito dopo la ripetuta proibizione da parte di Vostra Eccellenza di pubbliche polemiche, un altro attacco è uscito in "Luč" del 10.VI. Prescindendo dal merito della cosa, l'articolo stesso dal titolo "Neu­spjeh...(Insucesso)" è una grave offesa all'intera nostra organizzazione e ai suoi dirigenti. Anche questo attacco è stato pubblicato nel periodico la cui redazione è nelle mani dei seniori, rispett. dell'organizzazione della Liga che guidano i seniori, il cui assistente spirituale è il senior rev.mo sig. dr. Bakšić, al quale il 30.V., dopo l'attacco di "Katolički List" allo HOS, Vostra Eccellenza ha proibito, minacciandolo di pene ecclesia­stiche, la pubblicazione di qualsiasi polemica. Ed ecco, dopo questa proibizione è uscito questo attacco.

            Lo stesso giorno (30.V) è uscito l'ultimo numero di "Mladost", organo redatto dai seniori. Tra le altre corrispondenze c'è anche quella dell'associazione di Turčinovići (p. 285), che è in grado di demoralizzare l'organizzazione delle Aquile, perché si minaccia la separazione dallo HOS.

            Dopo la proibizione di Vostra Eccellenza, questi attacchi della stampa che è in mano ai seniori, hanno creato ovunque in provincia una tale atmosfera che sarebbe per ora - crediamo - illusorio il nostro tentativo di portare nella nostra Presidenza e nella direzione delle nostre organizzazioni di provincia gli esponenti del Seniorato, che di fatto sempre attacca la nostra organizzazione. Temiamo che un tale nostro tentativo provoche­rebbe gravi dissensi nella stessa organizzazione delle Aquile, fino a quando il Seniorato non ripari nella sua stampa (il danno fatto) dai suoi attacchi e non mostri per parecchio tempo di voler rispettare l'autonomia dell'organizza­zione delle Aquile e i suoi legittimi dirigenti. E' comprensibile che le Aquile e i dirigenti dell'organizzazione in provincia chiedano che i seniori in primo luogo riparino il male che con la loro stampa hanno fatto alla tranquillità delle reciproche rela­zioni, e che lascino l'organizzazio­ne delle Aquile in pace nel suo sviluppo, così dimostreranno nel modo migliore di tenere all'unità e alla concordia nelle file dei cattolici. Allora sarà possibile realizzare tra i cattolici organizzati quella unità e quella concordia a cui Vostra Eccellenza lavora con tanto spirito di sacrificio e abnegazione.

            Per queste ragioni lo stato delle cose è reso più difficile, per cui crediamo che l'unica via di uscita consista nel far sì che con un tranquillo lavoro vengano ripristinate le normali relazioni.

            Pertanto preghiamo Vostra Eccellenza di proibire di nuovo e rendere impossibili questi attacchi, e che i seniori lascino la nostra organizzazione in pace; e quando i nostri membri costateranno che essi hanno cambiato davvero il proprio modo di fare, allora sarà facile ottenere la generale conciliazione.

            Nel Sacratissimo Cuore devotissimi Le baciamo la mano consacrata.

 

 

                                                                          22

 

            Dalla corrispondenza di Ivan Merz con p. Krešimir Pandžić OFM.

 

            La corrispondenza di Merz con il p. Krešimir Pandžić OFM ha il carattere di grande confidenza. Non sappiamo con esattezza quando e dove i due si siano conosciuti, probabilmente a Vienna (cf. Cap. XIV, nota 38). P. Pandžić, nato a Drinovci (Erzegovina) nel 1892, studiò teologia a Mostar, Graz e Vienna. Fu ordinato sacerdote il 3 genn. 1915. Dopo la guerra studiò germanistica e lingue classiche a Zagreb, dove ottenne il dottorato nel 1923. Professore di lingue classiche al Ginnasio francescano di Široki Brijeg, dal 1929 al 1935 fu direttore dell'istituto. Dal 1940 al 1943 fu provinciale a Mostar, ritornò poi a Široki Brijeg come professore. Il 6 febbraio 1945 fu ucciso dai partigiani comunisti insieme con altri cinque francescani a Mostarski Gradac.[26]

            P. Pandžić appare un osservatore distaccato e le sue considerazioni gettano un po' di luce sull'atmosfera che regnava tra i cattolici di Erzegovina, dove allora la politica del Partito Popolare Croato e il movimento cattolico erano praticamente tutt'uno, e il presidente del Partito, Žarko Vlaho, era anche presidente del Distretto delle Aquile, il che in linea di principio non era ben accetto alla direzione dello HOS, contro la quale Vlaho, come esponente del Seniorato, tentò di combattere sia nell'assemblea dello HOS a Požega (1926) sia a Sarajevo (agosto 1927). Il Partito Popolare, a sua volta, a causa anche del suo orientamento "pro-jugoslavo" non riusciva ad attecchire nel popolo, che nella stragrande maggioranza seguiva Stjepan Radić, capo del Partito Contadino Croato. Radić, combatten­do contro il Partito Popolare Croato non risparmiò nemmeno le Aquile.

 

 

                                                                          a)

           

            Lettera di p. Krešimir Pandžić a Ivan Merz, Široki Brijeg (Erzegovina), 4 giugno 1927. - Orig. in Arch. Merz, F2-51.

 

            Da lungo tempo non Ti ho visto, e nemmeno Ti ho scritto; non te la prenderai male.  Adesso sono diventate più frequenti le aspre polemiche tra i nostri uomini, sono state organizzate clamorose proteste... sarò quindi contento se Tu, che sei più vicino alla fonte e al fuoco, mi informerai nel modo più esatto e dettagliato possibile del vero stato, dei motivi più intimi e dei fini di questa controversia.

            Recentemente è stato qui Žanko,[27] ma è partito subito, non ho potuto parlare con lui.  Dall'altra parte (Seniorato) prima di lui è stato Šarac:[28] occorre paralizzare, annien­ta­re o almeno costringere a Canossa senza diritto alla pubblica riabilitazione - una così bellicosa disposizione d'animo verso gli avversari io non la capisco.  Specialmente (quando) mi disse che essi (Šarac) si differenziano dallo HOS anche sotto l'aspetto nazionale[29] (...)

            Così pure non capisco questa campagna contro "Vrhbosna". Nemmeno durante la guerra ho potuto entusiasmarmi di quelle certe peculiarità di Rogulja, particolarmente quelle politiche, ma anche per la sua inclinazione per Köln, per la base cristiana ecc.  Allora nessuno pensava di prendere per moneta buona ogni parola di Rogulja, come sembra si voglia imporre ora.  Non si può negare che Rogulja fosse dotato, intraprenden­te, ortodosso; non vedo che ciò gli venga negato dalla "Vrhbosna". Come io vedo le cose, qui si può parlare dei gruppi cattolici che hanno tendenze e inclinazioni più conservatrici o più libere ­ma entrambi i gruppi almeno finora sono cattolici ed ecclesiali, anzi formalmente in certe occasioni gareggiano nel sottolineare la propria ecclesialità.

            Io sono del parere che gli ex-membri dell'organizzazione del movimento cattolico, dunque i seniori, sono di fatto gli unici formati e almeno fino a un certo punto sono all'altezza per guidare e realizzare l'Azione Cattolica da noi. Essi devono parteciparvi, non possono essere esclusi, ciò non sarebbe né giusto né facilmente praticabile. Tra di loro molti sono talmente qualificati che sarebbe un peccato non utilizzarli. Come Tu vedi le differenze odierne, è possibile metterle insieme, è necessario mantenerle, quale è il loro vero fine?  A Zagreb, che cosa si pensa di tutto questo?

            Dal punto di vista della Chiesa, nel Seniorato è raccolto, senza dubbio, un materiale prezioso che in una o in un'altra forma può essere messo al servizio della Chiesa.  Sono io troppo pigro, o insensibile, o che cosa, (per cui) non posso entusiasmar­mi per questa campagna di protesta? Il movimento cattolico nei primi due decenni si è sviluppato in modo non naturale, sotto la guida di un solo vescovo e per conto proprio. Ha già formato un sufficiente numero di membri per la vita, per poter inserirsi nelle forme della regolare pastorale e della gerarchia - senza il pericolo di disperdersi, subire danno e sparire?  Forse si tratta di questo. - Dobbiamo riconoscere che per i vescovi è scomodo starsene abbastanza passivi e via facti accettare le iniziative e direttive dal Seniorato anche nei casi in cui essi stessi non fossero d'accordo. D'altra parte è certo che, se gli stessi vescovi stanno da parte, la pastorale deve zoppicare. Infine forse esiste il timore che nella peggiore delle ipotesi il predominio del Seniorato non degeneri in una specie di potere pretoriano. Oggi è fuori di ogni dubbio che il Seniorato è soggettivamente eccle­siale.

            Qual'è la causa di tanti attacchi a Kniewald? Queste domande e dubbi Te li sottopongo perché me li chiarisca e mi informi di tutto ciò che attiene a questo argomen­to. Si tratta di cose alquanto delicate, ma penso che puoi credere alla mia discrezione, se sarà necessaria.  Saluta Ćepulić. Ti augura ogni bene dal nostro Signore    P. Krešimir Pandžić.

 

 

                                                                          b)

 

            Risposta di Ivan Merz alla precedente lettera del p. K. Pandžić, Zagreb, 10 maggio 1927. - Copia in Arch. Merz, F2-52.

 

            Caro Krešo,

            Ti avrei scritto già prima se non fossi stato malato e molto occupato. Tu stesso mi avverti che sarai discreto, perciò Ti scrivo come a fratello quello che penso degli attuali dissensi. Sappi che ora non Ti parla un membro della presidenza dello HOS, bensì una persona privata che conosce tutti i dettagli e vive sul posto queste lotte. Puoi servirti di queste mie informazioni, soltanto non dire da dove le hai avute.

            Io penso che tutta questa campagna giornalistica sia una grande mistificazione del pubblico cattolico. Si afferma che "Vrhbosna" ha attaccato l'onore personale di Rogulja e di Mahnić. Questo è una autentica calunnia! E' stato dimostrato soltanto che le idee di Rogulja sono state erronee e in evidente contraddizione con quelle di Mahnić. Ho letto la lettera di Mahnić al dr. Živković, che è stata stampata nella relazione del Seniorato della Slavonia, secondo cui Rogulja è tabula rasa in filosofia e teologia, e che non è ben istruito nemmeno sulla storia della Chiesa.[30] - Contro Rogulja, quando aveva scritto (l'articolo) "Pred zoru" (Prima dell'aurora), era quasi tutto il clero: bisogna soltanto leggere la "Hrvatska straža", la "Vrhbosna" ed altro. L'interconfes­sionalismo e la corrente di Köln, dopo l'enciclica "Singulari quadam" (1912) significa un errore, Rogulja invece ha osato pubblicamente dichiararsi per la corrente di Köln, dicendo che si tratta di due correnti ammesse nel movimento cattolico. - Pertanto non posso non meravigliarmi assai che la polemica sia stata sviata dai veri argomenti alle questioni personali, e nella stampa si è cominciato a operare con offese che non hanno precedenti nell'opinione pubblica cattolica. Si è potuto rilevare che non tutte le conclusioni sono esatte, o che non è opportuno stampare una cosa del genere, come pensa l'eccellentissimo Akšamović, perché - dice - tutto ciò noi lo sappiamo. (Egli infatti lo sa, come tutti quelli di Đakovo che si sono opposti alle idee di Rogulja). Ti invio per conoscenza alcuni documenti; quando li avrai letti me li restituirai; puoi anche copiarli. - La Provvidenza di Dio ha voluto che non ci si possa difendere da questi attacchi, poiché l'Episcopato ha proibito la polemica, ma a questa proibizione si attiene solo la parte attaccata. Non importa, chi crede nella forza del cristianesimo, sa che i principi vincono nonostante il terrore dell'opinione pubblica.

