C a p i t o l o  XII

 

CONTINUA IL DISSENSO TRA IL SENIORATO E LA LEGA DELLE AQUILE

 

 

 

            Gli ultimi diciotto mesi della vita di Ivan Merz sono caratterizzati da una intensa attività nel campo organizzativo dell'Azione Cattolica (di questo più nel Cap. XIII) e di non poche difficoltà dovute all'approfondirsi della divisione, soprattutto psicologica, tra i maggiori esponenti delle due correnti dei cattolici croati organizzati.

  

            1. Il Seniorato contro la direzione dello HOS.

           

            La Conferenza Episcopale nell'ottobre del 1925 aveva deciso l'introduzione dell'Azione Cattolica (v. Cap. XI, Introd.), quella dell'ottobre del 1926 aveva risolto, in linea di principio, la controversia tra la Liga e lo HOS, lasciando agli studenti medi la libertà di scelta a quale organizzazione volessero appartenere (v. Cap. XI, 14); inoltre aveva invitato il Seniorato a modificare i propri Statuti, per poter far parte dell'Azione Cattolica (v. Cap. XI, 15). Dopo queste decisioni della Conferenza Episcopale, la controversia tra il Seniorato cattolico croato e la Lega Croata delle Aquile doveva considerarsi chiusa, ma non fu così.       

            In un primo momento il Seniorato si trovò in difficoltà, non sapendo quale posizione prendere. Per salvare la faccia senza cedere sulla sostanza, alcuni del gruppo dirigente proposero la creazione di due Seniorati, uno pubblico facente parte dell'Azione Cattolica - e così sarebbero stati accontentati i Vescovi - e l'altro politico segreto com'era fino allora. Quale clima regnasse nel Seniorato immediata­mente dopo la Conferenza Episcopale, si può intuire dal "verbale" dell'assemblea generale del 29 ottobre 1926 (v. infra, 1).          

            Contemporaneamente, i dirigenti della Lega delle Aquile si appellavano all'assemblea generale del Seniorato, chiedendo l'annullamento della decisione del comitato che li aveva esclusi, e auspicando fraterna collaborazione, dal momento che dopo le decisioni dell'Episco­pato non c'erano più ragioni di dissenso (v. infra, 2). In risposta, il Seniorato faceva sapere che un comitato d'inchiesta avrebbe esaminato la loro condotta nei riguardi del Seniorato, in vista dell'assemblea generale, e che nel frattempo non potevano godere dei diritti di membri (v. infra, 3).

            La lotta contro i dirigenti dello HOS continuava, così che questi dovettero rivolgersi a tutte le redazioni dei periodici cattolici e alle associazioni di Azione Cattolica, nonché allo stesso Seniorato, per ricordare l'esplicita proibizione da parte dell'Episcopato, del 18 ottobre 1926 (num. 237./Pr.), di qualsiasi polemica pubblica sui dissidi sorti o che potrebbero sorgere nelle file dei cattolici (v. infra, 5). Una delegazione dello HOS, il 9 gennaio 1927 si recò dall'arcivescovo Bauer per richiamare la sua attenzione sulla lotta che il Seniorato stava conducendo contro lo HOS (v. infra, 6). Quali forme più larvate assumesse questa lotta lo dice Merz nella lettera al sac. Dragutin Kamber (v. infra, 8). Il Seniorato in ultima linea tendeva a togliere spazio operativo ai dirigenti dello HOS.


 

            Così alla fine di marzo del 1927 su "Narodna Politika" la Liga convocava il congresso generale di studenti medi a Split, senza che lo HOS ne fosse nemmeno informato, benché la maggioranza degli studenti fosse nelle associazioni delle Aquile. Lo HOS, ovviamente, non considerò tale raduno come congresso di tutta la gioventù studentesca, ma solo di quella della Liga. Per le Aquile era previsto il raduno a Sarajevo, nella prima metà di agosto.

            Nel marzo del 1927, inoltre, fu fondato un secondo "Omladinski Savez" (Lega della gioventù) "per l'educazione dell'intelletto, dell'anima e del cuore della gioventù croata". Secondo la vecchia tesi del Seniorato, quella delle Aquile era un'organizzazione non adatta per la gioventù studentesca, esso quindi cercava di far passare le associazioni studentesche delle Aquile sotto la Liga - un caso ben documentato è quello di Senj (v. infra, 9) -; ora le Aquile non erano buone nemmeno per gli altri giovani.

            Ma ciò che maggiormente preoccupava i dirigenti dello HOS era il tentativo del Seniorato di esautorare praticamente la Centrale dello HOS per mezzo delle Giunte diocesane: rivendicando a queste una maggiore autonomia e infiltrandosi in esse, speravano di avere il controllo anche sulle associazioni delle Aquile nelle rispettive diocesi. La questione divenne molto delicata nel momento in cui si stavano redigendo gli Statuti e il Regolamento dell'Azione Cattolica. Il Seniorato, attraverso il dr. Rogić che per incarico del vescovo Akšamović aveva redatto l'abbozzo del nuovo Regolamento di A.C., era riuscito a farsi assicurare la posizione di preminenza nell'Azione Cattolica, ma la cosa non sfuggì all'altra parte. Molto inchiostro fu sparso su questo argomento, ma alla fine le Aquile riuscirono a conservare il carattere centralistico dell'organizzazione (cf. Cap. XIII).