            Non meravigliarti che sono così severo. Credimi, oggi ho pianto quando ho letto l'attacco di "Seljačke Novine" (Il giornale dei contadini) all'Ecc.mo Šarić (10.VI. "Vampiri e iene"). Lo ha scritto, come mi assicurano, il sig. S. Barić. E lo so: tali attacchi sono nello spirito delle sedute del Seniorato a Zagreb, dove l'Ecc.mo Šarić fu attaccato quando pubblicò l'opuscolo sull'Azione Cattolica.[31] Quando si trattava di trasferi­re i resti mortali del vescovo Mahnić, nelle sedute del Seniorato si diceva che questa faccenda non doveva essere affidata ai vescovi, bensì ai seniori, perché "le ossa di Mahnić si rivolterebbero nella tomba" se i vescovi prendessero in mano tale questione, essendo essi stati contro Mahnić.[32]

            Tu ti meravigli di tutto ciò. Il Seniorato di Zagreb permetteva queste cose. Non meravigliarti quindi se la lotta dello HOS contro il Seniorato di Zagreb sapeva assumere forme così forti; sono convinto che, se i seniori nella provincia sapessero ciò che accadeva a Zagreb, non avrebbero fiducia nei propri dirigenti.

            Non nego a nessuno l'ortodossia, e nemmeno la sincerità. I fatti però dimostrano che il Seniorato si è fortemente opposto all'Azione Cattolica.  Penso sempre al Seniora­to di Zagreb. Quando ho cominciato a pubblicare in "Za vjeru i dom" i documenti della Santa Sede sull'Azione Cattolica,[33] questo mi è stato proibito; quando in occasione di una conferenza del sig. Ujević nel "Domagoj" sul movimento cattolico ho riportato lo schema dell'Ecc.mo Šarić, distinguendo l'Azione Cattolica dal Movimento cattolico, sono stato respinto:[34] perché noi non abbiamo bisogno dell'Azione Cattolica, abbiamo il Movimento cattolico, che è un' altra cosa e dà a tutti i membri un orientamento unitario nazionale-politico-economico. E nei verbali deve ancora trovarsi come da noi non c'è l'Azione Cattolica. Mi meraviglia proprio tanta manifestazione di lealtà ai vescovi in quest'ultimo tempo. Dico che non dubito della soggettiva buona fede di molti seniori a Zagreb, ma di fatto il movimento cattolico è guidato come prima: politicamente, dal momento che l'azione per il rinnovamento cattolico deve essere legata all'indirizzo del partito politico; come se oggi uno non potesse essere buon cattolico se non è per il Partito Popolare. Non comprendono che la Chiesa è società perfetta che basta a se stessa e che con i suoi mezzi specifici è in grado di portare il cristianesimo in tutta la vita sociale.

            E quanto alla controversia Liga-HOS, la Conferenza Episcopale ha deciso che la Liga debba accogliere nel suo comitato i delegati del Distretto delle Aquile Studenti medi, ma la Liga fino ad oggi rifiuta di farlo. Questo è incomprensibile! E' incomprensibile, però ci sono i fatti. La Conferenza Episcopale proibisce la polemica, e (il giornale) "Narodna Politika" attacca il dr.  Kniewald, la Lega delle Aquile ("Fašizam u Orlovstvu" = Il fascismo nelle Aquile). Il "Katolički List" scrive come se fosse organo del Partito Popolare, "Jadran" afferma che la conferenza "Kralj Orlova" (Il Re delle Aquile) è eretica.[35] "Luč" pubblica l'articolo di fra Rude Mikulić,[36] in cui viene esposta la tesi del tutto contraria alla conclusione della Conferenza Episcopale (questa Conclusione è stata stampata in "Straža"), anzi la stessa "Nova revija", che ci è tanto cara, riporta l'articolo di Orelovsky,[37] che è in contraddizione con la Conferenza Episcopale. Anche se quel che dice Orelovsky fosse esatto, rimane incomprensibile che dopo la Conferenza Episcopale possa essere pubblicata una cosa simile.

            Questi sono solo alcuni dettagli. Non dico che dalla nostra parte tutto sia oro puro, ma se si astrae dalle differenze personali e accidentali, penso che non sia difficile rendersi conto che si tratta di grandi differenze di principio.

            Anch'io sono del parere che i nostri seniori sono gli unici intraprendenti e capaci per l'attività pubblica cattolica. La lotta non è diretta contro i seniori e le loro capacità e la loro posizione ecclesiale soggettiva; si combatte perché essi anche oggettivamente operino nello spirito della Chiesa; che non solo formalmente attuino la distinzione tra la politica e l'Azione Cattolica, ma che questa distinzione si affermi nella loro mentalità, e poi nell'organizzazione. Nel lavoro il primo criterio dev'essere la salvezza delle anime, il bene della s. Chiesa, e precisamente così come questo bene lo concepisce la Santa Sede. Questo riferimento alla S. Sede e all'Ordinario competente dev'essere la norma principale in questo lavoro.  Si tratta di guadagnare per Cristo il più gran numero di anime, e non di allontanare il popolo dall'"unum necessarium" a causa di un programma politico (dove tutti siamo fallibili). Perciò penso: in tutte le diocesi bisogna tirare il clero fuori dal Seniorato, che è una associazione laicale, perché, come dice Pio X, "l'esercito sacerdotale dev'essere al di sopra delle associazioni laicali, anche se queste fossero le migliori". I sacerdoti si incontrino e lavorino nelle loro associazioni di assistenti spirituali dell'Azione Cattolica.  Da noi i sacerdoti sono divisi in due campi nemici: sacerdoti-seniori e sacerdoti-non seniori. I sacerdoti hanno bisogno di una propria organizzazione sotto la guida dell'Ordinario, e nei riguardi dei laici nelle questioni riguardanti il rinnovamento cattolico devono avere un atteggiamento uniforme e autoritativo. Ciò non sarà possibile ottenere finché ci saranno i sacerdoti-seniori e sacerdoti-non seniori. Poi bisogna tirare fuori della politica il più gran numero possibile di sacerdo­ti, perché altrimenti soffre la cura pastorale, mentre il sacerdote potrebbbe ottenere successi più duraturi se le sue energie, che impiega nella propaganda (politica), le impiegasse nelle associa­zioni dell'Azio­ne Cattolica. - Così pure presso i laici bisogna ad ogni costo dividere il lavoro: è più importante il lavoro nell'Azione Cattolica che non nel partito, perché quel lavoro è essenziale. Fino a quando non ci saranno dei laici che si dedicheranno completamen­te all'Azione Cattolica e che guarderanno tutto da collabo­ratori dei sacerdoti (salvezza e santificazione delle anime), non potremo fare grandi passi in avanti. Si osserva: gli uomini sono pochi. Bene! Se sono pochi, allora bisogna anzitutto fare quello che è più importante, cioè educare le coscienze. La Chiesa ha condannato il principio: politique d'abord, essa invece insiste: religion d'abord. Perciò la Chiesa in Italia sottolineava: preparazione alla politica nell'astensione. Con l'Azione Cattolica in Italia è nato il Partito Popolare che nelle prime elezioni ha avuto oltre 100 deputati. Perciò non condivido l'articolo del rev.do Juretić in "Seljačke Novine": Cattolici, insieme! dove insiste che il lavoro politico viene al primo posto. Né Clodoveo, né Carlomagno, né san Luigi hanno fatto cristiano il mondo, ma gli apostoli e i loro successori hanno diffuso il cristianesimo. Così in tutte le epoche. Cerchia­mo il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutto il resto ci sarà dato in sovrappiù.

            Quanto al rev.do dr. Kniewald, questo è il mio giudizio su di lui: ritengo che egli sia uno dei più intelligenti e più colti sacerdoti cattolici nella nostra patria. Per tempera­mento è molto vivace, e alcuni mi hanno detto che prima - quando non lo conoscevo ancora - nei contatti personali sapeva essere insopportabile a molti. Allora era gravemente malato di nervi. Adesso però, come mi risulta, nei contatti personali egli è molto fine e calmo e conosco molti giovani che lo seguirebbero nel fuoco. Al contrario, ci sono dei seniori che non lo possono veder vivo, i quali appena lo vedono cominciano ad avere la schiuma nella bocca dalla rabbia e non possono fermare il proprio odio. Io sono convinto che il suo cervello è così logico e formato nello spirito romano, che egli si accorge anche del minimo errore in questo senso. Forse il suo difetto è che non ha pazienza e vuole che ciò che è più corretto venga immediatamente attuato, e non ha pace finché non ha dimostrato tutta l'illogicità di un punto di vista non ecclesiale. Forse gli manca la prudenza, penso però che non sia giusto negargli la buona intenzione. Ha una logica ferrea, colpisce l'avversario nel cuore e penso che per questo lo odiano (infatti, questa protesta e gli articoli contro "Vrhbosna" sono prova dell'odio, perché hanno paura di lui). Io personalmente lo stimo molto e gli voglio bene, per quanto ne conosca bene anche i difetti.

            Non avertene a male se ho svuotato il mio cuore. Sono convinto che le preghiere saranno più utili alla buona causa che non tutti i nostri argomenti. Perciò preghiamo l'uno per l'altro e perché la santa Chiesa di Dio sia glorificata nel nostro popolo.

            In Christo Rege!         I. Merz

 

 

                                                                          c)

 

            Lettera del p. K. Pandžić a Ivan Merz, Široki Brijeg, 21 giugno 1927. - Orig. in Arch. Merz, F3 - 19.

 

            Mio caro amico,

            […] solo con la posta di questa mattina posso rispondere alla Tua lettera, che con vivo interesse avevo atteso e letto e ci ho meditato sopra. Tante grazie per la fiducia, per i dettagli e per i chiarimenti.

            Posso dirti che la Tua esposizione mi è simpatica e che va nella direzione dei miei ricordi del passato e delle disposizioni permanenti che si sono create (in me). Ho letto anche ciò che Mahnić nel 1917 pensava di Rogulja e della sua corrente. E mi ricordo bene ancora dell'opposizione contro Rogulja e certuni di Zagreb in "Dan"[38], ecc. A me quella corrente era lontana ed estranea allora, e tale mi è rimasta costante­men­te nella coscien­za sia sotto l'aspetto politico che sotto quello ecclesiale-culturale. Credo che l'una e l'altra inclinazione di Rogulja, Šimrak, Grgec... sia stata, fino ad un certo punto, fatale per il successo del movi­mento cattolico nella nostra vita pubblica.

            Mi pare che il def. Rogulja dopo il rivolgimento sia stato abbastanza moderato nelle sue extra-tenedenze, comunque molto più calmo che durante la guerra e l'Austria. Forse lui - e quelli che condividevano il suo pensiero - è rimasto soddisfatto e saziato dalla realizzazio­ne del suo ideale politico: l'unione con la Serbia e la spartizione dell'A­ustria, l'eliminazione degli Absburgo ecc. Il successo e la vittoria della concezione "jugoslavo"-serba, forse più di qualunque altra cosa ha messo in disparte e coperto di oblio i dubbi e l'amarezza nei riguardi della corrente di Zagreb. Non c'era più bisogno delle teorie sulla rivoluzione, sul potere dello Stato... anzi, ora bisognava andare in senso opposto. Si è visto nella prassi che non c'è grande speranza né risultato dalla "base cristiana". Così tutti si sono alquanto riavvicinati e calmati.

            Neanch'io ho visto nella "Vrhbosna" falsificazioni o spirito cattivo o coscienza nera o terribili attentati alla morale, come si vuole far credere nella campagna di proteste. Qualche espressione (nell'articolo) poteva essere diversa e più mite, però quelle correzio­ni sono a posto. La generazione più giovane non conosce quei fatti, i più anziani li dimenticano o per amore della concordia vogliono che si nascondano. Anche prima io Ti ho parlato come mi erano strane certe simpatie di "Narodna Politika" per Masaryk (forse espresse in quella forma unicamente a causa dell'odio alla dinastia degli Absburgo). Poi quella presa di posizione a favore di Erzberger, Wirth... nella presentazione della situazione germanica (Matulić).

            Già nelle prossime elezioni vedremo quanto serva e quanto prometta l'aver messo al primo posto la politica.[39] Noi senz'altro abbiamo bisogno di una politica e di un partito cattolico. Ma Tu dici bene che oggi, domani e sempre la cosa più importante è la vita cristiana e soprannaturale nelle anime, sia che il Partito Popolare vinca o perda tutto. Da noi la posizione e la relazione della Chiesa verso gli elettori politicamente alienati è molto più pericolosa di quella nei paesi dell'Europa verso, ad es., le masse socialiste. Bisogna aver cura anche di queste masse (alienate) e non aspettare che prima si conver­tano politicamente. Anzitutto e sempre (bisogna lavorare per) una migliore situazione religiosa e una vita religiosa più evoluta. Al contrario, l'insistere sulla politica può significare il voler costruire dal tetto e disperdere inutilmente le energie e approfondire l'abisso.

            Anche nell'Erzegovina c'è molta ignoranza riguardo a questa controversia. La gente desidera le parole: insieme!; influiscono anche certe reminiscenze storiche, e di solito non si esaminano gli argomenti. Desidero che vinca l'interesse della Chiesa, che unifica, dà la vita e salva.

            Ti saluta cordialmente e ringrazia di nuovo il Tuo   fra Krešimir Pandžić.

 

 

 

                                                                          23

 

            Lettera del dr. Josip Gunčević al dr. Protulipac, (Zemun?), s.d. - Autografo in Arch. Merz, F38 - 9.

 

            Questa lettera è stata scritta dopo la pubblicazione dell'articolo sul Movimento cattolico croato in "Vrhbosna" e le relative proteste del Seniorato, ma prima dell'assemblea generale delle Aquile a Sarajevo nell'agosto 1927. Gunčević invita Protulipac a venire con il dr. Merz a Belgrado per parlare con il Nunzio, mons. Pellegrinetti; poi, a proposito  della campagna di proteste contro l'articolo di "Vrhbosna" scrive:

 

            […] Si può anche ridere leggendo quel gonfiato "Prosvjedujem" ("Protesto" (del dr. Maraković)). In modo così tribunesco possono parlare gli uomini che hanno dietro a sé migliaia di seguaci, e non alcuni frati, che nemmeno hanno capito la questione. Penso che questa sia l'ultima cartuccia.

            Sarebbe una cosa molto buona se qualcuno raccogliesse le citazioni di quelli che avevano scritto contro Rogulja, e ora protestano. Siamo tranquilli e chiediamo (che si pronunci) il tribunale ecclesiastico e l'Episcopato. In questa polemica dobbiamo dare l'impressione di uomini calmi attivi che salvaguardano l'Azione Cattolica e la propria organizzazione.

            La nostra gioventù che lavora e che non si è lasciata sconcertare da queste rabbiose azioni di protesta, vincerà.

            Se non sapessi il retroscena di queste proteste mi stupirebbe che si possa creare tanto fuoco martellante contro l'articolo dell'anonimo autore in "Vrhbosna", quando si sa che proprio il def. Rogulja nell'articolo "Pred zoru" ("Prima dell'aurora") aveva creato la divisione nel Movimento cattolico, e non quelli contro cui si protesta; e che attaccavano Rogulja molti di quelli che oggi protestano. Ciò vuol dire che il chiasso non si fa a causa di Rogulja, ma a causa di qualche altra cosa, cioè della situazione del Seniorato dopo l'introduzione dell'Azione Cattolica. L'Azione Cattolica è stata introdotta dall'Episcopato e non dai dirigenti delle Aquile, e se qualcuno vuole sparare lo faccia mirando contro la meta giusta, perché è una vigliaccheria mirare contro gli uni e colpire gli altri.

                                                                    Josip Gunčević

 

 

 

 

 

                                                                          24

 

            Lettera di Ivan Merz al dr. Protulipac, Sv. Križ, il 9. giorno dopo l'Assunta 1927. -Autografo. Arch. Merz, Lettere a Protulipac.

 

            Informato dal p. Foretić e dal dr. Protulipac dello svolgimento del raduno delle Aquile e dell'assemblea generale a Sarajevo, Merz espresse il suo ringraziamento al Signore in un modo originale: nella lettera che indirizzò a Protulipac, trascrisse tutto il Te Deum laudamus, sottolineando alla fine le parole In te Domine speravi. Poi continua:

 

            Veramente bisogna ringraziare solo l'Altissimo se l'Assemblea generale è passata bene al di là di ogni aspettativa. La lettera del Nunzio è venuta veramente come un Deus ex machina; non la aspettavo, e così non c'è stata tutta quella responsabilità, che certamente l'ecc.mo Šarić avrebbe attirato su di sé (a causa del suo, di per sé legittimo, intervento nello svolgimento dell'assemblea generale). I seniori hanno davvero complicato la situazione, anche per il fatto che hanno voluto di nuovo metterci in conflitto con un vescovo, oggettivamente hanno fatto una brutta cosa (credo che non siano consapevoli del significato del proprio atto). Dio però ha fatto il suo, così che con un solo colpo sono stati demoliti tutti i piani del Seniorato, e noi ancora una volta abbiamo evitato il conflitto ben architettato con un vescovo.

            La nostra piccola colonia qui offriva a Dio per il buon successo: Messe, Comunioni, adorazioni, i dolori dei stomaci guasti ed altre piccolezze. E a Zagreb una distinta signora ha organizzato le preghiere per Sarajevo. Oggi la ringrazierò.

            Ho avuto da Te la prima informazione. Tutto ciò che so di Sarajevo, lo ricavo dalla Tua lettera, alla quale rispondo:

            1. Occorre subito ringraziare il Nunzio e informarlo degli eventi più importanti, delle difficoltà ecc. In modo particolare bisogna riaffermare lo spirito rigorosamente ecclesiale, come lo esige la Santa Sede e che ha prodotto tanti ragguardevoli successi in Italia, e adesso in Belgio. Di conseguenza noi anche in futuro difenderemo l'autorità... dell'Episcopato e le eventuali proposte dei vescovi che hanno carattere interdiocesano, sempre - come abbiamo fatto finora...[40] - le indirizzeremo alla Conferenza Episcopale, dato che noi come organizzazione dei laici, non siamo competenti per trattare le questioni della cura pastorale. Così pure difenderemo l'autorità e la posizione uniforme del clero verso la gioventù e indirizzeremo al Collegio degli Assistenti tutte le proposte dei singoli assistenti spirituali, dal momento che tutto il clero deve avere lo stesso atteggiamento nei confronti dei laici secondo le direttive per gli assistenti spirituali. Speriamo di ottenere così la tanto necessaria unità

del clero. Pregare (il Nunzio) che informi la Santa Sede.

            2. Ringraziare per iscritto l'ecc.mo arcivescovo Šarić.

            3. Ringraziare per iscritto l'ill.mo Akšamović.

            4. Ringraziare per iscritto il rev.mo Sokol; salutare mons. Sećkar.

            5. Cercare che l'ill.mo Mileta s'incontri con l'ill.mo Srebrnić, perché questi deve essere informato nei particolari da parte nostra e soprattutto bisogna fargli presente che con tutte le forze deve lavorare all'unità dell'Episcopato e impedire che i singoli vescovi (informati unilateralmente) intraprendano separatamente dei passi che solo nuocciono all'autorità dell'Episcopato.

            6. Che l'ill.mo Mileta eventualmente scriva in modo riservato all'ill.mo Mišić (Mostar), mostrandogli l'importanza dell'azione interdiocesana e l'importanza del Regolamento - che per noi è obbligatorio come per i vescovi il diritto canonico ecc.

            (6a). Non appena avrò informazioni precise, scriverò a (fra) Krešimir Pandžić e lo pregherò che anche lui qualche volta vada dall'ill.mo Mišić per informarlo. Eventualmente Tu prepara la lettera per Pandžić e mandamela, e ci penserò io a riformularla.

            7. L'Ecc.mo Šarić scriva una lettera cordiale ma riservata all'ill.mo Bonefačić e lo informi perché ha dovuto togliere dall'ordine del giorno le sue proposte: doveva proteggere l'autorità dell'Episcopato, perché altrimenti le sue (di Bonefačić) proposte si sarebbero trovate in opposizione con le proposte di altri Ordinari, il che avrebbe causato uno scandalo. In modo opportuno gli "faccia sapere" altresì che le questioni di carattere interdiocesano spettano sotto la Conferenza Episcopale, e che l'ill.mo Bonefačić avverta come i seniori lo hanno troppo esposto, in modo che la sua autorità ne ha subíto danno, e che in futuro deve essere accorto e stare al di fuori di queste lotte e dissidi.

            8. Occorre poi stendere una relazione concisa e ottimista e inviarla a tutti i vescovi.

            8a. Se l'ecc.mo Bauer ha mandato il telegramma, ringraziarlo a voce, se no, informarlo a voce (di tutto e del pericolo che c'era per l'autorità dell'ill.mo Bonefačić a causa delle macchinazioni dei seniori, e come la lettera del Nunzio è stata provvidenziale).

            9. Inviare a tutte le associazioni una circolare ottimista sui succesi del raduno, con l'allusione: quelli che sono stati all'opposizione amano l'Aquilismo, e a causa di questo amore sono stati all'opposizione. (Bisogna colmare gli abissi con la carità). Questo bisogna fare subito.

            10. Poi devi prendere congedo per almeno 10 giorni... Non tralasciare questo; l'apparato in questi dieci giorni andrà avanti per forza di inerzia. Dopo potremmo fare gli esercizi spirituali a Ljubljana o in qualche bella villa. So che i Padri Gesuiti faranno di tutto per renderci dolci questi Esercizi.

            In seguito occorre darsi al lavoro, se il buon Dio mi dà la salute; spero che anch'io possa assumermi una parte notevole di questo lavoro.

            Sarà necessario tenere a Zagreb o altrove in qualche bella regione una riunione interna non obbligatoria con i nostri sacerdoti e laici e concordare il piano di lavoro per l'anno venturo, specialmente circa la divisione del lavoro.

            a) Al primo posto viene l'edizione di un mensile per i sacerdoti, di 4 pagine, che sarebbe edito dal Collegio degli Assistenti spirituali dello HOS e della SHO, e sarebbe redatto dal dr. Živković (?). Lo scopo pricipale sarebbe la formazione della mentalità sacerdotale di assistenti dell'Azione Cattolica. Sarebbe redatto in modo che tutti i sacerdoti lo leggerebbero volentieri, e così poco a poco diventerebbe un ponte verso i sacedoti seniori, che sono nel campo contrario. Sentirebbero che il loro posto è in una organizzazione puramente sacerdotale, che essi devono essere anzitutto cor unum et anima una e uniti, pieni di amore verso i laici.

            b) Inoltre bisogna trovare un accordo in merito all'Aquila degli universitari. Tutti i nostri devono esservi iscritti. Bisogna fare l'elenco dei conferenzieri, come l'anno scorso: eventualmente prima tenere per loro gli esercizi spirituali, forse alcuni sarebbero disposti a dedicarsi del tutto alle Aquile.

            c) Bisogna poi dividere le competenze e il lavoro nel Distretto Studenti medi.

           

            Cercare che i Seniori ci lascino in pace, perché bisogna fare molto (nel campo) culturale: l'anno prossimo invece del raduno introdurre eventualmente la Settimana Sociale o le competizioni culturali pubbliche. Verso i seniori contrari mostrare il massimo di bontà, inghiottire molte cose nella speranza che si arrivi a una qualche pace.

            Mi interesserebbe sapere il testo della lettera del Nunzio, dell'ill.mo Bonefačić e bisognerebbe sapere se nel Seniorato politico di Sarajevo si sia di fatto discusso delle Aquile e della posizione verso l'assemblea generale.