 

            2. La campagna giornalistica.

 

            La tensione tra il Seniorato e lo HOS raggiunse il culmine nella seconda metà di maggio e ai primi di giugno del 1927. A far divampare la polemica contribuì un terzo fattore: la pubblicazione nella rivista "Vrhbosna" (Sarajevo) dell'articolo del dr. Kniewald sul Movimento cattolico croato. Uno studio documentato e ampio (14 colonne della rivista di grande formato), ma che provocò reazioni del tutto sproporzionate del Seniorato, perché Kniewald aveva rilevato come la corrente di Petar Rogulja si era allontanata dalle idee del vescovo Mahnić. Alla fine dell'articolo, l'autore distingue quattro periodi nello sviluppo del movimento cattolico in Croazia: 1) il periodo di Mahnić che non ammette compromessi sui principi; il movimento è extrapartitico e riceve la sua ideologia dalla Chiesa: 2) il periodo di Krek: studio dei problemi sociali; 3) il periodo di Rogulja che è caratterizzato dall'atteg­giamento conciliante verso i liberali, dall'interconfe­ssionalismo, dalla politicizzazione del movimento, dai dissensi e divisione; 4) il periodo di Pio XI, delle Aquile e dell'Azione Cattolica. Il movimento delle Aquile torna alla posizione di Mahnić quanto al rifiuto di compromessi sui principi cattolici, vive una profonda vita religiosa, è vitale nella prassi sociale, forma cattolici completi sotto ogni aspetto, rimane indipendente, al di fuori e al di sopra di tutti i partiti politici, per ora e per il prossimo futuro è il ramo più forte dell'Azione Cattolica. Il movimento delle Aquile raccoglie i frutti del recente sviluppo, dell'esperienza e dei sacrifici e ritorna sulla via di Mahnić; torna al movimento cattolico come l'aveva iniziato e immaginato da noi il vescovo Mahnić. L'ultimo paragrafo dell'articolo è intitolato appunto: 9. Ritorno al vescovo Mahnić.[1]    

            Ivan Merz non aveva letto l'articolo prima della pubblicazione (cf. infra, 11 e 13), ma Kniewald deve averlo fatto leggere ad altri, e Merz dai colloqui con altri e con lo stesso Kniewald aveva avuto l'impressione che fosse troppo forte, in quanto equivaleva a una condanna del Seniorato. Egli era del parere che questo giudizio definitivo spettasse all'Episcopato, e inoltre aveva sempre presente che non bisognava approfondire l'abisso che divideva i seniori, poiché prima o poi tutti dovevano trovarsi insieme. In tal senso scrisse a Kniewald (v. infra, 11). Dalle domande che poi Kniewald pose all'arcivescovo Šarić - tramite il p. Foretić - si deve concludere che l'intervento di Merz non sia rimasto senza effetto: lo stesso Kniewald, infatti, era disposto a rinunciare alla pubblicazione, qualora l'arcivescovo Šarić non la ritenesse opportuna (v. infra, 12). Se, dunque, l'articolo uscì in "Vrhbosna", non a puntate ma intero e subito, ciò non accadde senza l'intervento diretto dell'arcivescovo Šarić.

            L'apparizione dell'articolo mise in grande agitazione il Seniorato di Zagreb. La prima reazione pubblica si ebbe nel "Katolički List" del 26 maggio, dove il redattore dr. Stjepan Bakšić scrisse l'articolo Na adresu orlovskog vodstva (All'indirizzo dei dirigenti delle Aquile) (pp.291-294), in cui si scagliò contro i dirigenti dello HOS che «ovunque e sempre per mezzo della stampa e a parole vogliono denigrare coloro che sono membri del Seniorato cattolico, presentandoli come non ortodossi... In quanto in particolare la "Vrhbosna" nel suo ultimo numero ha attaccato impudentemente e indegnamente, per mezzo dell'anonimo ma ben noto spirito maligno (zloduh) del nostro movimento già da tempo, tutto il movimento cattolico e il seniorato cattolico, il "Katolički List" darà un'ampia risposta in un'altra occasione. Oggi vorremmo dire alcune cose all'indirizzo dei dirigenti delle Aquile... che negli ultimi tempi hanno cominciato a introdurre lo scisma nell'unità del nostro movimento». Dall'articolo di Bakšić si direbbe che le Aquile non perdessero occasione di attaccare i seniori. «Tutti sentiamo che così non si può andare avanti. In questo modo viene bloccato tutto il lavoro e il movimento cattolico. E' necessario che questi continui attacchi cessino... Noi non possiamo essere costantemente esposti agli attacchi come quelli del noto intrigante e malcontento in "Vrhbosna", il quale a tutti i nostri studenti medi, ai laici e ai sacerdoti, ai nostri professori e in genere agli operatori pubblici nega la correttezza cattolica nel pensiero e nel lavoro».

            Nello stesso numero del "Katolički List" veniva riportato un altro scritto dal titolo Predsjedništvu HOSa na srce (A cuore alla Presidenza dello HOS), a firma di Milan Hok, parroco di Cirkvena, il quale accusava la Presidenza dello HOS di provocare i dissensi tra le Aquile, escludendo senza ragione i più attivi operai, come ad es. il sac. Ričko e lo stesso J. Šćetinec.