            Anche le Aquile ragazze fin da ora facciano un piano preciso per il lavoro. La Signorina Stanković mi scriva subito in merito al suo posto (impiego); penso che ora Kulovec sarebbe in grado di...[41]   

 

 

                                                                          25

 

            Lettera di Ivan Merz a mons. Ermenegildo Pellegrinetti, nunzio a Belgrado, 28 agosto 1927. - Minuta autografa in Arch. Merz.

 

            Il prof. Gunčević aveva invitato Protulipac e Merz a venire a Belgrado per parlare con il Nunzio (v. sopra, 23).[42] Merz, che si trovava a Sv. Križ - Jesenice, certamente anche in seguito alle ultime informazioni ricevute dal dr. Protulipac (v. sopra, Introd. 9), si decise di scrivere al Nunzio. Il 31 agosto la minuta di 32 pagine era ultimata e trasmessa al Protulipac perché, se necessario, aggiungesse qualcosa e ne facesse la bella copia.  

            E' una panoramica della situazione nel campo dell'Azione Cattolica nelle terre croate. Cercheremo di riassumerne i dati essenziali, indicando i problemi che Merz riteneva particolarmente attuali.

           

            (1) Dopo aver ringraziato il Nunzio per il telegramma del Santo Padre al grande raduno delle Aquile a Sarajevo e per la lettera in cui venivano ripetute le direttive del Santo Padre a proposito dell'Azione Cattolica, Merz presenta la statistica delle organizzazioni dell'A.C., rappresentate soprattutto dalle Aquile: 192 associazioni maschili con circa 9000 membri, e 120 associazioni femminili con circa 6000 ragazze. Se si tiene conto che le Aquile sono diventate autonome in Croazia soltanto nel 1923, e il ramo femminile nel 1925, il numero delle associazioni è da considerarsi notevole, però rispetto al numero delle parrocchie è ancora troppo basso, poiché l'85 % di queste non hanno ancora alcuna associazione di Azione Cattolica. Meglio delle altre diocesi sta quella di Đakovo, dove il 30 % delle parrocchie hanno tali associazioni. Le Aquile si adopereranno perché, nel prossimo anno, in tutte le diocesi si raggiunga tale proporzione.

            Guardando la situazione nelle scuole medie, ci sono circa 44 associazioni, di cui 29 delle Aquile e circa 15 della Liga, mentre ci sono circa 150 scuole dove sarebbero necessarie tali associazioni, «poiché l'insegnamento del catechismo non è oggi in grado di paralizzare l'istruzione atea delle materie profane e non riesce a educare che il 5 % di cattolici praticanti». L'Azione Cattolica quindi è una questione di primaria importanza, «nelle circostanze attuali è la Questione per eccellenza».

 

            (2) «Vostra Eccellenza - scrive Merz - è già al corrente che l'Azione Cattolica e in modo del tutto particolare le Aquile hanno incontrato enormi difficoltà da parte dell'associa­zione segreta chiamata "Seniorato", associazione essenzialmente laica, in cui sacerdoti regolari e secolari sono sullo stesso piano di uguaglianza (con i laici) e tutti fanno il giuramento di mantenere il segreto e di essere responsabili della propria vita privata e pubblica alla loro associazione.

            Per poter comprendere gli ostacoli che i membri del Seniorato - i Seniori - fanno al nostro sviluppo e che hanno richiesto un intervento molto energico da parte di Mons. Šarić, arcivescovo di Sarajevo, durante la nostra ultima assemblea generale a Sarajevo il 14 agosto 1927, è molto utile conoscere gli inizi di questa organizzazione segreta. Essa è stata fondata con l'alto fine di essere il contrappeso alla massoneria e di dirigere tutto il movimento cattolico... In effetti: durante parecchi anni essa penetrava parecchie associazioni puramente religiose e comandava con piena indipendenza di fatto, nello stesso tempo, tutta l'Azione Cattolica e il Partito Popolare e l'Azione Economico-sociale.

            La quasi totalità dei sacerdoti (da 200 a 300 circa) che aderiscono al Partito Popolare erano membri del Seniorato o simpatizzavano indirettamente con i suoi fini, benché non li conoscessero interamente; il resto, circa 1800 (sacerdoti) non simpatizzavano con questa associazione interdiocesana. C'erano anche dei sacerdoti che ritenevano che la loro coscienza proibiva loro di prestare il giuramento (tutti i Padri gesuiti, Mons. dr. Beluhan, parroco di S. Maria a Zagreb, il parroco Josip Rusan di Remete, il rev.do Wolf, Manjarić e Anaković di Đakovo, ecc.).

            Si costatava che il "movimento cattolico" era arrivato a un punto morto; erano sempre le stesse persone che vi lavoravano, ma si rimaneva come in un circolo chiuso; chi apparteneva al Partito Popolare era anche aderente alle associazioni cattoliche. Tutto il clero - e si trattava della stragrande maggioranza (9/10) - che non simpatizzava con il programma puramente politico del Partito Popolare (Differenza: Jugoslavenstvo contro Hrvatstvo) si teneva da parte e non voleva lavorare per le organizzazioni di Azione Cattolica perché temeva che queste associazioni sarebbero servite per fini puramente politici del Partito Popolare. E infatti il Seniorato aveva dei fini politici: "la formazione della Jugoslavia e della nuova nazione unitaria jugoslava"[43] (Seniorski Vjesnik 1919; Rogulja, Vrhovni cilj (Il fine supremo)).

            D'altra parte il Seniorato divideva il clero in due fronti opposti: i sacerdoti-seniori e i sacerdoti-nonseniori. I "nonseniori" non volevano fare quasi niente dal punto di vista dell'Azione Cattolica perché temevano sempre le tendenze politiche del Seniorato che era la guida suprema di tutti i rami del movimento cattolico (A(zione) Cattolica, Politica ecc.).

            Per allargare l'azione della Chiesa su tutto il nostro popolo occorreva rendere indipendente dal partito politico tutta la nostra opera cristianizzatrice. Bisognava poi interessare tutto il clero all'Azione Cattolica e rifare l'unità del clero, rotta dal Seniorato che divideva la milizia sacerdotale in due campi.

            In quel tempo uscì l'enciclica "Ubi arcano Dei" che per alcuni fu un grido d'allarme: l'Azione Cattolica fu proclamata parte integrale del ministero pastorale e, di conseguenza, indipendente da ogni partito politico.

            Si è chiesto al Seniorato anzitutto di adattarsi alle direttive della Santa Sede e di eliminare l'attività di partito politico. I membri della Presidenza delle Aquile ritenevano che la loro organizzazione non poteva essere diretta dal Seniorato, poiché l'Azione Cattolica dev'essere indipendente da ogni politica di partito. Essi proclamavano di non riconoscere sopra di sé che i Vescovi, i quali continueranno a dirigerli direttamente per mezzo degli assistenti spirituali ufficiali, e non per la mediazione segreta e politica del Seniorato.

            Quest'atto di liberazione dall'influenza del Seniorato ha avuto come risultato che la nostra organizzazione ha potuto penetrare al di fuori della cerchia ristretta degli aderenti al Partito Popolare e che un certo numero di ottimi sacerdoti, che non erano membri del Seniorato, ha cominciato a fondare le associazioni delle Aquile.

            Noi crediamo di poter, con l'aiuto di Dio, penetrare in tutte le classi della società e di essere aiutati da tutto il clero. Tutti sanno oggi, quasi dovunque, che noi siamo al di sopra delle vicende temporali e politiche e che non abbiamo se non una sola ambizione, di diffondere sotto la direzione della sacra Gerarchia il Regno del nostro dolce Re e Dio».

 

            (3) Il Seniorato che tuttora esiste, ha l'ambizione di dirigere le Aquile e, non essendo riuscito ad avere nella Presidenza di questa organizzazione tre propri rappresentanti, ha concepito il piano di «faire la parcellation de nôtre organisation". Sotto il pretesto che l'Azione Cattolica dev'essere divisa secondo le diocesi, vogliono che i Distretti diocesani delle Aquile (Okružja) siano talmente indipendenti da poter contrastare le direttive della Presidenza, mentre l'organizzazione delle Aquile, approvata unanimemente dai Vescovi nella Conferenza del gennaio 1924, ha realizzato fino negli ultimi dettagli le direttive della "Ubi arcano Dei" e di altri documenti della Santa Sede.

            I Seniori sono riusciti a interessare il vescovo di Split, mons. Bonefačić, consiglian­do­gli «di fare una cosa che non era in armonia con le direttive della Conferenza Episcopale, così che per es. Mons. Bonefačić, con la migliore intenzione, per facilitare i fini dei Seniori, ha inviato alla nostra ultima Assemblea generale di Sarajevo delle proposte che tendevano a cambiare gli statuti della nostra organizzazione, già approvati dalla Conferenza dei Vescovi. Che cosa sarebbe successo se noi avessimo letto davanti ai giovani le proposte di Mons. Bonefačić; gli altri Vescovi avrebbero contemporaneamente protestato contro tali proposte, poiché il cambiamento degli Statuti di una organizzazione interdiocesana appartiene solo alla Conferenza Episcopale, al Consiglio plenario o alla Santa Sede. Mons. Šarić non poteva far altro che togliere dall'ordine del giorno dell'Assemblea generale tutte le questioni che sono di competenza della Conferenza Episcopale e di proibire di leggere davanti ai giovani le proposte di Mons. Bonefačić».

 

            (4) Merz quindi riferisce «un autre cas qui nous est imputé en mal», il caso di Žarko Vlaho di Mostar, presidente del Distretto delle Aquile di Mostar, che era stato escluso dall'organizzazione delle Aquile per ragioni altrove riferite.[44] Anche se, per andare incontro al vescovo di Mostar, la Presidenza dello HOS ha annullato la propria decisione di esclusione di Vlaho, tuttavia non lo considera persona idonea per essere a capo delle Aquile di Mostar, perché nello stesso tempo egli è anche presidente del Partito Popolare in Erzegovina. E poiché la stragrande maggioranza del popolo non simpatizza con il Partito Popolare, i fedeli, non sapendo distinguere l'Azione Cattolica dal partito politico, finiscono per respingere l'Azione Cattolica se essa è guidata dai politici.

 

            (5) Merz si sofferma poi sul tentativo dei Seniori di indebolire la Centrale delle Aquile chiedendo per le Giunte diocesane una larga autonomia. Ciò non è conforme all'indirizzo dato dal Papa per l'Azione Cattolica in Italia (e qui cita la lettera del Card. Gasparri dell'8 agosto 1927: "...la Santità Sua... per il più sicuro e pieno conseguimento del fine...forma voti che le Giunte Diocesane...si uniformino con volenterosa disciplina alle superiori direttive", cioè quelle della Giunta Centrale interdiocesana). «E' una necessità del giorno d'oggi di reagire ai mali nazionali e interdiocesani - come proclamava già il cardinal Cagliero - con movimenti diretti dalle presidenze nazionali e interdiocesane».

            Nel caso delle Aquile lo esige anche lo stile militare dell'organizzazione. «Infine ci sono due organizzazioni che esercitano una particolare attrazione sulla gioventù: il "Sokol jugoslavo" e il "Sokol croato". La prima è un'organizzazione anticattolica militante , tanto che la Conferenza Episcopale nel 1920 aveva proibito con una circolare speciale ai fedeli di farne parte. Il Sokol croato, sebbene a prima vista meno anticattolica, è essenzial­mente nemica della Chiesa cattolica, in quanto per statuto è una organizzazione di educazione interconfessionale che accetta nelle sue file tutti gli Slavi di qualunque religione e proibisce ai propri membri di parlare di religione durante le riunioni, sotto il pretesto di non ferire i membri di altre religioni. Questa organizzazione sotto il pretesto di nazionalismo croato prepara il terreno ai Vetero-cattolici. Il redattore capo della rivista "Hrvatski Sokol", alcuni mesi fa è passato al vetero-cattolicesimo. Il libro ufficiale di educazione morale di questa organizzazione, composto dal recentemente scomparso sig. Hanuš, "Sokolska čitanka", esalta Jan Hus e ponendosi sul punto di vista razionalista si burla della preghiera».