 

            3. Reazioni dello HOS.

 

            Di fronte a questi attacchi i dirigenti dello HOS non potevano tacere. Il 27 giugno, nella seduta straordinaria della Presidenza, si costatava che «l'articolo (di Bakšić) è pieno di affermazioni rabbiose e false senza alcun argomento. Esso viene interpretato come l'inizio dell'azione del Seniorato contro lo HOS - prima delle manifestazio­ni estive. D'altra parte, a causa dell'articolo di "Vrhbosna" viene attaccato lo HOS, sebbene non ci sia alcuna prova che l'articolo provenga dallo HOS. Si decide: 1) di inviare al "Katolički List" una risposta concreta, 2) di pubblicare un opuscolo in risposta a tutti gli attacchi fino ad oggi, 3) di pregare qualche sacerdote stimato (dr. Beluhan) di rispondere a Bakšić, 4) di deferire eventualmente il dr. Bakšić al tribunale ecclesiastico. Si studieranno i canoni e le conclusioni del sinodo. Quanto al parroco Hok, si rimanda la decisione... - Durante la seduta viene il dr. Beluhan, assistente spirituale del Distretto delle Aquile di Zagreb, il quale propone di rispondere concretamente. Riferisce come egli fu escluso dal Seniorato a causa della politica. Ritiene oggettivo l'articolo di Vrhbosna. Non si è ancora orientato in tutta questa controversia e deplora che essa sia nata. Non sa se sia stato necessario provocare questa campagna. Quanto al tribunale ecclesiastico, propone di consultarsi con il promotore di giustizia dr. Barac e con il dr. Ruspini.[2] I membri della Presidenza dello HOS trovano che questa sia la migliore soluzione. Così la verità sarà accertata. Il promotore di giustizia è chiamato a sistemare le cose perché non aumenti lo scandalo. Il dr. Beluhan scriverà un articolo in merito per il "Katolički List"».[3]

            Ciò che fu fatto e come le cose andarono a finire, ce lo dice Merz nel seguente promemoria del 30 maggio 1927:[4]

            «Questa mattina verso le 9 e tre quarti ho consegnato al rev.mo sig. dr. Bakšić la risposta al suo attacco in "Katolički List" e all'attacco del rev.do sig. Hok (Kat. List 26.V.1927: All'indirizzo dei dirigenti dello HOS (di Bakšić); A cuore alla Presidenza dello HOS (di Hok)).

            Quando il venerdì 27. c.m. avevo avuto nelle mani il "Katolički List", subito[5] mi son fatto portare con automobile dall'ecc.mo arcivescovo a Brezovica, e gli ho mostrato gli attacchi. Era molto agitato, perché nonostante il suo esplicito divieto hanno cominciato di nuovo ad attacca­re nel "Katolički List" lo HOS. Mi ha detto di andare subito dal rev.mo  sig. dr. Bakšić e di dirgli: o sospendere subito la distribuzione del "Katolički List" o inserire nel prossimo numero la difesa dello HOS. Mi sono recato subito dal rev.mo Bakšić, sono arrivato da lui poco prima delle 18 e, poiché il "Katolički List" era già stato spedito, ha detto che lo HOS ha il diritto di dare la risposta, avendo ciò permesso l'ecc.mo sig. arcivescovo.

            Pertanto abbiamo impiegato tutta la domenica per formulare queste risposte, che questa mattina alle 9 e tre quarti ho consegnato al rev.mo sig. redattore. Alle 11 e un quarto siamo andati il dr. Protulipac ed io nel palazzo dell'ecc.mo sig. arcivescovo, per comunicar­gli che abbiamo consegnato al "Katolički List" le nostre risposte e per chiedere ulteriori direttive per il nostro comportamento in questa lotta contro lo HOS.

            Appena però entrammo nella stanza dell'ecc.mo signore, egli prese la carta dicendoci che lo HOS a nome proprio doveva fare la dichiarazione che egli ci avrebbe formulata. Noi abbiamo aspettato ed egli davanti a noi ha formulato questa dichiarazione:

            «Ubbidendo all'ordine dell'Ordinario che ha proibito qualsiasi polemica pubblica circa i dissensi interni delle organizzazioni cattoliche, noi rinunciamo ad ogni risposta agli attacchi infondati (non veri) pubblicati nell'ultimo numero di "Katolički List" e chiediamo che la questione (causa) sia decisa davanti al tribunale ecclesiastico».

            L'eccellentisismo ci ha detto di consegnare tutto al tribunale ecclesiastico, che presiederà egli stesso, e nel pomeriggio chiamerà il rev.mo Bakšić, che minaccerà di pene ecclesiastiche se di nuovo violerà il divieto di questi attacchi.

            Subito dopo sono andato nella redazione del "Katolički List" per comunicare al rev.mo Bakšić che l'ecc.mo arcivescovo ha proibito la polemica e per chiedere la restituzione degli articoli che gli avevo dato un'ora e mezzo prima. Dal rev.mo Bakšić c'era Šarac, del "Domagoj", che stava leggendo qualche cosa. Quando però chiesi indietro i miei manoscritti, il rev.mo Bakšić mi parve inquietato; mi disse che egli stamperebbe la nostra risposta a lui, ma non quella al rev.do Hok. Ho chiesto che mi consegnasse i miei articoli. Egli mi diede la (nostra) risposta a Hok dicendomi che non era da lui quel primo articolo (cioè quello in cui diamo la nostra visione dell'attività del Seniorato); mi disse di venire a prenderli nel pomeriggio. Ho insistito che me li restituisse subito e gli dissi che, nel caso li abbia dato a leggere a qualcuno, io stesso andrò da questa persona a prendere l'articolo. Non ha voluto acconsenti­re, ma ha preso un biglietto da visita, vi ha scritto qualcosa con inchiostro. L'ha messo in una busta e l'ha data a Šarac, senza dirgli una parola. Da questo silenzio e dalla precedente confusione ho capito che il rev.mo sig. Bakšić non ha voluto che io sapessi a chi egli aveva dato in visione l'articolo. Dopo circa cinque minuti Šarac è tornato con l'articolo. Mi è sembrato che il rev.mo Bakšić avesse mandato questo articolo, destinato per l'organo diocesano, al sig. dr. Matulić, redattore di "Narodna Politika".

            Intanto, mentre aspettavo, il rev.mo sig. Bakšić mi disse che il vecchio Seniorato non esiste, ma che funziona solo il Seniorato sociale-politico, mentre il Seniorato dell'Azione Cattolica non funziona affatto. Mi sono meravigliato di questo, perché non molto tempo fa (penso il 21 o il 14.V., un quarto d'ora prima di mezzogiorno nella sua stanza) il rev.do sig. dr. Hren mi disse che il Seniorato culturale è attivo e che in esso non si fa politica.

            Alla mia osservazione, fatta al rev.mo Bakšić, che il Seniorato di fatto continua a lavorare come prima, solo sotto l'aspetto formale qualcosa è cambiato, egli mi disse che nessuno può impedire che gli amici si incontrino e parlino liberamente di diversi argomenti».

            Secondo il suggerimento dell'arcivescovo Bauer, Protulipac e Merz consegnarono al tribunale ecclesiastico i formali atti d'accusa contro Hok e contro Bakšić.[6]

 

            4. "Comizio" dei seniori in difesa dell'«onore di Rogulja e Mahnić».

 

            Nel frattempo, la sera del venerdì 27 maggio, ci fu a Zagreb una specie di comizio di protesta contro l'articolo di "Vrhbosna", organizzato dal prof. Ljubo Maraković, il quale su "Narodna Politika" num. 30 del 28 maggio pubblicò una nota di protesta: "Prosvjedujem" ("Prote­sto"),[7] in cui con parole gravissime attaccava l'autore dell'articolo (Kniewald) accusandolo di usare «il metodo di morbosa doppiezza (ipocrisia)» nel presentare il movimento cattolico croato, quasi che Rogulja avesse deviato il movimento dalla via di Mahnić. «Mi fa schifo ogni polemica con l'uomo che nel suo passionale odio e nella sua presunzione senza esempio ha perduto il senso di umanità e di ogni morale responsabilità». Maraković pubblicava anche il testo del telegramma che a suo nome aveva inviato alla redazione di "Vrhbosna": «Amareggiatissimo protesto perché "Vrhbosna" con l'anomimo sleale articolo denigra la memoria del defunto Rogulja, a cui Sarajevo fu l'ultima dimora, la casa dell'arcivescovo di Sarajevo l'ultimo rifugio e il cimitero di Sarajevo l'ultimo luogo di riposo. Invito tutti coloro che combattono per la verità e la giustizia di associarsi pubblicamente alla protesta contro un tale modo proditorio di trattare l'onesto combattente di Cristo».[8]

            Nel comizio di protesta parlarono il dr. Maraković, il dr. Velimir Deželić jr., Petar Grgec, il sac. dr. Pavao Lončar e uno studente del "Domagoj", Emil Palua. Alla fine furono unanimemente accolte le "risoluzioni" in cui si protestava contro le «insinuazioni, menzogne e calunnie dell'anonimo scrittore in "Vrhobosna" di Sarajevo del 20 maggio 1927 formulate contro la stragrande maggioranza degli operatori pubblici cattolici croati e contro le organizzazioni cattoliche»; si difendeva Rogulja e Ma­hnić e si professava l'obbedienza «alle direttive della Santa Sede e dell'Episcopa­to», pregando questo di proteggere gli operatori pubblici cattolici «dalle accuse ora pubblicamente formulate in "Vrhbosna" quasi che il loro lavoro nelle organizzazioni cattoliche fosse in contrasto con le direttive dell'Episcopa­to e della S. Sede». Con l'ultima risoluzione (VI) si voleva coinvolgere nella protesta la Lega delle Aquile: «I presenti membri del movimento cattolico croato in quanto Aquile,[9] gli operatori pubblici delle Aquile e i sostenitori dell'idea delle Aquile invitano in particolare le organizzazioni delle Aquile e i loro dirigenti a condannare l'attacco all'unità del movimento cattolico croato, alla solidarietà di tutti i suoi rami e alla santa memoria dei comuni combattenti ideali Mahnić e Rogulja e di respingere energicamente dall'organizzazione delle Aquile le insinuazioni quasi che le Aquile fossero in contrasto con gli altri rami del movimento cattolico croato».

            La protesta non si fermò lì. Nel seguente num. 32 di "Narodna Politika" veniva pubblicata una serie di proteste contro l'articolo di "Vrhbosna", con al primo posto la dichiarazione che l'arcivescovo Bauer avrebbe dato al dr. Maraković, Petar Grgec e Nikola Jagatić: «L'ecc.mo sig. arcivescovo ha dichiarato di aver letto l'articolo in "Vrhbosna" e di essere rimasto molto dispiaciuto. Se i fatti ivi addotti fossero anche veri, il che non sono, l'autore non doveva da essi dedurre le conclusioni così generalizzate, che sono una vera calunnia, e in nessun caso doveva pubblicarle. Perciò ha condannato l'articolo nel modo più severo. Al tempo stesso l'ecc.mo sig. arcivescovo ha espresso la sua fiducia agli emissari  e alle organizzazioni del movimento cattolico croato da essi rappresentate. E' suo ardente desiderio e decisa volontà che quanto prima avvenga la mutua conciliazione e piena concordia nell'Azione Cattolica e in tutto il movimento cattolico croato». 