            Per far fronte a queste due organizzazioni è necessario dare alla gioventù quei vantaggi che esse le offrono, cioè l'educazione fisica, l'uniforme, le fanfare e i grandi raduni con rappresentazioni ginniche e, al tempo stesso, l'educazione delle coscienze che è il fine dell'Azione Cattolica. Se non esistesse l'organizzazione delle Aquile  - scrive Merz -bisognerebbe crearla per impedire alla gioventù d'iscriversi nel Sokol.               

                       

            (6) «Strettamente legata a tutti questi problemi è l'organizzazione dell'Azione Cattolica nel nostro paese. La Conferenza dei Vescovi aveva deciso di creare nelle parrocchie i Consigli parrocchiali di Azione Cattolica e nelle diocesi le Giunte diocesane. Però che cosa è successo? Sotto l'influsso del Seniorato che voleva avere i più importanti posti nei Comitati delle Giunte diocesane, i seniori si sono precipitati nella formazione di queste Giunte diocesane così che è avvenuto che quasi ogni diocesi ha statuti differenti per i Consigli parrocchiali e le Giunte diocesane. A nostro modo di vedere, l'Azione Cattolica non potrà svilupparsi regolarmente se non saranno adottati gli stessi statuti in tutte le diocesi. In Italia ciò è stato fatto con l'approvazione della Santa Sede, così che gli Statuti dell'Azione Cattolica Italiana sono obbligatori per tutte le diocesi e sono diventati un modello e sono stati tradotti in altre lingue. Crediamo che gli Statuti dei Consigli parrocchiali e della Giunta diocesana di Šibenik rispondano nel modo migliore alle circostanze del nostro paese e che potranno essere adottate da tutte le diocesi».

            «Benché la nostra organizzazione sia stata la prima a operare secondo il programma dell'Azione Cattolica e con successi inattesi abbia dato la prova concreta che l'A.C. così com'è concepita dalla Santa Sede sia il mezzo provvidenziale e indispensabile  per la rinascita religiosa e sociale del nostro popolo, i seniori hanno cominciato a suggerire a tutti che la Presidenza centrale interdiocesana ha troppo grande competenza e che questo è contro il programma dell'Azione Cattolica, che deve lasciare ai Distretti diocesani (Okružja) una autonomia talmente grande da renderli quasi indipendenti dalla Presidenza centrale». Merz sostiene che gli Statuti delle Aquile, collaudati in Cecoslovacchia e in Slovenia, pur dando una larga autonomia ai distretti, esigono che la Presidenza vegli su tutte le organizzazioni e su tutte le Aquile in tutte le diocesi, il che è necessario, tra l'altro, anche per "faire tête aux productions des Sokols" (nel campo della ginnastica).

            E' probabile che i seniori, per mezzo dei vescovi Bonefačić, Mišić e Njaradi proporranno alla Conferenza Episcopale di cambiare gli statuti delle Aquile nel senso di una «parcellation diocesaine», noi invece - scrive Merz - «pregheremo i Vescovi di lasciare lo status quo che ci è valso l'elogio del Santo Padre e di numerosissime lettere di approvazione dei Signori Vescovi».           

 

            (7) Quanto al Seniorato, Merz insiste sulla necessità che esso venga riformato come una organizzazione laicale di Azione Cattolica, con un assistente spirituale, e che i sacerdoti non ne facciano parte come membri, ma che si raggruppino nell'Associazione di Assistenti spirituali; così tutti i sacerdoti potranno discutere dei problemi acuti dell'Azione Cattolica e si eviterà il triste spettacolo che i preti seniori litighino davati alla gioventù con i preti non seniori, a danno della loro autorità.

 

            (8) Infine accenna agli attacchi di "Narodna Politika",[45] pregando il Nunzio di usare la sua autorità per far finalmente cessare tutti questi attacchi.

 

 

                                                                          26

 

            Lettera di Ivan Merz al sac. dr. Pavao Lončar, Zagreb, 21 ottobre 1927. - Copia in Arch. Merz.

 

            Il dr. Pavao Lončar era vice-rettore del Seminario minore arcvivescovile di Zagreb, dove Ivan Merz era professore di lingua francese. Lončar era "senior" e, dopo tutto quello che era successo nel 1926-27 tra il Seniorato e la Lega delle Aquile, certamente non era incline alle Aquile, il che risulta anche dal fatto che non permetteva che l'organo della Lega Croata delle Aquile "Orlovska straža" fosse letto dai seminaristi. Ciò che successe tra lui e Merz lo sappiamo da questa lettera. P. Vrbanek, che Merz consultava prima di qualunque passo importante,[46] era al corrente di quanto era successo. Più tardi - il 16.IX.1930 - scriveva al dr. Kniewald: «Tra le altre virtù, molto mi impressionava il modo in cui il dr. Merz risparmiava al massimo gli avversari, specialmente la loro buona fama. Con quanto riguardo mi parlò del più grave dolore della sua vita, causatogli dal sacerdote (suo) superiore e avversario nella vita pubblica...». E nella biografia precisava: «Seguendo la sua migliore convinzione, per il bene comune e secondo la coscienza bene informata il dr. Merz si è servito del suo diritto naturale e del diritto che la Chiesa gli dà nel canone 998 e seg. insieme con il can. 1357 e 1935, anzi si è creduto in dovere di adoperarsi presso la superiore autorità ecclesiastica per una solida educazione ecclesiastica dei futuri sacerdoti secondo le istruzioni della Santa Sede (S. C. Cons. 23.IX.1910 e S. C. Cons. 20.X.1910), specialmente riguardo alla lettura dei giornali politici. Sa­peva che così si esponeva a gravi dispiaceri, tuttavia lo fece. E quando dall'altra parte sperimentò quei momenti amari, per il dolore scoppiò in pianto, perdonò con magnanimità tutte le offese e con una carità cristiana davvero eroica si comportò poi come se nulla di dispiacevole gli fosse stato fatto­».[47]

 

            Dottissimo (Veleučeni) Signore,

            Dopo quelle molte e pesanti offese che ha riversato su di me desidero darLe un esposto scritto sulla questione, che Le farà vedere come io abbia agito nella migliore convinzione per il bene comune e che Lei, Dottissimo Signore, riversando su di me tante offese non solo è stato precipitoso, ma anche ogni Suo rimprovero è stato ingiustificato, dal momento che io mi sono servito del mio diritto naturale e del diritto che mi dà la Chiesa.

            Durante il passato anno scolastico, nella mia qualità di segretario della Lega Croata delle Aquile sono stato dall'eccellentissimo signor arcivescovo dr. Bauer e dopo averlo informato secondo il consueto della situazione nell'organizzazione delle Aquile, ho detto che ai teologi e ai seminaristi è tuttora proibito abbonarsi ai periodici delle Aquile, mentre possono leggere (e abbonarsi ad) altri periodici, anzi i seminaristi leggono anche i giornali partitico-politici. Come segretario dello HOS potevo conoscere e riferire ciò senza alcuna indiscrezione. L'eccellentissimo signore si è molto meravigliato che esista ancor sempre questa proibizione, perché - come ho capito - Sua Eccellenza già prima aveva fatto dei passi perché tale proibizione fosse tolta.

            Era venuto il tempo della Conferenza Episcopale che, tra l'altro, doveva discutere anche del tipo di organizzazione nei seminari nonché del permesso rispettivamente della proibizione di leggere i periodici delle Aquile nei seminari. Perché tali questioni fossero chiarite, ho comunicato all'ill.mo sig. dr. Srebrnić tre cose, pregandolo di riferirne nella Conferenza Episcopale documentationis causa. Mi creda che a me personalmente non piace che nei seminari esistano delle organizzazioni delle Aquile del tipo puramente secolare (laico), mi pare invece che per i seminari sia sufficiente la Sezione dell'Azione Cattolica entro la Congregazione Mariana comune a tutti gli studenti medi. Così pure ero personalmen­te dell'opinione che la cosa migliore sarebbe non permettere che nel seminario entrino tutti quei fogli ecclesiastici o organi dell'Azione Cattolica (da qualunque parte essi provengano) che discutono delle note controversie. All'ill.mo Srebrnić ho comunicato tre cose: 1. che nel Seminario di Zagreb, nonostante la proibizione della Santa Sede, vengono letti i giornali partitico-politici e involontariamente ho notato come tale lettura influisce in modo proprio deleterio sull'educazione sacerdotale. Nello stesso tempo, mentre i ragazzi leggono tali giornali in cui spesso si trovano attacchi contro i sacerdoti, non devono leggere i periodici delle Aquile. Gli ho detto - ciò che è vero - che del tutto casualmente e senza un'apposita indagine ho sentito dalla bocca degli studenti che a loro vengono raccomandati tali giornali (così almeno io ho capito queste dichiarazioni), anzi (viene raccomandato loro) di abbonarsi ad essi. - 2. Ho detto all'ill.mo Srebrnić come quest'anno durante le vacanze, in occasione del raduno delle Aquile a Pitomača, sono stato testimone come un seminarista (non ho indicato il nome esatto, perché l'ho dimenticato!) si è trovato nel dilemma: o ascoltare il proprio superiore del seminario che gli ha proibito di aver contatto con le Aquile durante le vacanze, o ascoltare il cappellano (presso il quale abitava durante le vacanze) che stava preparando il raduno e al seminarista dava sempre delle istruzioni sul come aiutare nella preparazione del campo di raduno. - 3. Infine ho riferito come l'anno scorso alcuni seminaristi ancora portavano i distintivi delle Aquile e quest'anno non lo possono fare, mentre per incitamento del dr. Lončar quasi la metà degli studenti adesso porta il vecchio e rinnovato distintivo del Movimento cattolico. - Ho avvertito l'ill.mo sig. Srebrnić che poteva liberamente richiamarsi a me e che presentivo gravi avversità da parte del dr. Lončar (perché esponevo queste cose davanti al forum legittimo), il quale probabilmente sarebbe venuto a sapere tutto. Ho creduto essere un maggior bene se si ottiene che nel seminario venga proibita la lettura di giornali politici, che evitare i dispiaceri che ero disposto ad affrontare.

            Dopo la Conferenza Episcopale (19.X.) l'ill.mo Srebrnić mi ha fatto sapere che Lei, Dottissimo Signore, desiderava parlare di questo con me e che Lei aveva dichiarato che le tre cose di cui sopra non erano vere. - Sono andato subito a cercarLa, non L'ho trovata; solo il giorno successivo ho avuto la possibilità di trovarLa.

 

            1. Lei mi ha comunicato che di questo non voleva affatto parlare con me. - 2. Poi per mezz'ora e rumorosamente mi ha ricoperto con varie offese dandomi i più svariati titoli come: "rozzo" (prost), "delatore", "spia", "uomo sleale", che voglio essere "al di sopra dei vescovi", "testardo", "dalla pelle dura" ecc. ecc. - 3. Mi ha detto che ho la coscienza erroneamente informata e ha dichiarato che devo esser cieco riguardo a tutto ciò che accade nel seminario; che tutto ciò non mi riguarda e che è contro la legge naturale ed ecclesiastica riferire anche allo stesso arcivescovo le cose che accadono nel seminario, non essendo io chiamato a farlo, bensì i legittimi superiori del seminario. - Alla fine mi ha chiesto di non portare nel seminario il distintivo delle Aquile perché ciò disturba i professori e gli alunni possono considerarlo una provocazione, dal momento che essi portano altri distintivi.

            L'ultima Sua affermazione - da Lei sostenuta in nome della morale cattolica e delle leggi ecclesiastiche - secondo cui è proibito comunicare anche allo stesso Ordinario ciò che accade nel seminario (perché ciò spetta ai superiori del seminario e nessun altro ha il diritto neanche di vedere ciò che accade nel seminario), questa affermazione, dico, mi ha scosso più che le Sue offese, poiché si è appellato ai principi della morale cattolica e alle leggi ecclesiastiche, contro le quali, secondo le Sue categoriche e ripetute dichiarazioni, io avrei peccato. - Mi sono congedato da Lei pregandoLa di perdonarmi qualora L'avessi anche minimamente offeso, ma al tempo stesso ho sottolineato di non riconoscere affatto di aver fatto qualcosa di non lecito. Neanche adesso lo riconosco, per le seguenti ragioni:

            I. C'è una decisione della Santa Sede che conoscevo e conosco, secondo cui per tutta la Chiesa c'è la proibizione "alumnis in seminariis et ecclesiasticis collegiis facta legendi diaria quaevis et commentaria quantumvis optima (la quale proibizione) etiam ad iuvenes regulares in monasteriis et in congregatio­nibus studiis operam dantes extenduntur» (v. S.C.Conc. 25.IX.1910; Pius X. Motu proprio Sacrorum antistitum del 1.IX.1910[48]). "Porro SSmi Domini Nostri mens est, ut firma sit lex qua prohibetur ut diaria et commenta­ria, etiam optima, quae tamen de politicis rebus agunt quae in dies eveniunt, aut de socialibus et scientificis quaestionibus quae pariter in dies exagitantur, quin adhuc de iis certa sententia habeatur, haec inquam, in omnibus alumnorum seminariis libere non relinquantur". (Ibid.; et S.C.Conc. 20.X.1910[49]).

            II. Lei, Dottissimo Signore, insiste che non mi riguarda affatto ciò che nel seminario viene letto o fatto, ma che di questo rispondono i superiori. Ex officio, sì; ma mi perdoni (se dico che) qualche liberale può essere indifferente quanto allo spirito che regna tra i ragazzi del seminario, ma non può chiedere a un cattolico di rimanere indifferente se gli sembra che l'educazione di questa gioventù soffre un notevole danno. La stessa legge naturale gli consente di esporre ai legittimi superiori le proprie difficoltà se è convinto che questi superiori sono in grado di eliminare il difetto. Concedo che nel caso concreto potevo sbagliarmi nella valutazione degli effetti sui seminaristi della lettura dei giornali politici, ma tuttora penso che la stessa legge naturale mi autorizzava a esporre all'eccellentissimo arcivescovo le mie osservazioni. Io non mi sono comportato da giudice, bensì ho voluto esporre la questione davanti al legittimo superiore, che per il seminario è il vescovo, a norma del can. 1357. Ho riferito la cosa anche all'ill.mo Srebrnić (i cui seminaristi pure si trovano nell'istituto e che ha il diritto di sapere ciò che si fa nell'istituto) affinché egli di nuovo lo riferisca all'ecc.mo sig. arcivescovo e, se necessario, alla Conferenza Episcopale; non ho voluto di nuovo riferire tutta la questione all'ecc.mo sig. dr. Bauer, essendo egli (troppo) occupato.

            III. Ho consultato anche la Teologia morale e non ho trovato né nel capitolo "De ordinata caritate" né in quello "De servando secreto" qualche disposizione contro la quale avrei peccato con il mio modo di agire. Come non è un peccato bensì un'opera buona riferire al padre i difetti di suo figlio - anche se notati durante una visita in casa - per contribuire all'educazione del bambino, così non è illecito riferire al superiore ecclesiastico i difetti nell'educazione affinché possa provvedervi. Poiché nel nostro caso era illusorio parlarne al superiore immediato, rimane la libertà di riferirlo al superiore mediato. Che questo sia un modo di pensare davvero ecclesiale mi conferma anche il can. 998 e s. secondo cui la Chiesa si rivolge ai fedeli invitandoli di esprimere il loro giudizio sui candidati agli ordini, anzi li obbliga a questo se hanno qualcosa contro di loro. Con il mio atto non mi sono comportato da giudice di tutta l'educazione nel seminario né dei superiori del seminario, ma ho rimesso all'ecc.mo Ordinario come primo superiore del seminario (c. 1357) il materiale concreto che anche secondo il suo giudizio esisteva. Che tale ricorso non sia affatto un atto immorale - come Lei ha voluto sottolineare e così motivare le Sue offese - ma del tutto conforme con la disciplina ecclesiastica mi convince il can. 1935 secondo cui sotto il "delictum" possono intendersi anche i menzionati difetti se non si tratta del ricorso al tribunale ma all'autorità paterna evangelica. Qui si legge: "Quilibet tamen fidelium semper potest delictum alterius denuntiare...studio iustitiae...ad mali reparationem. 2. Imo obligatio denuntiationis urget quotiescumque ad id quis adigitur...sive ex ipsa naturali lege ob fidei vel religionis periculum vel aliud imminens publicum malum". - In nessun caso quindi può essere qui applicato quello che vale per il c.d. tatto civile sul mantenimento del segreto della casa o del seminario, poiché il seminario non è una casa privata, bensì una istituzione pubblica, che io devo osservare dal punto di vista delle norme ecclesiastiche e non di certe vuote forme convenzionali borghesi.

            Così pensavo prima, così penso anche adesso, e precisamente - come vede - secondo i principi della morale cristiana e della disciplina ecclesiastica. Respingo, dunque, le offese rivoltemi come anche l'imputazione di avere una coscienza male informata, e a Lei Dio perdoni come anche io Le perdono.

            Con distinta stima in Cristo Gesù devoto

                                                  Ivan Merz[50]

 

 

                                                                          27

 

            Dalla lettera del p. K. Pandžić a Ivan Merz, Široki Brijeg, 25 ottobre 1927. - Orig. in Arch. Merz, F3 - 20.

 

            Questa, come le altre lettere del p. Panžić, getta ancora un po' di luce sulla situazione nelle file dei cattolici di Erzegovina e sul problema del rapporto tra l'azione cattolica e la politica.

 

            (...) Qui nell'Erzegovina, sai, la controversia è vista nella luce e nel senso di alcune tradizioni storiche e suscettibilità locali, poi è vivo certamente anche il desiderio dell'unità e del lavoro concorde di tutto il movimento cattolico. La generazione più giovane che ha studiato durante la guerra e nel 1918 era ancora sui banchi di scuola, si era abituata a quel jugoslavismo-serbofilo, all'opinione ottimistica circa l'unione e la fraternità con i Serbi, e forse per questo desidera che alla guida (del movimento cattolico) rimangano quelli che da prima si erano distinti come Jugoslavi. Anzi, volgarmente la controversia intorno all'Azione Cattolica nelle file dei più anziani si riduce all'influsso di certi ordini ecclesiastici, mentre presso i più giovani orientati in senso filo-jugoslavo, in parte (si riduce) a questo ma ancora di più all'opposizione politica tra jugoslavi e croati[51]... La "Narodna politica" ed altra propaganda privata diffondono la convinzione quasi che di fatto la ricristianizzazione debba e possa venire per mezzo della politica; ad ogni modo dalla politica ci si attende molto ed anche il più, forse anche a conto e a danno dell'ordi­naria cura pastorale.

            Per me è chiaro che ci sono milioni di cattolici croati fuori del Partito Popolare e che molti sono in buona fede. Questi in ogni modo devono essere avvicinati sul terreno non politico. Ci sono poi di quelli che votano e fanno propaganda per il Partito Popolare perché è cattolico, ma non condividono le idee di alcuni membri del partito, compresi i dirigenti, riguardo al futuro giuridico dei Croati.(...)

 

 

                                                                          28

 

            Risposta di Ivan Merz al p. K. Pandžić, Zagreb, 3 dicembre 1927. - Pubbl. in "Katolički Tjednik" del 7.X.1928.

 

            Merz fa un piccolo bilancio del lavoro svolto dalle Aquile: ormai si è affermato il concetto di Azione Cattolica; i frutti più abbondanti li potrà godere la generazione che verrà.

            Nella primavera del 1928 ci sarà ancora uno scambio di lettere tra il p. Pandžić e Ivan Merz, sulla stessa problematica (v. Cap. XIII, 20 e 21).

 

            Carrissimo fratello,

            Solo adesso riesco a rispondere alla Tua sincera lettera. Noi qui ci troviamo in mezzo alle più gravi difficoltà, e questa è la ragione per cui non Ti ho risposto finora.

            Se facciamo un riassunto del lavoro fin qui svolto, possiamo costatare con soddisfazione che in teoria il concetto di Azione Cattolica ha riportato la vittoria. In pratica potrà portare dei frutti più copiosi solo quando la nostra generazione non sarà più tra i vivi. - Noi nel nostro lavoro non abbiamo mai perseguito alcun fine politico; posso dirTi che lo specificum che ci ha divisi dal Seniorato non sono stati nemmeno i motivi nazionali. La sola ragione è che desideravamo attuare le direttive della Santa Sede e, con questo, potenziare le esigenze religiose; cioè educare degli apostoli che faranno di più di quanto siano strettamente obbligati a fare come cristiani. Volevamo impiegare le nostre truppe al servizio della lotta contro i costumi immorali moderni (balli, mode, cinema e sim.). Non abbiamo ancora realizzato il programma ed è terribilmente difficile la lotta, anche dentro le nostre file, per vincere il moderno Goliat nei costumi immorali. Questo era il nostro desiderio; è sorprendente che mentre noi perseguivamo questi obiettivi religiosi, la nostra gioventù - senza che noi lo cercassimo - ha cominciato spontaneamente a sottolineare lo "hrvatstvo" (la croaticità). In questo, naturalmente, ciascuno ha le mani libere; solo constato questo fatto.

            La Conferenza Episcopale, questa volta non ha deciso nulla di nuovo. Lo stesso ecc.mo arcivescovo Bauer ha sospeso il Regolamento stampato per l'occasione, perché sono sorte grandi difficoltà nella sua applicazione.

            Noi siamo contenti che non ci siano polemiche sulla stampa e che possiamo lavorare più tranquillamente. Le Aquile si sviluppano molto bene e sono in grande slancio. Speriamo nel Ss.mo Cuore di Gesù che non ci abbandonerà. Soltanto l'Erzegovina è in sciopero, per cui il Distretto di Mostar si è escluso da solo dalla Lega Croata delle Aquile. Non credo che tale "Orlovstvo" potrà conservarsi senza la centrale. Ci ha fatto un po' sorridere quando abbiamo ricevuto dalla Vostra organizzazione degli studenti medi (jugoslava!) la comunica­zione di aver lasciato la HOS (Lega Croata delle Aquile). Penso che non sappiano leggere i segni dei tempi. Che il Signore li benedica e che diventino veri apostoli!    

            Delle questioni politiche concrete non posso informarTi, perché non le seguo. Soltanto so che non possiamo costringere in coscienza nessuno ad essere nel Partito Popolare Croato, e che non dobbiamo considerare non-cattolico chi non è d'accordo con il Partito Popolare. E' altrettanto chiaro che nuoce moltissimo alla religione quando i sacerdoti fanno la propaganda politica e diventano custodi delle urne elettorali; specialmente quando accade, come da noi, che i sacerdoti nello stesso luogo si combattono politicamente l'uno contro l'altro. Del resto penso che bisogna pregare molto onde ottenere per la politica non solo buoni cattolici ma anche buoni professionisti. Non basta voler fare la politica cattolica, ma occorre anche saper fare la politica cattolica.

            Si raccomanda nelle sante preghiere

                                                    In Ssmo Corde Jesu       I. Merz

            Ogni Tua parola mi porta gioia. Scusami se in mezzo a migliaia di notizie da ogni parte non posso rispondere più diffusamente.

 

 

                                                                          29

 

            Appunto autografo di Merz sulla radice profonda della divisione del Movimento cattolico croato, s.d. - Arch. Merz, F38 - 11.