           

            5. I passi dell'arcivescovo Šarić e della Lega delle Aquile.

 

            Tutta questa campagna giornalistica, senza precedenti nel campo cattolico in Croazia, determinò l'arcivescovo di Sarajevo, mons. Šarić, a scrivere, il 5 giugno, all'arcivescovo Bauer una lettera misurata ma ferma, chiedendogli di proibire la pubblicazio­ne di ulteriori proteste e di non esigere dalle Aquile di cambiare lo status quo, fino a una nuova decisione della Conferenza Episcopale (v. infra, 16).

            Nella seduta della Presidenza dello HOS del 27 maggio era stata decisa anche la pubblicazio­ne di un opuscolo quale risposta a tutti gli attacchi alla Lega Croata delle Aquile (v. sopra). L'opuscolo di 20 pagine, dal titolo Orlovstvo i prilike u katoličkom pokretu (Le Aquile e la situazione nel movimento cattolico), era pronto già il 3 giugno. L'opuscolo era stampato "pro manuscripto" e destinato "per l'uso strettamente interno" delle Aquile, per spiegare alle Aquile stesse i retroscena della lotta contro lo HOS (v. infra, 14). Siccome alcune pagine dell'opusco­lo contenevano la risposta ai precisi attacchi allo HOS, quindi venivano nominati i responsabili di questi attacchi, tra cui il dr. Bakšić e il parroco Hok, contro i quali lo HOS stava per consegnare le formali denuncie al tribunale ecclesiastico, Merz, che pure aveva contribuito alla stesura dell'opuscolo, pensò che non fosse corretto pubblicare le colpe di chi non era ancora stato giudicato dal tribunale. Il 2 giugno quindi scrisse al p. Foretić una lettera, allo scopo di bloccare la distribuzione dell'opuscolo che stava per uscire quel giorno (v. infra, 15). Un'ulteriore prova della sua delicatezza di coscienza!

 

            6. Il tentativo di mediazione dell'arcivescovo Bauer.

 

            Il 3 giugno, il dr. Slamić, segretario dell'arcivescovo Bauer, invitava il dr. Protulipac e dr. Merz a venire dall'arcive­scovo il giorno 4, alle 5 di pomeriggio.[10] Lo stesso giorno Merz scriveva al dr. Kamber, a Sarajevo: «...in questi giorni consegniamo tutto al tribunale ecclesiastico. Intanto sembra che si siano impauriti e hanno chiesto la conciliazione e l'ecc.mo arcivescovo ci ha convocati tutti insieme nel suo palazzo per domani pomeriggio. Noi però in ogni modo chiederemo che si pronunci il tribunale ecclesiastico».[11]  

            Il 4 giugno ci fu l'incontro dei rappresentanti del Seniorato, Maraković e Matulić, e dello HOS, dr. Klarić (in sostituzione di Protulipac che era partito per Zenica) e Merz, con l'arcivescovo Bauer, il quale espresse il desiderio e la volontà che, in segno di concordia e di pace nelle file dei cattolici, fossero ricevuti nel Seniorato i membri che ne erano stati esclusi, e così pure che lo HOS ritirasse le sue esclusioni e cooptasse nella Presidenza due o tre seniori.

            Dalla lettera dell'arcivescovo Šarić del 5 giugno risulta che egli già sapeva della decisione dell'arcivescovo Bauer «di risolvere la controversia tra il Seniorato e la Lega delle Aquile, esigendo in modo ultimativo che i seniori siano di nuovo accolti nella direzione della Lega Croata delle Aquile». Il Šarić non era d'accordo con tale soluzione (v. ibid.).

            Anche il vescovo Akšamović era del parere che «l'ecc.mo Bauer non può chiedere... una cosa del genere, ma che questo spetta all'assemblea generale dello HOS e al plenum della Conferenza Episcopale, essendo lo HOS una centrale interdiocesana»[12] (v. anche infra, 19). Il vescovo Mileta, a sua volta, lo fece presente allo stesso arcivescovo Bauer (v. infra, 20).

           

            7. Un vile attacco all'arcivescovo Šarić. La conciliazione rinviata.

 

            La lettera di mons. Šarić all'arcivescovo Bauer, ovviamente, non era nota al pubblico e la campagna continuò, anzi il 10 giugno uscì sul giornale cattolico "Seljačke Novine" il più ignobile attacco dal titolo Vampiri e iene. L'autore liquida Kniewald come un vigliacco, pazzo, degno di commiserazione, si rivolge quindi al redattore di "Vrhbosna" dr. Marko Alaupović, insinuando che non era stato sufficientemente forte per resistere a chi voleva che l'articolo fosse stampato - e chi altro se non l'arcivescovo Šarić? Poi si parla in termini che, nel contesto storico, potevano significare una denuncia politica: «Si attacca Rogulja di aver politicizzato il movimento cattolico. E chi attacca? Non solo l'autore, ma anche quelli che condannavano la rivoluzione in Austria, e la desiderano in Jugoslavia... Guardatevi, signori!... Lendini ("gnjide"= uovo di pidocchio) austriaci, siate contenti che nessuno vi tocca! I membri del movimento cattolico croato dimostreranno facilmente la loro lealtà verso l'autorità ecclesiastica, ma voi dovete sapere che non è segno di leatà nemmeno verso l'autorità ecclesiastica quando qualcuno fa propaganda antistatale. La Chiesa non proteggerà nessuno che in modo grossolano offende il regnante o lo Stato, anche se parlasse di depoliticizza­zione...».