 

            Nell'archivio di Merz si trova un foglio contenente alcune riflessioni di Merz sulla controversia con il Seniorato e sui rimedi che sarebbero necessari per superare nella radice le divisioni nel movimento cattolico croato. Si tratta, ovviamente, del punto di vista di Ivan Merz, che l'altra parte ossia i seniori certamente non condividevano, non accettando per niente di essere accusati "di idee liberali". E ciò si comprende se si tiene conto che gli uomini più in vista del Seniorato cattolico erano stati formati sotto l'influsso del vescovo Mahnić, pioniere della lotta contro il liberalismo in Croazia. Ma è vero anche che la svolta di Rogulja - almeno sul terreno pratico, anche se forse non nei principi di fondo - aveva comportato un affievolimento dello spirito originario del movimento cattolico, in quanto ne aveva concentrato l'atten­zione soprattutto sul partito politico. Rogulja aveva fondato il Partito Popolare Croato nella persuasione che nelle nuove condizioni in cui il popolo croato si era trovato dopo il rivolgimento del 1918, solo con la presenza dei cattolici nel Parlamento del nuovo Stato sarebbe stato possibile difendere anche gli interessi della Chiesa. Merz non ignorava la necessità della presenza dei cattolici nella vita politica (cf. Cap. XII, 1),[52] ma riteneva che l'Azione Cattolica non doveva essere legata ad un partito politico, anche se cattolico, ma che il suo scopo era quello di formare individui cattolici che sarebbero stati apostoli, collaborando con la gerarchia nella ricristianizzazione del popolo e nella salvezza delle anime. Un ostacolo alla realizzazione di questa idea egli lo vedeva in una certa mentalità liberale, che era il clima in cui era stato educato anche il clero in Croazia; non si poteva quindi aspettare che i laici ne fossero immuni. La stessa storia del movimento cattolico croato, che si era sviluppato sotto la guida di un solo vescovo e con poca partecipazione (se non proprio nell'indifferenza) degli altri, aveva favorito una mentalità di indipendenza dalla gerarchia, pur nella formale sottomissione ad essa. Merz ragionava così:

 

            La ragione più profonda della controversia nelle file dei cattolici da noi è che ai seniori manca una sufficiente formazione cattolica dell'intelletto. Essi sono cattolici col cuore, ma quanto alla vita, alla questione sociale, all'estetica ecc. hanno bona fide (perché così sono educati) vedute liberali.

            La controversia è a causa del timore di fronte al Seniorato, che è il perno organizzativo del cattolicesimo liberale in Croazia.

            Occorre preservare accuratamente l'Organizzazione delle Aquile da questa influenza, attuare la separazione. Da questa organizzazione diffondere le idee giuste e quando i principi giusti saranno accettati ovunque, cesserà il motivo della controversia, anzi forse sarà anche superflua una particolare organizzazione delle Aquile per gli studenti medi.

            Bisogna curare il dissidio nella radice, formando cattolicamente (scolasticamente) l'intellighenzia (studenti medi e universitari) e formando del tutto cattolicamente l'opinione pubblica.

            Abbiamo bisogno dell'Università cattolica

            - dei corsi filosofico-teologici per gli universitari e gli intellettuali

            - dei congressi feriali filosofico-teologici (Opera dei Congressi)

            - della rivista che riporti i documenti della Santa Sede ed altri articoli correttamente orientati

            - del quotidiano dell'Azione Cattolica per gli strati più vasti.

 

 

 

 

 

 


 


    [1] Questa uscita di Žarko Vlaho, presidente del Distretto delle Aquile di Mostar e, contemporaneamente, del locale Partito Popolare Croato, fu ritenuta poco rispettosa verso i vescovi, per cui egli fu escluso dalla Lega delle Aquile, ma il suo Ordinario, vescovo di Mostar, mons. Alojzije Mišić, non accettò la decisione della Presidenza dello HOS, richiamandosi alle smentite (con restrizioni mentali?) di due autorevoli seniori, non nominati. La Presidenza delle Aquile, dopo aver fatto pervenire al vescovo le dichiarazioni scritte di Lehpamer e del rev.do Klarić (pure lui fu presente all'assemblea!) su quanto detto da Vlaho, e non avendo ottenuto che il vescovo cambiasse l'atteggiamento, trovò il modo di chiudere il caso, facendo presente a Lehpamer e a Klarić che essi dovevano non aver capito bene il vero senso delle parole di Vlaho. - Tutta la documentazione riguardante il caso si trova nell'Arch. Merz, F52. Per la condotta di Merz in questo affare v. Cap. XIII: Il "caso" di Mostar.

    [2] Copia in Arch. Merz, F27 - 8.

    [3] Sui presunti "conflitti" delle Aquile con gli Ordinari di Mostar e di Split v. infra, Cap. XIII.

    [4] Copia in Arch. Merz, F56 - 9.

    [5] Il congresso della Liga a Split fu tenuto nei giorni 22-24 luglio 1927. Cf. "Katolički List" del 21 luglio e del 4 agosto 1927.

    [6] Vedi sopra, Doc. XI, 14.

    [7] Vedi sopra, Doc. X Intr. 2.

    [8] Il "Katolički List" del 21 aprile 1927 riportava sulle prime due pagine l'articolo "Hrvatski katolički omladinski pokret" (Il movimento della gioventù cattolica croata), a firma di Nikola Jagatić. In esso si dice che il 3 marzo c.a. è stata istituita la centrale dell'Azione Cattolica per l'arcidiocesi di Zagreb, in cui - secondo le decisioni della Conferenza Episcopale - sarebbe entrata anche la Lega della gioventù cattolica (Omladinski Savez); ma poiché questa Lega era stata liquidata nel 1924 - il che non è esatto -, il 30 marzo c.a. essa è stata di nuovo richiamata in vita. In realtà l'Omladinski Savez aveva cessato di operare, ma legalmente continuò ad esistere, in previsione che probabilmente non tutte le associazioni giovanili avrebbero accolto la forma organizzativa delle Aquile, il che poi si è verificato solo in quattro(!) casi. - Quando, il 28 aprile, Merz riferì all'arcivescovo Bauer sull'articolo, questi negò che la Conferenza Episcopale avesse deciso di richiamare in vita il movimento della gioventù cattolica (Omladinski Savez), anzi dichiarò che i vescovi non avevano nemmeno affrontato tale argomento (cf. Appunto di Merz sul colloquio avuto con mons. Bauer il 28 aprile 1927, in Arch. Merz, F7 - 1). Nel frattempo il nuovo "Omladinski Savez" aveva commesso un'altra scorrettezza, facendo pubblicare su "Narodna Politika" del 12 aprile l'annuncio che il giorno di S. Giovanni Evangelista (ante Portam Latinam) - festa patronale delle Aquile, quando, per decisione della Conferenza Episcopale del gennaio 1924, dovevano essere raccolte offerte per la Lega delle Aquile - fossero raccolte offerte per l'Omladinski Savez. Lo HOS chiese subito all'arcivescovo Bauer di far smentire il predetto annuncio e di proibire ogni azione che potesse creare confusione (v. copia in Arch. Merz, F12 - 11).

    [9] L'istituzione delle Giunte diocesani dell'A.C. era stata decisa nella Conferenza Episcopale dell'ottobre del 1925, cf. Doc. XI Intr.

    [10] Copia in Arch. Marz, F54 - 6.

    [11] Autografo di Usmiani in Arch. Merz, F54 - 1.

    [12] A questa lettera dello HOS e ad un'altra del 19.V.1927. il vescovo Marušić rispose il 7 giugno 1927 con una lettera autografa indirizzata alla Presidenza dello HOS: «...ho l'onore di rispondere che ho convocato il dr. I. Blažević, professore e catechista al realgymnasium (liceo scientifico) di Senj, ho discusso con lui sulle questioni importanti dell'Azione Cattolica e ho ordinato che faccia una dichiarazione scritta su alcune questioni controverse. Ho l'onore di trasmettere in allegato la sua dichiarazione scritta alla distinta Presidenza, alla quale nel suo elevato lavoro auguro l'abbondanza della benedizione di Dio ...». Arch. Merz, F54 - 13. Non abbiamo trovato la dichiarazione del dr. Blažević.

    [13] Cf. Glasnik biskupija bosanske i srijemske, num. 2, del 31 gennaio 1926.

    [14] Copia in Arch. Merz, F50 - 5.

    [15] Dr. Josip Marija Carević, nato a Metković nel 1883, era canonico e parroco del duomo di Split nonché presidente della Giunta diocesana dell'A.C. Nel 1929 fu nominato vescovo di Dubrovnik. Dopo aver rinunciato all'ufficio, durante la Seconda guerra mondiale fu ucciso dai partigiani comunisti nei pressi di Zagreb.

    [16] Festa patronale delle Aquile: S. Giovanni ante Portam Latinam.

    [17] Cf. sopra, 8, nota 26.

    [18] Sulla copia dattiloscritta della lettera, per una battuta sbagliata figura la data: lč. Poiché nella tastiera croata le lettere L e Č sono una accanto all'altra, probabilmente è stato battuto lč al posto di ll (ossia 11, servendo la lettera "l" come numero 1, che manca nella tastiera).

    [19] P. Petar Perica S.I., nato a Kotišina (Makarska) il 27.VI.1881, ord. sac. il 26.VII.1914, ucciso dai comunisti, insime con un gruppo di sacerdoti e laici cattolici di Dubrovnik nell'ottobre del 1944.

    [20] Mons. Jerolim Mileta, vescovo di Šibenik, in occasione del Raduno delle Aquile il 9 agosto 1925. Cf. "Katolički List" del 27 agosto 1925, p. 433s.

    [21] Cf. infra, nota 49.

    [22] Nella lettera a Merz, del 10.VI.1927, l'arcivescovo Šarić scriveva: «Davvero non pensavo che quei 9 seniori di Sarajevo avrebbero fatto questo passo... Ho convocato subito il presidente del Seniorato e ho ammonito i seniori... Ho chiesto che il Seniorato venisse costituito ex novo sui principi dell'Azione Cattolica. Non sopporterò un Seniorato politico. I politici formino il loro Club fuori del Seniorato. I seniori di Sarajevo non sono affatto Sarajevo, come sottolinea la "Narodna Politika". Questo è un pugno di seniori che come tali non fanno proprio niente. E anche finora non hanno lavorato d'accordo con me... Le proteste del Seniorato non mi commuovono affatto... La storia chiederà al Seniorato argomenti e fatti. Le proteste prefabbricate e i telegrammi si mettono da parte... Mi mandi tutto quello che Lei crede sia bene che io lo sappia, (che) posso utilizzare a suo tempo. Sono esposto agli attacchi, per cui devo essere bene ferrato» (orig. in Arch. Merz, F53 - 11).   

    [23] Nel successivo numero di "Seljačke Novine", del 17 giugno 1927, l'autore anonimo dell'articolo Vampiri e iene, ma questa volta col nome e cognome - Stjepan Barić - cercò di rispondere, in verità in modo poco convincente, alle reazioni suscitate dall'articolo. Dopo aver affermato di «capire l'esacerbamento dell'autore (= di se stesso!) che più che contro l'autore (Kniewald) dell'articolo in "Vrhbosna" si è scagliato contro quelli che durante la vita spesso hanno agito subdolamente contro Rogulja, con pubbliche e segrete denunce...", notava, tra l'altro, che nel periodico dei vetero-cattolici era uscita una nota con la quale «si vorrebbe seminare la discordia e la sfiducia tra uno stimato vescovo, il clero dei pp. Gesuiti, le Aquile, il Domagoj e i seniori, il che bisogna decisamente respingere". Barić quindi negava che ci fosse alcun motivo di dissenso con l'arcivescovo di Sarajevo, anzi - scriveva - «Noi sappiamo che egli troverà la via e il modo perché sia corretta l'ingiustizia fatta da "Vrhbosna"».

    [24] Cf. Cap. XIII Intr.