            Il vescovo Akšamović definì «diabolico» il modo di scrivere di "Seljačke Novine", da denunciare al tribunale ecclesiasti­co.[13] 

            Il 10 giugno, dopo aver letto l'articolo Vampiri e iene, Merz rispondeva all'amico p. Krešimir Pandžić OFM, che gli aveva chiesto informazioni sulla controversia in atto. La lettera di Merz è lo sfogo di un animo addolorato per la triste realtà del momento e solo nel contesto storico qui ricostruito essa può essere adeguatamente valutata (v. infra, 22, b).

            Lo stesso giorno i dirigenti dello HOS costatavano che «dopo l'articolo di poco gusto nella "Luč" e di quello di "Seljačke Novine" (Vampiri e iene) non si può parlare del retto e sincero tentativo del Seniorato perché siano superati i dissidi nel movimento cattolico».[14]

            L'11 giugno, quindi, indirizzavano all'arcivescovo Bauer la seguente breve lettera: «Eccellenza, in occasione degli attacchi nel num. 21 di "Katolički List" Vostra Eccellenza ha voluto che tutta la questione fosse deferita al tribunale ecclesiastico e che la polemica fosse interrotta. Attenendoci a questa decisione, e per la propria difesa, noi abbiamo consegnato al tribunale ecclesiastica le denuncie allegate sotto. Con questo tutta la vertenza è sub judice, per cui non abbiamo trattato delle relazioni con il Seniorato, come anche per le ragioni addotte nella lettera sotto il num. 2328/27. Dell'Eccellenza Vostra in Cristo Re dev.mi» (Protulipac e Merz).[15]

            Nella lettera del 14 giugno, poi, i dirigenti dello HOS spiegavano più ampiamente le ragioni per cui ritenevano per il momento impossibile cooptare nella presidenza dello HOS i seniori, che nel frattempo il Seniorato aveva designato (v. infra, 21).

 

            8. Il raduno delle Aquile e l'assemblea generale dello HOS a Sarajevo.  

 

            Nella prima metà di agosto del 1927, in occasione delle celebrazioni in onore di s. Francesco, si tenne a Sarajevo il raduno delle Aquile e l'assemblea generale dello HOS. Merz non poteva parteciparvi a causa della malferma salute. Dal mese di luglio si trovava in montagna a Sv. Križ, Jesenice, dove rimase fino ai primi di settembre. Con lui per qualche tempo era anche il suo confessore p. Vrbanek S.I., che ha lasciato una testimonianza su quel soggiorno (v. infra, Cap. XVI).

            I dirigenti dello HOS si attendevano che i seniori volessero profittare dell'assem­blea di Sarajevo per "conquistare" lo HOS. I seniori godevano dell'appoggio del vescovo di Split, mons. Bonefačić, il quale, in data 7 agosto 1927, aveva indirizzato alla Presidenza del Distretto delle Aquile di Split una lettera, invitando i delegati del Distretto che avrebbero partecipato al raduno di Sarajevo, di «sostenere... nell'assemblea le proposte-risoluzioni che alla Presidenza dello HOS aveva già dovuto presentare il p. (Bonifacije) Perović e che io ho raccomandato alla stessa Presidenza dello HOS. Si tratta del modo in cui la Presidenza dello HOS si comporta verso alcuni vescovi e verso alcuni noti operatori».[16] Dal contesto dell'intera lettera si deduce che il vescovo aveva avuto informazioni, e forse le sollecitazioni di intervenire, da Mostar (Ž. Vlaho?). Ma le cose non andarono secondo le aspettative dei seniori. Come poi il dr. Prutulipac informò Merz,[17] all'inizio dell'assemblea l'arcivescovo Šarić, dopo aver letto la lettera del Nunzio Pellegrinetti, «nella quale gli ordina di conservare assolutamente la pace e l'ordine», dichiarò: "Come Ordinarius loci rispondo al Nunzio e alla Santa Sede... tolgo dall'ordine del giorno di questa assemblea tutte le questioni che riguardano i vescovi, dove sono menzionati i vescovi o sono state firmate dai vescovi, perché questo forum non può giudicare di tali cose, ed io le riferirò in luogo competente...". I seniori - continua Protulipac - non se l'aspettavano... Hanno portato anche la lettera dell'ill.mo vescovo Bonefačić, che era come una specie di ordine all'Assemblea di accogliere le loro proposte... Tutto è caduto nell'acqua». Protulipac poi scrive che durante l'assemblea ha trattato col p. Perović, dimostrando la disponibilità dello HOS di assumere nella nuova direzione due seniori (Andrić e Nuk) «se ritirano le loro proposte, garantiscono la sistemazione di tutte le relazioni con il Seniorato... Essi discutono tra di loro...Respingono l'offerta, chiedono tre (seniori nella direzione dello HOS)... Io rifiuto...».

            Dopo l'assemblea, su invito del vescovo di Mostar, mons. Mišić, Protulipac ebbe un breve colloquio con lui. Il vescovo - scrive Protulipac - si dichiarò «amico delle Aquile», poi continuò: «Il Santo Padre ha ordinato che noi vescovi guidiamo le associazioni come (parte della) cura pastorale, quindi questo compito non spetta a nessun altro che a noi... Sono cessati gli statuti e i regolamenti quando noi abbiamo assunto il potere... Voi rimarrete in minoranza (Non ha detto se presso i vescovi o nell'organizzazione!!!). Non ho potuto spiegargli ulteriormente come noi intendiamo l'Azione Cattolica, solo gli ho detto che con tale visione (delle cose) egli deve guidare anche la ginnastica nelle sue associazioni e che la Lega (delle Aquile) difficilmente può pensare a un lavoro nella (sua) diocesi».

            Mentre a Sarajevo si svolgeva l'assemblea dello HOS, Merz a Sv. Križ adorava davanti al Santissimo. Informato poi della riuscita del raduno e della vittoria delle Aquile, «il 9. giorno dopo l'Assunta»(!) scrisse a Protulipac la lettera, trascrivendo all'inizio tutto il testo (latino) del Te Deum laudamus, e sottolineando nell'ultimo versetto le parole In te Domine speravi (v. infra, 24).

 

            9. Merz scrive al Nunzio a Belgrado.

 

            Il 25 agosto Protulipac, alquanto allarmato, informava Merz dell'intenzione dei Seniori di ottenere dalla Conferenza Episcopale ciò che non erano riusciti ad ottenere nell'assemblea di Sarajevo, ossia di impossessarsi dell'organizzazione. «Subito dopo il raduno di Sarajevo si è sentito dalle file del Seniorato, ad es. il dr. Bakšić l'ha detto pubblicamente davanti a Kožić: "Noi dobbiamo ad ogni costo impossessarci dello HOS. Ci vedremo davanti alla Conferenza Episcopale". Ho appreso positivamente che si cerca di ottenere la decisione della Conferenza Episcopale, suggerendo all'Ecc.mo Nunzio di intervenire perché siano soddisfatte alcune richieste. La cosa più interessante è che l'ill.mo vescovo Bonefačić ha detto oggi al p. Foretić: "La Conferenza Episcopale deciderà che l'organizzazione delle Aquile sia ordinata in modo da essere autonoma nelle singole diocesi. La Centrale manterrà solo alcune competenze. Così vuole l'Ecc.mo Nunzio". Al che il p. Foretić ha osservato che ciò è contro l'Azione Cattolica, così ad es. in Italia esistono le centrali molto forti. E l'ill.mo vescovo Bonefačić ha detto: "Noi invece ordineremo così"... Ho appreso, anzi, che in questi giorni l'Ecc.mo Nunzio si sarebbe espresso in modo analogo. Da tutto ciò si vede che c'è di mezzo una forte azione tendente ad ottenere che dal più alto luogo si influisca sulla ristrutturazione dell'organizzazione secondo i desideri del Seniorato. Ovviamente, in seguito a tutto ciò possono nascere gravissime complicazioni».

            Il 28 agosto Merz iniziò a scrivere una lunga lettera al Nunzio sulla situazione del momento nel campo dell'Azione Cattolica nelle terre croate: sullo stato delle organizza­zioni cattoliche, sul contesto politico-religioso in cui dovevano svolgere la loro attività, sui problemi legati all'organizzazione dell'Azione Cattolica alla quale si stava lavorando, e sulle difficoltà che le Aquile incontravano da parte del Seniorato (v. infra, 25).

 

            10. Lettera di Merz al dr. Pavao Lončar.

 

            Un "caso" del tutto singolare nella vita pubblica di Merz fu la sua risposta alle offese con cui il vicerettore del seminario minore di Zagreb l'aveva ingiustamen­te gratificato­ (v. infra, 26). Per Merz però non si trattò di rispondere alle offese che egli perdonava, ma di chiarire una questione di principio, essendo stato accusato di avere la coscienza male informata.

 

            11. Dr. Stjepan Bakšić risponde alle accuse della Presidenza dello HOS.

 

            Erano passati cinque mesi dalla denuncia dei dirigenti dello HOS contro il dr. Bakšić (v. sopra, num. 3), quando quest'ultimo consegnò al Tribunale arcivescovile di Zagreb la sua risposta di ben 17 pagine dattiloscritte, che il Tribunale trasmise alla Lega Croata delle Aquile per la replica. Non abbiamo alcun documento da cui risulti la successiva sorte della "causa". Se lo HOS avesse proseguito l'azione certamente avremmo nell'archivio di Merz la relativa documenta­zione, ma questa manca. Bakšić, in sostanza, negava la competenza del Tribunale di giudicare delle cose imputategli dallo HOS, poiché i passi incriminati (del suo articolo) riguardavano «la critica dell'operato della direzione dello HOS, la relazione dello HOS verso le altre organizzazioni, alla quale critica o più esattamente difesa ha dato occasione l'attacco dell'amico degli accusatori nella "Vrhbosna" (Kniewald) nonché l'attacco del funzionario dell'organizzazione delle Aquile nell'accademia delle Aquile a Zagreb per la giornata della gioventù del 1927». Tenendo presente lo scopo della nostra Positio, che deve presentare la condotta di Ivan Merz, possiamo tranquillamente passare sopra le risposte di Bakšić, in quanto in esse non c'è nulla che getti ombra sulla figura morale di Merz.