    [25] Copia della lettera (ma con firme autografe di Maraković e Živković) si trova nell'Arch. Merz. E' da rilevare che essa non reca la testata "Seniorato Cattolico Croato", bensì «"Domagoj" društvo seniora hrv. kat. akademskih društava u Zagrebu» ("Domagoj" associazione dei seniori delle associazioni universitarie cattoliche croate a Zagreb), Num. 36/1927, del 14 giugno 1927, e nel testo si parla del "ex seniorato cattolico croato" ("bivšeg hrvatskog katoličkog seniorata"), evidentemente per far capire che non esiste più il Seniorato di prima. Ma allora, quale Seniorato esisteva, quello sociale-politico (come affermava il dr. Bakšić, cf. sopra, Introd.: memoria di Merz del 30 maggio) o quello culturale non politico (secondo il dr. Hren, v. ibid.) ossia dell'Azione Cattolica (come si direbbe in base a questa lettera di Maraković-Živković)? E quest'ultimo, non era solo la "maschera" di quello politico, come diceva il sac. Anaković (v. sopra, 7)? -

    [26] Cf. Jozo Tomašević-Koška, Istina o ubijenoj gimnaziji (Verità sul ginnasio ucciso), Zagreb 1997, pp.82-88.

    [27] Dušan Žanko, collaboratore di Merz nella Lega Croata delle Aquile. Vedi infra, Cap. XIV, 5 intr.

    [28] Stanko Šarac, presidente dell'associazione degli universitari cattolici "Domagoj".

    [29] Cf. infra, 25, (2) "Jugoslavenstvo contro Hrvatstvo".

    [30] Vedi sopra, Cap. II, 8: Reazioni all'articolo "Pred zoru".

    [31] Dr. Ivan Šarić, Katolička Akcija, ed. Kaptol Vrhbosanski, Sarajevo (1925). Questo opuscolo non è stato gradito nemmeno all'arcivescovo Bauer (cf. sopra, 17), forse non tanto per le osservazioni critiche in esso contenute al Movimento cattolico, quanto perché l'autore imputava ai responsabili (non esclusi gli ecclesiastici) di Zagreb i ritardi nella pubblicazione del desiderato Quotidiano: "Il nostro Zagreb dovrebbe una buona volta decidersi. Le inchieste (sondaggi) che si fanno, creano solo difficoltà e disonorano Zagreb, che è il cuore e l'anima del nostro Cattolicesimo e della Croazia. Proprio per questo anche tutta la responsabilità ricade su Zagreb» (p. 30).

 

    [32] Del trasferimento dei resti mortali di Mahnić si discusse (anche) nell'assemblea generale del Seniorato del 22 ottobre 1925; v. sopra, Cap. XI Intr. 3.

    [33] Gli articoli di Merz in "Za vjeru i dom" sono stati pubblicati nei primi tre numeri del 1925. In essi venivano riportati parecchi documenti della Santa Sede e dell'Episcopato sull'Azione Cattolica che fa parte della cura d'anime, che il sacerdote deve svolgere sotto la guida del proprio vescovo. 

    [34] L'arcivescovo Šarić, Katolička Akcija, p. 25s, aveva distinto tra il Movimento cattolico e l'Azione Cattolica: «Il Movimento Cattolico è un albero, e i suoi rami sono le associazioni religiose, l'Azione Cattolica e il partito politico cattolico. E se in modo serio e coscienzioso terremo conto, in teoria e nella prassi, di questa importante distinzione, subito scompariranno tutti quei dissensi che, purtroppo, già emergono nella nostra vita pubblica. Scompariranno le discordie e i malcontenti a causa di "certe tendenze sorte" nel movimento cattolico, a causa del nostro "extrapartitismo" e della nostra "depoliticizzazione". Cesseranno le superflue rabbie contro "alcuni teoretici" e "i cattolici di sacrestia" che giudicherebbero la nostra vita "solo secondo gli schemi stranieri prestabiliti" (alusione all'A.C.Italiana). Le parole autoritative e le dichiarazioni disciplinari del Santo Padre non sono affatto schemi stranieri. Esse sono, di certo, le migliori direttive del Movimento Cattolico... Il vero ordine e sistema in tutto il mondo cattolico, quindi anche da noi, è il seguente: Il Movimento Cattolico consta di 1. associazioni ecclesiastiche (religiose), 2. l'Azione Cattolica, 3. il partito politico cattolico. Queste tre cose non devono essere identificate né confuse». - Contro le osservazioni critiche di Šarić e di Kniewald (nell'art. Problem modernog apostolata, in "Bogoslovska Smotra" 4, 1925)) al Movimento cattolico, Stjepan Bakšić scrisse il lungo articolo "Katolički pokret" i "Kat. akcija", in "Katolički List" 1925, num. 51, pp. 663-670 (cf. sopra, Cap. XI, nota 37). 

    [35] Vedi sopra, 5 intr.

    [36] L'articolo Naše đaštvo i Orlovstvo (I nostri studenti medi e le Aquile) in "Luč" XXII, del 26.I.1927, num. 8, pp. 136-141.

 

    [37] Vedi Cap. XIII, 27 intr.

    [38] "Dan" (Il giorno), settimanale cattolico di Split.

    [39] Nelle elezioni dell'11 settembre 1927 il Partito Popolare Croato in Erzegovina non ebbe alcun mandato. Cf. B. Pandžić, Životopis fra Dominika Mandića (Biografia di fra Dominik Mandić), Chicago 1994, p. 42.

    [40] Qui la formulazione non è proprio chiara.

    [41] Il testo che abbiamo finisce qui. L'ultima frase, pare, riguarda il trasferimento di Marica Stanković dalla provincia a qualche scuola a Zagreb.

    [42] Merz già nel 1925 era stato dal Nunzio a Belgrado, come ci risulta dal Verbale della seduta della Presidenza dello HOS del 25 marzo 1925.

    [43] La citazione è ad sensum. - Una delle ragioni per cui la stragrande maggioranza dei cattolici croati non seguivano il Partito Popolare Croato era il suo orientamento di "unità nazionale" o jugoslavismo nazionale, il che in ultima linea portava alla negazione dell'identità nazionale croata; ciò è espresso con la frase testé citata: Jugoslavenstvo contro Hrvatstvo (la Jugoslavità contro la Croaticità). Non è che i dirigenti del P.P.C. avessero rinunciato a essere croati o a difendere gli interessi croati contro l'egemonia serba, essi però credevano di dover difendere questi interessi nel sistema statale jugoslavo che fin dall'inizio era strutturalmente ingiusto e che - come la storia successiva ha dimostrato - era insanabile, in quanto i politici serbi non hanno mai accettato che la Jugoslavia fosse uno Stato di popoli con uguali diritti. In questo contesto Stjepan Radić, presidente del Partito Contadino Croato, poteva contare sull'appoggio dei cattolici, sebbene il programma del Partito Popolare Croato fosse ben più elaborato e, soprattutto, del tutto cristiano. Ma questo Partito, come si diceva allora, non aveva "toccato il tasto giusto" o - per usare una espressione del card. Stepinac - "non aveva sentito il polso del popolo croato". (Stepinac nel 1946, al "tristissimo processo"/Pio XII/ di Zagreb, disse di sé che sarebbe stato una nullità se non avesse sentito il polso del popolo croato che era schiavo nella precedente Jugoslavia).

    [44] Vedi sopra, 1, con nota, e infra, Cap. XIII: Il "caso" di Mostar.

    [45] In quel tempo "Narodna Politika", e precisamente il suo redattore dr. M. Matulić, aveva reagito con risentimento all'articolo del prof. Zvonimir Marković di Đakovo Za crkvenu orientaciju (Per l'orientamento ecclesiastico), pubblicato in "Katolički Tjednik" (Sarajevo, 14 agosto 1927), dove era criticato il dr. Janko Šimrak per il suo articolo Malodušnicima u spomenar (Ai pusillanimi perché ricordino), apparso su "Narodna Politika" del 29 luglio 1927. Šimrak aveva scritto che il Partito Popolare era come "un alveare (košnica) intorno al quale si raggruppava tutta la vita cristiana pubblica nei singoli paesi e regioni". Secondo Marković, l'autore «mette in evidenza alcuni principi e dà ai cattolici delle direttive che, considerate in sé oggettivamente, non sono conformi ai principi della Chiesa e alle direttive della Santa Sede». In sostanza, «Nell'ideologia del sig. autore la religione, la vita pubblica cattolica, la cura pastorale e tutte le organizzazioni cattoliche vengono messi nella più stretta relazione con la politica e con il partito politico», mentre tutto ciò «spetta direttamente alla competenza dell'Azione Cattolica», che «deve essere fuori e al di sopra di ogni partito politico». Tenendo presente il contesto dell'articolo di Šimrak, si potrebbe forse trovare eccessiva la preoccupazione di Marković per la sua "ortodossia"; la reazione di "Narodna Politka" però fu particolarmente aggressiva e non si limitò a rispondere a Marković, ma si scagliò contro quei cattolici che si sono «presi la funzione, il diritto e il dovere degli Ordinari e del Santo Padre». «Alcuni con il sacro ordine o senza di esso discutono con quelli cattolici che non la pensano come loro, non altrimenti che cercando per la propria opinione dei passi di tutte le possibili encicliche o, in mancanza di queste, delle lettere pastorali dei vescovi di Cina e di Giappone. Chi non è d'accordo con loro, non è d'accordo con il Papa e con i Vescovi, è sospetto e "vitandus"». Il dr. Matulić conclude l'articolo Lažni učitelji (Falsi maestri), in "Narodna Politica" del 28 agosto 1928, con le parole: «Guardiamoci da essi..., perché in realtà sono i lupi (del partito) di Frank nella pelle d'agnello dell'Azione Cattolica» ("frankovački vukovi u janjećoj koži Katoličke Akcije"; il grassetto è nell'originale. A proposito di "frankovluk" cf. infra, Cap. XIII, nota 43). - E' curioso che sia stato proprio Matulić a qualificare come eretica la conferenza "Il re delle Aquile", scritta da Merz (v. sopra, 5 intr.), assumendosi così il ruolo di giudice nelle questioni religiose!

    [46] Cf. Processo Informativo, Teste VIII: Mira Majetić, ad art. 110: «Aveva straordinaria stima del suo confessore. In vista delle decisioni e nelle riunioni sapeva dire: "Devo prima consultare il mio confessore". Ciò che gli veniva rimproverato come una certa mancanza di indipendenza...».

    [47] Vrbanek, op. cit., p. 244, nota 13a. 

    [48] Cf. AAS 1910, p. 740.

    [49] Cf. AAS 1910, p. 855s.

    [50] A commento di questa lettera, il padre 76-enne di Ivan Merz, Mavro, ha lasciato un appunto autografo sul colloquio che il 10 gennaio 1944 aveva avuto nel Seminario arcivescovile di Zagreb (Šalata) col p. Josip Vrbanek S.I. L'appunto è stato scritto lo stesso giorno, subito dopo il colloquio, in lingua tedesca. Ecco quanto egli apprese dal p. Vrbanek: «Il dr. Nežić (padre spirituale del Seminario maggiore, poi vescovo di Poreč-Pula) qualche tempo fa ha domandato ai seniori che cosa essi avessero da obiettare contro il dr. Merz, al che gli hanno detto che essi riconoscono pienamente la sua santa vita e le sue opere e che non hanno niente contro di lui e le sue opere. Solo una cosa hanno addotto come non corretta, (cioè) che il dr. Merz per mezzo del vescovo Srebrnić ha fatto informare l'arcivescovo Bauer che nel Seminario si possono leggere, rispettivamente tenere tutte le riviste possibili e che è proibito leggere, rispettivamernte non vi sono tollerate solo le riviste riguardanti Le Aquile. Il rev.do dr. Lončar ha presentato queste affermazioni del dr. Merz come bugie e ciò sarebbe anche la causa per cui egli ha coperto il dr. Merz con offese, in seguito alle quali allora il dr. Merz ha scritto al dr. Lončar l'allegata lettera di mite rettifica. - Da quanto sopra concludo che il dr. Lončar ormai riconosce di aver agito precipitatamente e che ormai anch'egli ha cambiato la sua opinione in meglio, rispettivamente che non ritiene giustificato e giusto il suo modo di trattare il dr. Merz».  

    [51] Vedi sopra, 25 (2).

 

    [52] Nell'archivio di Merz sono conservate le tessere della sua iscrizione - del 1.III.1925 e del 18.II.1926 - nel Club del Partito Popolare Croato a Zagreb.