            Una cosa però va rilevata: il modo in cui Bakšić spiega l'intervento dell'arcivescovo Bauer in questa faccenda. Secondo Merz sarebbe stato l'arcivescovo a impedire la pubblicazione della risposta dello HOS all'attacco di Bakšić contro i dirigenti dello HOS, e lo stesso arcivescovo avrebbe formulato la "dichiarazione" in cui si chiedeva il pronuncia­mento del tribunale: «L'eccellen­tis­si­mo ci ha detto di consegnare tutto al tribunale ecclesiastico, che presiederà egli stesso, e nel pomeriggio chiamerà il rev.do  Bakšić, che minaccerà di pene ecclesiatiche se di nuovo violerà il divieto di questi attacchi» (v. sopra, num. 3).

            Ed ecco come Bakšić interpreta l'intervento dell'arcivescovo: «L'ecc.mo signor Arcivescovo non ha dato agli accusatori: 1. nessun espresso ordine di denunciare me e il Seniorato né si può dedurre questo dalla dichiarazione (formulata dall'arcivescovo, cf. ibid.) pubblicata su "Katolički List". 2. Non ha indicato nessuna precisa colpa né mia né del Seniorato, di cui accusarci. 3. Non ha delegato al Tribunale ecclesiastico di accertare lo stato delle cose nella "lotta dello HOS e del Seniorato". L'ecc.mo sig. Arcivescovo ha suggerito ai signori, quando sono venuti da lui a lamentarsi, di denunciarci al tribunale se hanno qualcosa[18] (da accusare). E questa è una grande differenza!». Certo, l'interpretazione dell'intervento dell'arcivescovo Bauer data da Bakšić è ben diversa da quella che si ricava dalla relazione di Merz, anzi le due versioni dei fatti sono inconciliabili nell'essenziale; per cui, se si accettasse l'interpretazione di Bakšić, bisognereb­be dedurrne che l'arcivescovo ha dato a Bakšić una versione "addolcita" della propria reazione mostrata davanti a Merz. Non abbiamo infatti alcuna ragione per non accettare per vera la descrizione dei particolari fatta da Merz nella sua relazione del 30 maggio (ibid.).

  

            12. Riflessioni di Merz sulle radici del dissidio.

 

            Chiudiamo questo capitolo con un documento non datato (v. infra, 26) sulle cause profonde che, secondo Merz, stavano alla radice delle incomprensioni delle due correnti nelle file dei cattolici organizzati croati e sui rimedi necessari per superare la crisi. La sua visione, così come risulta da questo documento, fa meglio comprendere la sua ferma opposizione all'"ideologia" del Seniorato. 

 

 

 

                                                                          

 


 


    [1] Hrvatski katolički pokret, in "Vrhbosna", num. 4-5, del 20 maggio 1927, pp. 65-72 (cf. p. 71s). Dalle lettere di Merz (v. infra, 11 e 13) sembra che il titolo originale dell'articolo fosse: "Ritorno a Mahnić" o "Indietro a Mahnić!"  

    [2] Ivan Angelo Ruspini era professore di diritto canonico alla Facoltà Teologica di Zagreb.

    [3] Dal verbale della seduta del 27.VI.1927; fotocopia in Arch. Merz.

    [4] Copia in Arch. Merz, F2 - 39d.

    [5] Poiché Merz aveva partecipato alla seduta della presidenza dello HOS del 27 maggio, come risulta dal relativo verbale, in cui non si accenna alla sua visita all'arcivescovo Bauer, è evidente che egli si è recato dall'arcivescovo dopo la predetta seduta. Solo nel verbale della seduta del 30 maggio si dice che l'arcivescovo ha deciso che Bakšić e Hok vengano denunciati al tribunale ecclesiastico.

    [6] Copie in Arch. Merz, F2 - 59 e 60.

    [7] Vedi il commento di Gunčević su questa "Protesta", infra, 23.

    [8] Il contenuto dell'articolo di "Vrhbosna" non giustificava la reazione di Maraković, il quale quindi ingiustamente distruggeva la figura morale dell'autore (Kniewald). Maraković probabilmente non si ricordò che egli stesso - nel 1917! - aveva scritto del movimento cattolico del periodo di Rogulja: "Per me comunque questo non è più in alcun modo il movimento cattolico..." (v. tutto il testo di Maraković, sopra, Cap. II, 8, ultimi due capoversi). E circa la politicizzazione del Movimento cattolico cf. quanto tempore non suspecto diceva Petar Grgec (v. sopra, Cap. II, nota 41).

    [9] Era presente un solo membro delle Aquile, lo studente universitario Emil Palua!

    [10] L'invito era scritto su un biglietto da visita del dr. Slamić; Arch. Merz, F2 - 56.

    [11] Copia in Arch. Merz, F2 - 45.

    [12] Lettera di Merz a un vescovo (Mileta?), del 10 giugno 1927; copia in Arch. Merz, F2 - 50.

    [13] Lettera di Merz a un vescovo (Mileta?); copia in Arch. Merz, F2 - 61. Cf. anche infra, 16.

    [14] Verbale della seduta del 10.VI.1927; fotocopia in Arch. Merz.

    [15] Copia in Arch. Merz, F2 - 64.

    [16] Copia in Arch. Merz, F55 - 26.

    [17] V. Arch. Merz, F38 - 8.

    [18] Il corsivo è nostro.